Da ogni buon bolognese amo i tortellini che fanno parte della nostra tradizione.
Sono convinto che mia moglie riminese ami altrettanto la piadina.
L'idea di tortellino e di piadina e' nota e ogni "zdora" di certo non si mette
il problema di chi possieda i diritti sull'idea del tortellino o della piadina
quando prende mattarello e tagliere e si mette all'opera.
Ora desidero spiegare perche' un professore di informatica si mette a parlare
di tortellini.
Se una ditta X fosse andata all'ufficio brevetti a depositare: "pasta ripiegata
a forma di ombelico di Venere con un ripieno di carne" e l'ufficio avesse
concesso il brevetto (i miei colleghi legali mi dicono che non si puo') tutte
le signore dovrebbero stare attente perche' la ditta proprietaria del brevetto
potrebbe intentare causa se continuano a fare i tortellini per la domenica.
Probabilmente c'e' poco interesse a perseguire la singola signora ma se un
salumiere del centro producesse una prelibatezza probabilmente la nostra ditta
che ha ottenuto il brevetto scatenerebbe il proprio ufficio legale.
Il salumiere a questo punto ha tre opzioni:
Cosi' e' il software, forse peggio. Se ci saranno i brevetti sul software
le ditte brevetteranno di tutto come per esempio il brevetto EP 0394160: "Dynamic
progress marking icon" gia' rilasciato dallo European Patent Office (ma non
valido perche' contrario alla legge, per ora), che protegge ogni icona che
marca dinamicamente il progresso di una attivita' (in Inglese, copia e incolla
dal testo del brevetto: "this invention is an icon which dynamically marks
the progress of a monitored computer task").
Questo brevetto protegge le barre di avanzamento, quelle barre che si colorano
a man mano che una operazione viene svolta, per esempio quelle che vedete
durante l'installazione di un programma. Ne esistono gia' almeno 20000 (ventimila)
di simili brevetti.
E' come il mio tortellino!
Con la legge dei brevetti chi vuole inserire in un proprio programma legalmente
una barra di avanzamento deve mettersi d'accordo con la ditta IBM (si' quella
che "ama" il software libero e installa GNU-linux sui suoi server) oppure
deve aspettare il 2010 perche' termini il ventennio di monopolio.
Se io studioso e ricercatore scrivo un programma con una barra di avanzamento
probabilmente la IBM non mi sguinzagliera' avvocati alle calcagna ma se al
contrario una ditta medio piccola produce un software molto interessante per
la IBM, la barra di avanzamento (o altri dettagli) saranno il rampino d'arrembaggio
per consentire a IBM di citarla in giudizio.
Io sono come la "zdora" coi tortellini e la ditta medio piccola come il salumiere.
C'e' anche un'aggravante in questo caso: un software non e' come un tortellino
cotto e mangiato e' un bene duraturo: quale pubblica amministrazione, societa'
o ente commissionerebbe un programma alla nostra azienda medio piccola se
viene diffusa la voce che e' nel mirino degli avvocati della multinazionale?
Conoscendo che la nostra ditta ha le stesse opzioni (1), (2) o (3) del salumiere
nessuno investira' in contratti per paura di non avere supporto sul prodotto,
e la ditta vedra' cosi' accelerata la propria agonia.
Si viene cosi' a creare una strana equivalenza fra avvocato di multinazionale
e giustiziere per piccole e medie aziende.
Pero' anche io studioso e ricercatore potrei finire nel mirino delle multinazionali.
Se per uno strano incidente avessi trovato una tecnologia superiore a quella
coperta da brevetto troveranno nel mio lavoro una barra di avanzamento per
appropriarsene per poi magari nasconderlo al fine di sfruttare commercialmente
piu' a lungo possibile il loro prodotto.
Il brevetto non aiuta la ricerca, al contrario la limita. Il brevetto genera
un monopolio temporaneo e nessun monopolista vuole innovazione: non ne ha
necessita' perche' non puo' avere concorrenza e al contrario obbliga a costi
di aggiornamento dei prodotti.
Il monopolista ha interesse solo a introdurre nuove versioni con minimali
variazioni ma con incompatibilita' verso il passato cosi' da obbligare tutti
ad acquistare costosi aggiornamenti. Le rivoluzioni culturali o tecnologiche
non gli interessano.
Forse e' questo il vero problema: la ricerca in realta' produce vere novita'
e questo danneggia i monopolisti. Con i brevetti occorrera' aspettare venti
anni per ogni minimo avanzamento, a patto che la ricerca sopravviva con le
ali tarpate per venti lunghissimi anni.
Il software e' una arte espressiva, e' una espressione del pensiero umano.
Il programmatore pensa a un metodo risolutivo e lo traduce in un linguaggio.
Il software e' come un romanzo, un brano di musica e' molto differente invece
da una lavatrice o da un televisore.
Per produrre un programma, cosi' come un romanzo o un brano musicale occorre
solo la propria conoscenza, l'estro, la genialita' e la padronanza di un linguaggio.
Per produrre una lavatrice occorrono materie prime, tubi, bulloni, oggetti
fisici.
Un programma e' un testo di per se' non brevettabile ma se l'autore lo richiede
e' tutelato dal diritto d'autore come i romanzi o i brani musicali.
Brevettare il software e' gravissimo perche' il brevetto non puo' che coprire
le idee alla base dei programmi cioe' gli algoritmi, i metodi (pensate alla
barra di avanzamento per esempio). Se si apre la strada alla brevettazione
delle idee la deriva puo' arrivare alla brevettazione di tutti gli elementi
formativi delle idee di altri settori: gli accordi e i giri armonici della
musica o gli stili letterari per esempio.
Perche' non brevettare poi i numeri o gli alfabeti?
In informatica teorica si studia che ogni programma e' rappresentabile con
un numero.
Se brevettassi il pigreco invece che il tortellino potrei ottenere royalty
da chiunque voglia pensare o produrre oggetti circolari.
Abbiamo una grande ricchezza in Europa, siamo ai primi posti per cultura
informatica.
Un recente studio della Universita' di Maastricht ha mostrato che in Europa
lavorano il 71% degli sviluppatori di software libero mentre solo il 13% sono
nordamericani.
Questi sono veri innovatori, persone capaci di creare software.
La discussione in atto ha forse radici piu' profonde. Pone sul piatto della
bilancia due diverse visioni filosofiche del software: quella piu' propriamente
europea che vede il software come cultura e quella piu' americana di software
come prodotto.
Anche in europa si sta tentando di convincere l'opinione pubblica che il software
sia un prodotto. Pensate alla patente europea che vede nelle abilita' informatiche
la capacita' di essere ammaestrati ad usare quattro programmi.
Sarebbe come pretendere che l'insegnamento delle abilita' matematiche fosse
relegato al corretto uso della tastiera di una calcolatrice.
Questa ricchezza di persone che conoscono veramente il linguaggio dell'informatica
corre il rischio di essere perduta per questo cambiamento culturale che porta
sia a dissennate politiche scolastiche ma anche e soprattutto all'introduzione
di monopoli basati sui brevetti.
Occorre difendere il libero pensiero algoritmico: la liberta' di poter trasformare
le proprie idee in programmi. Un programma scritto a partire da uno schermo
nero deve essere di proprieta' dell'autore, come un romanzo o un brano musicale.
E' il pensiero la nuova frontiera.
Se si brevetta il software, domani si passera' a brevettare le sequenze di
DNA, ci hanno gia' provato.
Dovremo consumare silenziosi perche' ogni espressione verbale, musicale, scritta,
matematica o algoritmica che sia sara' clandestina: qualcuno potra' rivendicarne
il brevetto.
Altro che i tortellini.
Documento rilasciato secondo la "Licenza per la documentazione libera GNU v.1.1". La parte non modificabile consiste nell'intero documento. Questo testo, le idee espresse, non sono soggetti a Brevetto.