Tutti i polli che compriamo e mangiamo, in tutto il mondo, sono oramai solo di un paio di razze ibride (denominate COBB 500, i cui brevetti sono in mano alla The Cobb Breeding Company LTD), nate nei segreti laboratori di genetica applicata, selezionate esclusivamente per l’ingrassaggio. Il risultato di queste selezioni è una vera macchina biologica ad elevatissimo “indice di conversione”: un broiler mangia un chilo e mezzo di mangime e ne “produce” uno di carne. Lo fanno vivere solo 35 giorni (non ha neanche il tempo per diventare pazzo). Questi polli denominati “galletti” quando arrivano a “maturazione” pesano vivi in media sui 2,3 chili e preparati a busto circa 1,2. Per avere queste rese così elevate e cicli biologici così accelerati servono allevamenti e mangimi adatti.
Si chiama allevamento integrato. Assoggettato, cioè, alla filiera industriale della produzione di
carne, le cui principali fasi sono: produzione della gallina ovaiola, incubatoi delle uova, produzione
dei pulcini, magnifici, macelli, industria di lavorazione, logistica, commercializzazione nella rete
della grande distribuzione organizzata. Nel nostro paese due aziende controllano oltre il 70% del
mercato. Una è l’AIA del gruppo Veronesi e l’altra è del gruppo Amadori.
L’allevamento viene svolto in grandi capannoni dove possono stare decine di migliaia di volatili:
con una densità di 10-15 per metroquadro, sino a 30 chili di “carne” a mq. (I regolamenti
UE per gli allevamenti biologici stabiliscono in tre polli per metro quadrato la densità massima
ammissibile). Beccano tutto ciò che ha colore paglierino, giorno e notte, grazie all’illuminazione
artificiale. Le temperature sono sempre elevate (anche a causa della luce e delle deiezioni, che
vengono raccolte con una ruspa per la produzione della pollina, sottoprodotto usato come concime
agricolo o combustibile; e fino a 10 anni fa come mangime per bovini da ingrasso).
Le condizioni igieniche sono terribili. Gli animali vivono dal primo all’ultimo giorno della
loro brevissima vita calpestando e dormendo sulle loro deiezioni. Le infezioni batteriologiche sono
contrastate dal primo all’ultimo giorno di vita con gli antibiotici contenuti nei mangimi;
ma per i virus – come si sa – non ci sono farmaci. Da qui l’uso di vaccini che,
come è noto, creano una quantità di anticorpi che contrastano l’estrinsecazione delle manifestazioni
patologiche del virus, ma impediscono la eradicazione dello stesso, consentendo che animali solo
apparentemente sani siano commercializzati: con il rischio che il virus si trasferisca dall’animale
all’uomo. A questo si aggiunge il rumore spaventoso provocato dal pigolare di 50.000 – 100.000
animali spaventati, tenuti in quelle condizioni.
L’organismo del broiler, che è pur sempre un animale diurno, viene messo a dura prova, l’apparato
digerente stressato, la sua capacità di resistenza agli agenti patogeni fortemente indebolita. Nel
territorio dove sono inseriti, senza un minimo di criterio di biosicurezza, questi allevamenti sono
delle vere e proprie bombe batteriologiche, pericolose e costose per tutta la collettività. Pericolose,
in quanto incubatoi di possibili virus trasmissibili agli uomini, come salmonelle e influenze; costose,
come il caso dell’ultima peste aviaria costata alla sola regione veneta 110 miliardi, e altri
500 allo stato.
I polli dovrebbero mangiare mais, soia e fibre. Trasformano proteine vegetali in proteine nobili.
I broiler, che rappresentano il 99% dei 520 milioni di polli e dei 22 milioni di tacchini che mangiamo
ogni anno, mangiano esclusivamente mangimi industriali, prodotti in larghissima misura da due o tre
aziende. Le formule di questi mangimi sono top secret; possono in questo modo metterci dentro di
tutto e di più. Il mais e la soia, che sono i componenti principali (fino al 60/70%), sono in grandissima
parte di importazione e di produzione transgenetica, perché costano meno. Contrariamente alle normative
per i bovini, i mangimi per pollame e tacchini possono contenere farine di carne e di pesce, pannelli
di olio esausto, grassi di origine animale. La vicenda di due anni fa dei polli belgi alla diossina è dovuta
a un “eccesso” di PCB, ma se sta nei limiti tollerati si può dare da mangiare ai polli
anche oli esausti di motori.
Ma i risultati migliori si ottengono con le proteine animali derivate dalle interiora, dalle teste,
dalle zampe, dalle piume derivate dai loro fratelli morti in precedenza; oltre alle proteine animali
acquistate dove costano meno (farine di sangue e di pesce). Ai polli ed ai tacchini ne vengono somministrate
una quantità fino al 30% nel tacchino, un po’ meno per il pollo.
Si ottengono dei pulcinotti venduti come galletti o tacchini, con una carne senza gusto né qualità organolettiche,
e di dubbia salubrità.
I polli così allevati se li cucini due minuti di più letteralmente si sbriciolano, se li lasci raffreddare
rilasciano il classico odore di pesce con cui sono stati allevati. Oggi la carne di pollo non viene
offerta da nessun ristorante degno di questo nome, viene data solo nelle mense delle fabbriche, delle
scuole o per le mense delle famiglie sotto i due milioni al mese.
Per i tacchini è ancora peggio: la carne è letteralmente immangiabile. Amadori la tritura, aggiunge
un po’ di manzo e propone in questi giorni con la pubblicità i rotoloni di carne “per
una buona domenica da passare in famiglia”. Questi rotoli sono fatti con la carne di tacchini
con aggiunta di carne di manzo e – come si dice in gergo – con la giusta quantità di
aromatizzanti.
Nessuno, ad esclusione dei pochi NAS, protegge i consumatori. Nessuno controlla, e i nostri 7000
veterinari pubblici, come da precise istruzioni, guardano, registrano, e alla fine non possono fare
altro.