La Cassazione, dopo 26 anni, riconosce i danni per turbamento psichico a seguito dell'incidente di Seveso del luglio 1976.

Parla Francesco Borasi, il legale dei comitati di cittadini

«E ' un precedente formidabile anche per Porto Marghera»

«La sentenza delle sezioni unite della Corte di Cassazione di ieri dà finalmente ragione alle tesi degli abitanti di Seveso riconoscendo un impegno di 25 anni per l'affermazione del diritto all'ambiente, iniziato dopo il disastro Icmesa e portato avanti dai Comitati Ambientali».
Non nasconde la propria soddisfazione Francesco Borasi, legale milanese che ha seguito centinaia di "diossinati" assieme ai comitati di cittadini e, poi, con il centro di azione giuridica di Legambiente.

Avvocato, allora la "sindrome" di Seveso esiste, non è un dunque quel malanno che per per ventisei anni ha fatto comodo a qualcuno che fosse solo immaginario?

E' vero. Esiste il fatto che centinaia di abitanti abbiano subito un danno reale che, ora, finalmente è stato riconosciuto.

Quali saranno le conseguenze della sentenza di ieri sulle popolazioni colpite dal disastro?

Ora ci vuole un accordo con l'Icmesa, multinazionale responsabile del disastro, o ci sarà un fiume di cause, almeno diecimila, una delle più grandi cause risarcitorie della storia giuridica italiana. Il comitato ne sta curando un centinaio, l'80% delle quali è in discussione mentre il resto è in corte d'appello. Ma molte migliaia di casi erano in attesa di un precedente che valesse per tutti. Come lo è quello, importantissimo perché emesso dalle sezioni unite della Cassazione, che riconosce il danno morale anche senza un'effettiva lesione personale o danno biologico. Ora mi domando: i responsabili della multinazionale Icmesa-Givaudan saranno capaci di affrontare il tema del risarcimento di tutti gli abitanti e proporre un accordo?

E, oltre Seveso e dintorni, che cosa succederà nel campo delle battaglie giuridiche per i diritti dell'ambiente?

Siamo di fronte a un precedente formidabile che potrebbe avere ricadute anche su altri casi. Mi riferisco, ad esempio, alla vicenda del polo chimico di Porto Marghera, a proposito di cui, sentenze di livello giuridico minore non avevano riconosciuto le ragioni di chi aveva subito danni morali e biologici. Confidiamo che questa sentenza possa valere anche in futuro per altri ricorsi così da ribaltare quelle situazioni.

Checchino Antonini
Seveso, 23 febbraio 2002
da "Liberazione"