Il microbo è forse diventato una metafora che sta per quelle persone sudice ed indesiderate che non rientrano negli schemi della globalizzazione capitalistica dei costruttori dell’impero?

La SARS, la guerra e la farsa

Perché siamo così sbigottiti solo nei confronti di QUESTI microbi e non per le decine di altri modi, assolutamente evitabili, in cui muoiono molte persone?

La depressione mi colpisce in una tiepida ed umida serata di Bangkok. Ho appena finito di cenare nell’affollata zona di Sukhumvit, L il quartiere degli affari, con la mente immersa nella guerra all’Iraq, quando vedo queste persone con la mascherina sul volto.

Solo un paio di settimane fa, in questa città, chiunque si fosse mostrato a volto coperto sarebbe stato etichettato come un possibile sostenitore del jihad, un potenziale “terrorista” arabo /musulmano /scuro di pelle/ con oscure intenzioni. La città era in allerta anche prima che la guerra in Iraq cominciasse ad impedire alle persone “dalle sembianze arabe” di compiere gesti scellerati – ad esempio, sembrare arabe. A ridosso dell’attacco anglo-americano all’Iraq, se a Bangkok fosse stato individuato un “arabo” con il volto coperto da una mascherina, l’intera città sarebbe stata evacuata.

A quanto pare, le cosa non stanno più così. Ora le persone rispettabili indossano la mascherina in Thailandia, a Singapore, in Malesia, a Hong Kong. Anzi, si tratta di un obbligo vero e proprio, dicono, per salvarsi dalla SARS, il virus influenzale che ha gettato gran parte del sud-est asiatico nel panico più profondo. I turisti cancellano in massa le prenotazioni, le scuole chiudono, le economie sono al tracollo, i governi si ritrovano in crisi e i cinesi – ah, quei “cinesi super-infetti”! – vengono ovunque evitati.

All’improvviso, un panico irrazionale mi attanaglia. Dio, non c’è scampo. Se non ti eliminano gli apostoli dell’Armageddon che governano la Casa Bianca, sarà qualche misterioso microbo maligno a farlo. Per un fuggevole attimo, per un momento di gelo profondo, perdo la speranza. Siamo finiti. Ci distruggeranno in un modo o nell’altro.

Previsioni impossibili

Ecco in che cosa consisterà questo nuovo/ VECCHIO ordine mondiale di stampo coloniale: nell’impotenza più completa per noi comuni cittadini. Stretti tra la SARS e le LORO guerre, l’unico luogo sicuro presto sarà – neanche a dirlo – il pianeta Marte.

Ebbene sì, le persone che ho visto con le mascherine sul volto hanno il diritto di proteggersi. Non intendo in alcun modo deriderle: parafrasando Voltaire, non credo che queste mascherine li aiutino da un punto di vista medico, ma difenderò fino alla morte il loro diritto di indossarle.

Ebbene sì, questi microbi esistono e molti di essi sono pericolosi. Ebbene sì, molte persone sono morte e continuano a morire. Ed è proprio vero che non sappiamo come andrà a finire questa pandemia. Vengono proposti costanti riferimenti alla grande influenza che scoppiò dopo la prima guerra mondiale e che uccise circa 20-40 milioni di persone. Anche la SARS sarà così vasta?

Non sono un saggio indiano e non posso fare simili previsioni. Ma scommetto che nemmeno gli “esperti medici” o i “media” ci stanno dando un’idea realistica di che cosa accadrà. In questa fase, date le scarse informazioni disponibili sulla SARS, sono tutte oziose illazioni – un’attività grazie a cui, solitamente, ALCUNI fanno un sacco di soldi.

Anche aderendo all’ipotesi avvilente secondo cui gran parte dell’umanità sarà spazzata via dalla SARS entro il prossimo anno (come sembrerebbe se si presta ascolto ai media), facciamo un passo indietro rispetto a questo imminente abisso, prendiamo un lungo respiro (suvvia, finché possiamo!) e riflettiamo su alcuni altri aspetti del PANDEMONIO che si è creato intorno alla pandemia da polmonite atipica.

Il contesto

Perché siamo così sbigottiti solo nei confronti di QUESTI microbi e non per le decine di altri modi, assolutamente evitabili, in cui muoiono molte persone?

Per chi non fosse già informato di questi fatti, li elencherò qui brevemente:

E ho tralasciato completamente quei milioni di persone che ogni anno muoiono di povertà e di malnutrizione in tutto il pianeta. Ogni anno, i media indiani attribuiscono centinaia di decessi all’“ondata di freddo”, all’”ondata di caldo”, alle “piogge torrenziali” e alla “siccità”. Il fatto è che queste morti non hanno niente a che fare con le condizioni metereologiche: nel mio paese, muoiono persone ogni ora, per motivi inconsistenti, anche quando fa BELLISSIMO TEMPO. E lo sappiamo tutti, il PERCHÉ.

Una cosa vorrei dire: se scegliamo di coprirci il volto, copriamolo dalla rabbia e dalla vergogna, non solo per difenderci dai microbi.

Ecco il BILANCIO fino ad ora, l’ultimo aggiornamento sul numero di casi di SARS in tutto il mondo e sui relativi decessi a partire dal 1° novembre 2002, quando si suppone che sia scoppiata l’epidemia nella Cina meridionale. In quasi sei mesi dal primo caso, è stato registrato un totale di 4439 casi di SARS e “sospetta” SARS in 26 paesi e sono decedute 263 persone. Il tasso di mortalità da SARS è stimato intorno al 3-4% (leggermente al di sopra di quello della comune influenza), ma neanche questo dato è confermato, in quanto il totale dei casi di SARS conclamata non è ancora noto. Così come resta oscura la modalità esatta di trasmissione: ecco perché indossare la mascherina potrebbe non rappresentare affatto una precauzione utile.

L’establishment medico

Il campanello di allarme sulla SARS ha iniziato a suonare solo quando l’Oms ha diffuso un’allerta a livello globale, ossia a metà marzo. Subito sono partite le schermaglie tra l’Oms e le autorità sanitarie cinesi, accusate di aver “occultato le informazioni” relative alla SARS nei primi mesi del contagio. I cinesi hanno ribattuto in qualche modo, ma nessuno ha capito (cer to che così facendo non diventeranno mai una “superpotenza”!).

Una delle grandi critiche rivolte ad organismi come l’Oms dagli attivisti nel campo della sanità li accusa di adottare un approccio puramente “verticale” nei confronti delle problematiche sanitarie globali, a scapito di un atteggiamento metodico, olistico e lungimirante. Per questo, ogni volta che scoppia un’epidemia, o per meglio dire, quando “scoppia la bagarre” su qualche malattia, l’Oms e gli altri responsabili sanitari mondiali organizzano una “task force”, mobilitano delle risorse, e si addentrano nell’oscurità, cercando di “prendere al lazo” il nemico. Quando poi si riesce ad acciuffare temporaneamente il “mostriciattolo” o addirittura a sopprimerlo, la questione viene perlopiù dimenticata.

Non ci si prova nemmeno ad affrontare le cause scatenanti dei nuovi virus e delle nuove malattie che scaturiscono, ad esempio, dalle tecniche di allevamento super-intensivo, dal riciclaggio di cadaveri animali all’interno dei mangimi, dall’utilizzo di svariati ormoni di sintesi e di stimolatori della crescita, nonché, ovviamente, dagli esperimenti per la guerra biologica. Non si tenta neanche di mitigare le condizioni, come la sovrappopolazione, la povertà e la carenza di infrastrutture abitative, in cui proliferano rapidamente le malattie infettive come la SARS. Inoltre, l’Oms non è riuscita ad avviare politiche che affrontassero altre problematiche sociali ed economiche di base che si rivelano determinanti per la salute, ad esempio le guerre, l’inquinamento atmosferico e la privatizzazione della sanità pubblica.

I Media

Qualcuno, per caso, si è chiesto in che misura l’allarme SARS sia dovuto alla propensione dei media nei confronti di un’informazione semplicistica ed allarmista? Uno dei primi “clamorosi” casi di SARS, salito alla ribalta delle cronache, è stato quello di Johnny Cheng, un uomo d’affari cinese con passaporto americano, deceduto in un ospedale di Hanoi, in Vietnam, dopo un volo da Hong Kong. Solo un mese fa, Hanoi era uno degli “epicentri” della pandemia da SARS, stando ai resoconti dei media. Ora non più: il Vietnam sembra ora aver perso posizioni nella classifica dei paesi “off limits”, con soli 63 casi, di cui 5 mortali.

Ma come si è riusciti a contenere un virus “killer” e “super-contagioso” in un paese sovrappopolato come il Vietnam, con un sistema sanitario così mediocre? Nessun giornalista segue più il Vietnam, dal momento che non figura sulla mappa dei percorsi favoriti dalle girovaghe élite globali. Hong Kong, Singapore e Toronto, invece, compaiono su questa mappa: di qui il terrore per un virus che viaggia in prima classe, magari proprio sul sedile accanto a te (se non altro, il Vietnam avrebbe da offrire un bel “pezzo da prima pagina”, con una spiegazione dettagliata di come mai un povero paese del terzo mondo sia riuscito a contenere questa nuova malattia contagiosa e letale).

Che fine hanno fatto, nei media, le altre varie emergenze sanitarie che hanno imperversato in tutto il mondo negli ultimi dieci anni? La peste bubbonica in India, il virus Ebola in Africa, la sindrome della mucca pazza in Gran Bretagna? (non per tirare una frecciatina al caro signor Blair!). E perché non c’è stata di fatto alcuna informazione nei “media internazionali” sull’epidemia di influenza scoppiata in Madagascar a metà del 2002, quando si sono registrati più di 27.000 casi in tre mesi, di cui 800 mortali, nonostante un rapido intervento?

In questa parte del mondo, gira una storiella apocrifa che dimostra fino a che punto questo allarme SARS sia probabilmente un “affare” mediatico. Vi siete mai chiesti perché questa nuova forma di influenza venga definita “Sindrome Acuta Respiratoria Severa”? “Severa” e “acuta” sono due sinonimi: PERCHÉ allora questa definizione? Si dice che l’aggettivo “severa” sia stato aggiunto in un secondo momento, all’inizio di marzo di questo anno, per evitare un acronimo sgraziato che sarebbe risultato dalla definizione originale “Acute Respiratory Syndrome” (“Sindrome Respiratoria Acuta”), le cui iniziali inglesi avrebbero dato origine ad una parola volgare. Probabilmente si tratta solo di una pessima barzelletta, ma penso che non sia da meno il modo in cui si parla della SARS e se ne inscena il dramma.

Ogni vita è preziosa

Non sto dicendo che le morti dovute alla SARS non siano reali, una grave tragedia o che non possano evolversi in una pericolosa pandemia: sono ben lungi dall’affermare tutto ciò. Lasciamo perdere l’aritmetica morale, vi prego. Ogni vita umana è preziosa, sia essa irachena o americana, cinese o di Singapore. Un Universo a sé stante, unico ed insostituibile, viene a mancare per sempre ogni volta che muore qualcuno. Non chiedo altro che di guardare le cose in Prospettiva.

Perché chi muore ogni giorno di malaria, di tubercolosi, di HIV/AIDS e di povertà, nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, non arriva sulle prime pagine dei giornali? Forse perché chi muore senza essere visto, ascoltato e curato non appartiene alla stessa categoria dei viaggiatori della business class? Forse perché esiste una “bassa probabilità” che un bambino africano affetto da tubercolosi possa infettare l’aria condizionata dei corridoi frequentati dalle nostre élite?

Si racconta che, un paio di anni fa, un caporedattore di uno dei maggiori quotidiani indiani, alla richiesta, inoltratagli da una femminista, di pubblicare un articolo sui numerosi casi di malnutrizione tra le bambine, si sia rifiutato affermando: “I lettori del nostro giornale non soffrono di malnutrizione”. Questo è chiaro, caro signor “se-non-hannopane-che-mangino-brioche”: ma siete LEI e i SUOI lettori la CAUSA della malnutrizione in India (che dire? in taluni casi viene voglia di riaffilare le lame della Rivoluzione Francese).

Microbi...

Quando si ascoltano storie come questa, non si può non porsi una domanda, una domanda molto cattiva che tuttavia non posso trattenermi dal fare. Non è forse che chi muore senza essere visto, ascoltato e curato venga visto come un MICROBO dai nostri Grandi della terra? Il microbo è forse diventato una metafora che sta per quelle persone sudice ed indesiderate che non rientrano negli schemi della globalizzazione capitalistica dei costruttori dell’impero?

Ecco come sbarazzarsi, immaginano Loro, di queste masse di microbi fastidiosi, di così poco valore per l’Impero. Microbi che non sono in grado di comprare e non hanno nulla da vendere.

E partendo da questa elevata chiarezza morale, basta un piccolo balzo in avanti per arrivare ad identificare altri microbi su cui è necessario intervenire. Quei microbi barbuti, con il turbante, DISSIDENTI, microbi che parlano le lingue più svariate, da esaminare e da perquisire a tutti i check-in delle compagnie aeree, da scoraggiare, da disinfettare e da cestinare come una spazzatura segreta. Microbi la cui sola esitenza rappresenta, per alcuni, una forma di guerra biologica.

No, ci tengo davvero a sollevare questo argomento, per quanto sia deprimente per me e per molti dei lettori. È importante capire quale direzione abbia preso il nostro caro mondo, un mondo in cui da un lato esistono MICROBI marcescenti e pestilenziali e dall’altro ci sono gli ESSERI UMANI, quelli forgiati ad immagine e somiglianza di Dio.

...e caste

OK, d’accordo, non tutti siamo microbi, ovviamente. Molti di noi fanno parte di una casta leggermente più elevata, di un gregge di pecorelle tollerate, che lavorano in modo retribuito e che sono state addomesticate. E infine c’è quella categoria speciale a cui appartengono i cani ammaestrati e ben alimentati. Dio benedica quelle creature: non ho nulla contro la specie a cui appartengono. Anzi, ne fanno parte anche i miei migliori amici. Ma non riesco a non trovare da ridire sulle peggiori qualità canine di cui danno prova molti di questi quadrupedi che vivono intorno a noi: fare le feste al padrone, per poi mordere ed abbaiare al povero.

Mi rendo conto che questa rappresentazione sta prendendo una piega un po’ troppo deprimente, e non ci provo alcun gusto: forse ho letto troppo Orwell in questi giorni, sempre sulle prime pagine dei quotidiani.

Ma come se ne esce, da questa Fattoria degli Animali dove sembriamo tutti intrappolati? Il mio suggerimento è di tornare alle nostre radici e alle nostre tradizioni: le grandi tradizioni degli antichi microbi.

Pensandoci, i microbi sono stati la prima forma di VITA sul Pianeta Terra. Microbi che si accoppiano, si moltiplicano, si tramutano in forme superiori e più virulente di vita cognitiva e COMBATTIVA. Microbi che superano ogni tempesta, che RESISTONO a tutti i predatori e che sopravvivono anche all’ambiente più ostile. Microbi che si evolvono, che esplorano ed ESPLODONO finché ogni forma di VITA trova il proprio posto sotto il sole.

(Ora so perché George W. non crede nella Teoria dell’Evoluzione. Ma non importa: neanche la Teoria crede in lui). Ora ho capito. Ciò di cui questo pianeta ha davvero bisogno in questo momento è un Movimento di Tutti i Microbi, la Madre di tutti i movimenti. Un milione di microbi in movimento contro tutte le schiere della violenza e della misantropia.

Satya Sagar (giornalista indiano freelance, corrispondente dalla Thailandia e scrive articoli sul sud-est asiatico ), Sabrina Fusari (traduttrice)
Bangkok, 27 aprile 2003
da "Liberazione" (ripreso da: www.zmag.org)