Che fare dopo il congresso Ds?

Sinistra subito

Ci piaccia o no - gli spostamenti in politica provocano dei vuoti e questi vuoti possono essere riempiti. Il vuoto è oggi rappresentato dalla “sinistra”.

Da domani il panorama dei partiti italiani cambia. Due formazioni politiche di non poco conto, una di sinistra e l'altra di centro, hanno deciso di dare vita ad una terza forza politica “democratica”, che si richiama alla cultura politica americana e abbandona quella laburista e socialdemocratica europea.

Il dado è tratto, il percorso è all'inizio e sia pure fra molte contraddizioni andrà avanti.

La domanda diventa a questo punto un'altra: chi farà la sinistra? O meglio ancora: che cosa si farà a sinistra? Perché - ci piaccia o no - gli spostamenti in politica provocano dei vuoti e questi vuoti possono essere riempiti. Il vuoto è oggi rappresentato dalla “sinistra”.

Questo problema per fortuna se lo stanno ponendo in molti. Se le è posto il “correntone” di Fabio Mussi nel momento in cui ha deciso di non partecipare al processo che porterà al partito democratico. Ieri Liberazione ha dato conto di questa ricerca a sinistra in molti articoli e interviste. E venerdì Rossana Rossanda sul manifesto è intervenuta sulla sinistra, sull'urgenza di una sua unità e di una nuova rappresentanza del mondo del lavoro.

Sono state affermate intenzioni. E soprattutto scelte importanti sono state compiute per evitare che una storia, una esperienza venga meno e perchè lo spazio lasciato vuoto trovi un nuovo soggetto a sinistra.

E'quindi un momento importante per chiunque rivendichi il suo essere “a sinistra” Un momento in cui il fattore tempo da un lato e i modi della costruzione sono della massima importanza. Un nuovo soggetto politico a sinistra con una “massa critica”, se lo si vuole costruire, non può in questa fase politica attendere molto tempo. Non è indifferente che questa costruzione si faccia da ora, oppure fra qualche mese, oppure fra qualche anno. Non è indifferente che si cominci un percorso che chissà quando avrà una conclusione oppure che si dia un obiettivo da raggiungere in un tempo definito.

Non a caso si è parlato di cantiere. Un cantiere non è un progetto, che per quanto interessante e perfetto, è solo un progetto. Un cantiere è un luogo di lavoro, dove ci si incontra, si discute, si costruisce. E' già il luogo in cui esperienze e soggettività si riconoscono e si confrontano. Un cantiere si fa subito e si dà precisi tempi per quello che intende costruire.

Bisogna prendere atto che i tempi non sono ininfluenti oggi nella costruzione della sinistra.

So bene che oggi sono refrattari ai tempi brevi, alle costruzioni affrettate o - come si dice - imposte dall'alto. Ma chi l'ha detto che costruire in tempi brevi significhi costruire senza partecipazione, senza passione, senza approfondimento? E chi ha detto che invece i tempi lunghi non siano i tempi della burocrazia, della mancanza di coraggio e di audacia? Non siano i tempi di chi non osa e difende solo quello che ha fatto finora?

Il secondo fattore riguarda le modalità di lavoro nel grande cantiere della sinistra. Il modo in cui si lavora non è indifferente a ciò che si vuole costruire. So bene che si sta molto discutendo se l'obiettivo che la sinistra deve raggiungere sia un nuovo partito, una federazione, quale organizzazione cioè sia adeguata ai nuovi tempi e ai nuovi compiti. E sono discussioni importanti. Ma queste riflessioni corrono il rischio di rimanere astratte ed estranee a molti se contemporaneamente ad esse non si organizzano grandi campagne e piccole sui contenuti di sinistra. Contenuti sui quali c'è già un sostanziale accordo. Chi oggi non ritiene necessario fra i partiti, le organizzazioni, le associazioni della sinistra una campagna per l'aumento dei salari e delle pensioni italiane che oggi sono il fanalino di coda dell'Europa? Per la sicurezza sul lavoro, contro la precarietà? Sono solo esempi e molti altri se ne potrebbero fare di possibili immediate campagne e battaglie comuni. E non solo su obiettivi sacrosanti e concreti come quelli salariali e i diritti dei lavoratori, ma su grandi questioni culturali quali quello della costruzione di una etica laica di fronte al risorgere dell'integralismo religioso. La costruzione di mobilitazioni e lotte comuni può essere il modo di far ritrovare di nuovo la sinistra, la sua soggettività, la sua identità .

Oggi a guardare bene, senza negarsi la possibile esistenza di differenze culturali e di letture della storia del movimento operaio, del novecento, è però possibile vedere come gli obiettivi che uniscono a sinistra siano di più di quelli che dividono. Basta, credo, con uno sforzo che è doveroso, che è dovuto ai lavoratori, alle donne, ai giovani, ai movimenti, al popolo della sinistra, togliersi gli occhiali del pregiudizio, degli steccati, e anche della sconfitta, che spesso in questi anni sono stati inforcati.

Ritanna Armeni
Roma, 22 aprile 2007
da "Liberazione"