Ex-democristiano, ora di Forza Italia

CLAUDIO SCAJOLA
Una vita per la poltrona

SCAJOLA - L'ESORDIO

Ferdinando Scajola, fondatore della Dc nel ponente ligure, è stato sindaco di Imperia. Suo figlio Alessandro, parlamentare democristiano, è stato sindaco di Imperia. Terzo è arrivato Claudio Antonio, democristiano di destra dall'età della ragione, fratello di Alessandro e figlio di Ferdinando: non poteva che diventare sindaco di Imperia anche lui. Ma prima presidente dell'ospedale di Costarainera e dell'Usl imperiese, poi consigliere comunale nel 1980. Due anni dopo eccolo sulla poltrona di primo cittadino. A 34 anni. Ma non per molto.

L'ARRESTO

12 dicembre 1983, i carabinieri di Milano arrivano col buio a casa del sindaco. Li manda un pm che diventerà celebre: Piercamillo Davigo. L'accusa è concussione. Claudio Scajola lascia una lettera di dimissioni. Resterà in carcere più di due mesi. Secondo i magistrati di Milano, Scajola insieme all'ex sindaco di Sanremo Osvaldo Vento si sarebbe incontrato in Svizzera con il conte Giorgio Borletti, presidente di una società che concorreva alla gestione del Casinò.

IL PROSCIOGLIMENTO

Ma non si trattava di una richiesta di tangente. Come Scajola ha sempre sostenuto, la sua partecipazione a quell'incontro in Svizzera, su incarico della Dc ligure, serviva solo a capire quali sarebbero state le «intenzioni politiche» del conte Borletti nel caso si fosse aggiudicato l'appalto. Scajola viene prosciolto in istruttoria.

IL SINDACO

Nel 1990 Claudio Antonio è pronto per un secondo assalto alla poltrona di sindaco, ancora con lo scudo crociato sulle spalle. Cinque anni dopo tenta il tris, ma è tutto cambiato. Perde al secondo turno, ma raggiunge comunque un risultato: estromettere Forza italia dal ballottaggio. Diventa il grande nemico del partito che guiderà di lì a poco.

IN PARLAMENTO

Ma a Berlusconi quella vecchia tempra Dc piace. Al partito di plastica serve come l'aria la sapienza democristiana. Scajola è un po' rigido, ma la concorrenza è poca: nel `96 diventa deputato (di opposizione) e subito dopo responsabile organizzativo di Forza italia. Praticamente il numero due.

SCAROLA

«Sono affascinato dall'idea di Silvio Berlusconi di costruire un nuovo partito». Con queste parole si mette al lavoro. Per cinque anni copre ogni volontà del capo. Con qualche slancio di troppo, tanto che per Cossiga diventa «l'onorevole Scarola». Poi, per le elezioni del 2001, ha un'idea geniale

LE CIVETTE

Le liste civetta servono per evitare alla lista del partito lo scorporo dei voti del maggioritario. Non sono una novità del 2001. Ma Scajola teorizza e impone un uso massiccio dello strumento. Risultato: Forza italia perde 12 seggi. Il parlamento è (ancora) bloccato, senza il quorum costituzionale.

IL G8

Comunque ministro dell'Interno, Scajola affronta senza vergogna la mattanza di Genova. Non si dimette, difende le Forze dell'ordine. Ma se serve scarica un po' di responsabilità sui dirigenti della polizia. Molti mesi dopo si lascia scappare: «Avevo dato l'ordine di sparare». Poi corregge, smentisce se stesso col solito tono più impacciato che autorevole. Sembrava la gaffe più grande. Era solo la prima.

Redazione de Il Manifesto
Roma, 2 luglio 2002
da "Il Manifesto"