Il clamoroso annuncio dal Johnson Space Center di Houston

Tracce di vita da Marte
Particelle di batterio fossile trovato su un meteorite

I marziani non sono soltanto un parto della fantasia, esistono - o almeno sono esistiti - per davvero. Solo che il loro aspetto è molto diverso da quello che finora gli scrittori di fantascienza avevano immaginato.

Niente omini verdi e meno che mai i mostri ributtanti descritti da Herbert G. Wells nel suo celeberrimo “La guerra dei mondi”; se potessimo davvero incontrarli, i veri marziani non riusciremmo nemmeno a vederli.

Si tratta infatti di batteri, di esseri microscopici, di forme di vita primordiali; ma al tempo stesso la forma di vita più antica di cui si sia mai trovata traccia. E tuttavia è pur sempre vita, a conferma del vecchio assunto - sempre sognato ma mai documentato - che non siamo soli nell'universo e che la Terra non è l'unico pianeta ad ospitare, o ad aver ospitato, degli esseri viventi.

E si sa, una volta affermata la possibilità della vita, le forme del suo sviluppo, della sua evoluzione, possono andare al di là delle nostre previsioni o della nostra immaginazione.

Una intuizione

Ma andiamo con ordine e soprattutto restiamo con i piedi per terra. La notizia viene dagli scienziati del Johnson Space Center di Houston che hanno scoperto tracce di un batterio fossile su un meteorite proveniente da Marte.

Della cosa si era già parlato nel 1996, ma le deduzioni dei ricercatori di Houston erano state accolte con diffuso scetticismo dagli ambienti scientifici. Ora però ulteriori ricerche, condotte da un team internazionale, sono venute a confermare le intuizioni di cinque anni fa in modo che sembra incontrovertibile; anche se va detto che ci sono ancora degli scettici, cosa peraltro che non sorprende in una materia così delicata ma anche così ricca di implicazioni.

Il meteorite ALH84001

Il meteorite e la catena di magnetite. (foto NASA)

Catene di magnetite

Il meteorite in questione è stato trovato in Antartide nel 1984 sul ghiacciaio di Allen Hills ed è dunque identificato con la sigla ALH84001; insieme ad altri frammenti cosmici sarebbe stato scagliato nello spazio fra i 13 e i 16 milioni di anni fa in seguito all'impatto di un asteroide sulla superficie di Marte e sarebbe poi caduto sulla Terra all'incirca 13mila anni fa. Al suo interno sono state trovate delle catene di cristalli di magnetite analoghe a quelle che si formano sulla Terra per opera dei batteri, e l'affermazione è confermata anche dagli scienziati dello Ames Research Center della Nasa in California. Cristalli di magnetite di questo tipo - osserva l'astrobiologa Kathie Thomas-Keprta - hanno sicuramente un'origine biologica e dunque consentono di parlare “di un'antica forma di vita su Marte”; e pubblicando le sue analisi e deduzioni sugli Atti dell'Accademia nazionale delle scienze Usa la studiosa si spinge anche più in là aggiungendo che «se è esistita un tempo, la vita su Marte potrebbe esistere anche oggi», sempre naturalmente sotto forma di batteri.

Non di origine terrestre

A dare man forte alle affermazioni della dottoressa Thomas-Keprta viene anche il prof. Imre Friedman, biologo del citato Centro Ames della Nasa e anch'egli autore di uno studio pubblicato sugli Atti dell'Accademia delle scienze.

Analizzando le caratteristiche dei cristalli di magnetite prodotti in catena e ritrovati sul meteorite, Friedman osserva che sulla Terra i batteri che producono magnetite circondano questa catena con una membrana e sostiene di aver individuato sul meteorite tracce della membrana fossilizzata: «Queste possono essere state formate solo biologicamente - sottolinea - e non ci può essere altra spiegazione». La dottoressa Thomas-Keprta ha paragonato, in un certo senso, i batteri fossili a ossa di dinosauro ed ha affermato che non è possibile che essi siano di origine terrestre, siano cioè comparsi sul meteorite dopo l'impatto con il nostro pianeta, perché erano incastonati all'interno del pezzo di roccia in un minerale di carbonato che è stato datato a 3,9 miliardi di anni, il che ne fa «la più antica forma di vita mai trovata».

Attualmente Marte non ha né acqua (almeno in superficie e allo stato liquido) né un campo magnetico che stimoli i batteri a produrre magnetite, ma gli scienziati ritengono che abbia avuto entrambe le cose in un lontano passato.

Gli scettici

Naturalmente, come si è detto, gli scettici sono duri a morire, e infatti il geologo Ralph P. Harvey ha messo in dubbio le affermazioni sopra riportate definendole “troppo affrettate” e credibili solo se saranno confermate da ulteriori studi; il che lascia in ogni caso aperta la porta alla ipotesi di tipo “biologico”.

La notizia tuttavia ha uno spessore e un interesse che va al di là della disputa rigorosamente scientifica, nella quale il lettore profano - che non ha familiarità con la batteriologia e con concetti come le catene di cristalli di magnetite - rischierebbe di perdersi.

La ricerca delle prove che su Marte è esistita la vita è infatti di vecchia data ed è anzi più di una ricerca, è una convinzione, o se vogliamo una intuizione, basata sulla straordinaria somiglianza fra la Terra e Marte (soprattutto la Terra come è oggi e Marte come era una volta) e dunque sulla logica deduzione che se davvero esiste o è esistita la vita anche fuori della Terra è proprio su Marte che si deve prima di tutto indirizzare la ricerca.

La caccia continua

Proprio per questo fin dai tempi dei famosi “canali” dell'astronomo Schiapparelli (poi rivelatisi peraltro una illusione ottica) gli extraterrestri sono stati immaginati come “marziani” e così definiti. E la sistematica esplorazione di Marte finora condotta con sonde automatiche - sia poste in orbita intorno al pianeta che scese sulla sua superficie - è stata indirizzata appunto alla ricerca di tracce di vita o delle prove che la vita c'era in passato.

Dopo le fantastiche immagini della superficie marziana trasmesse nel 1997 dal robot semovente “Sojourner” - che di per sé non rispondevano ovviamente agli interrogativi sulla vita - una prima ricerca specifica e approfondita avrebbe dovuto essere svolta meno di due anni fa dalla sonda “Mars Polar Lander” che doveva accertare se su Marte sia esistita, o esista ancora sotto forma di ghiaccio, l'acqua, che è una delle condizioni base della vita. Il “Polar Lander” purtroppo ha cessato di trasmettere all'atto stesso della sua discesa su Marte e sono risultati vani tutti gli sforzi per “risvegliarlo”.

Ma meno di un anno fa è circolata la notizia, mai confermata ufficialmente, che un'altra sonda, il “Mars Global Surveyor”, in orbita intorno al pianeta dal 1998, avrebbe individuato depositi di acqua liquida in sacche situate nel gigantesco canyon noto come Valle Marineris, diversi chilometri sotto il livello medio della crosta marziana.

E ora altre sonde si accingono a partire: quest'anno il “Surveyor 2001” destinato anch'esso a orbitare intorno a Marte, e fra due anni il “Mars 2003” che dovrà a sua volta depositare sulla superficie del pianeta un robot semovente; poi altre sonde seguiranno negli anni successivi e non si esclude che fra una ventina d'anni o poco più si possa parlare anche di una missione con astronauti, peraltro già da tempo allo studio.

Il “tormentone di Marte” - se così vogliamo chiamarlo - insomma continua; e quanto ai marziani, grandi o piccolissimi che siano, se ci sono davvero faranno bene a non illudersi prima o poi riusciremo a scovarli.

Giancarlo Lannutti
Roma, 28 febbraio 2001
da "Liberazione"