Malgrado la bocciatura del Referendum da parte della Corte Costituzionale

Scuola pubblica, la battaglia continua

Rabbia ed amarezza sono i sentimenti che più ricorrono tra i tanti che attendevano lo svolgimento del referendum sulla legge di parità, per avviare un'inversione di tendenza nei confronti dell'attacco reiterato alla scuola pubblica.

Una finanziaria feroce, un contratto di lavoro più che incerto, la riforma Moratti alle porte sembrano costituire un cumulo insopportabile, per il corpo vivo della scuola.

Dal momento dell'imponente adesione allo sciopero generale, il personale della scuola è in attesa di qualche evento, che possa offrire uno spiraglio di luce, sconcertato e paralizzato com'è in primis dalla Cgil, che aveva annunciato sfracelli contro i provvedimenti del governo, salvo poi accodarsi all'ambiguità dei sindacati confederali, sulla finanziaria, sulla riforma e sul contratto, per non parlare del finanziamento alle scuole private, ormai dilagante.

La Cgil scuola non sembra intenzionata ad uscire dal guado, preferendo in fin dei conti il pantano dell'unità ad ogni costo con Cisl ed Uil al recupero di una posizione chiara, più volte enunciata, ma non portata coerentemente fino in fondo, come ha invece fatto la Fiom sul contratto e la democrazia sindacale.

Il referendum sulla legge di parità avrebbe sicuramente dinamizzato questa situazione, ma la decisione della Corte Costituzionale non lo ha permesso, ora la scuola può giovarsi solo del referendum sull'articolo 18, che sta già terremotando il quadro politico, bisogna però attrezzarsi con molta cura, e per tutta la campagna referendaria, per dimostrare i nessi che questa battaglia ha anche con altri diritti universali, come quello allo studio.

Il comitato promotore del referendum sulla legge di parità ha deciso di non sciogliersi, sia per contribuire alla campagna per l'estensione dell'articolo 18, sia per tenere viva la questione del finanziamento alle scuole private e la perdita di centralità della scuola pubblica, che si deve recuperare ormai per altre vie.

Il comitato infatti è stato privato della possibilità di effettuare la campagna referendaria per il voto, ma non di continuare ad assumere iniziative per una modifica della legge di parità, nelle parti che equiparano pubblico e privato e che consentono di destinare risorse alle scuole private.

Intanto dopo l'iniziativa avviata dal basso, dal "Manifesto dei 500" e decine di Rsu, per una manifestazione nazionale, entro i primi di marzo, con l'obiettivo del ritiro della Riforma Moratti e a sostegno del referendum sulla legge di parità, è comparsa un'iniziativa di un'area, che potremmo definire cofferatiana, per una manifestazione sulla scuola, ad aprile, fuori tempo massimo quindi, rispetto a riforma e contratto.

Le due iniziative non possono certo collidere tra loro, ma è necessario che l'operazione di chiarezza sul ruolo della scuola pubblica, che sarebbe stata prodotta dal referendum sulla parità, rimanga all'ordine del giorno.

Ciò non sarà facile, coloro che dicono "centralità della scuola pubblica", lasciando però che sia equiparata a quella privata e soprattutto accettando i finanziamenti alle private, hanno intascato la sentenza che impedisce l'effettuazione del referendum, e con essa la vanificazione di un'operazione di chiarezza, che è oggi la strettoia per la quale passa la possibilità di ricostruire una sinistra credibile e realmente aggregante.

L'operazione di cancellazione di questo referendum e di conseguenza del problema in quanto tale è potente, perché è promossa dalla stragrande maggioranza dei soggetti politici e sindacali, ma ha un difetto, come direbbe B. Brecht, non tiene conto del fatto che anche l'ultimo sondaggio Cirm dice che l'ottanta per cento degli Italiani è contro il finanziamento alle scuole private, mostrando una divaricazione, forse senza precedenti, tra un comune sentire e la politica politicista.

C'è chi s'illude di poter evitare questa questione dilazionandola finché cada nel dimenticatoio, ma essa è troppo legata al futuro della scuola pubblica, è troppo connessa al processo di mercificazione globale del sapere per essere cancellata.

Per questa consapevolezza e non per mera ostinazione, il Comitato Promotore del referendum sulla legge di parità ha deciso di non smobilitare.

Loredana Fraleone
Roma, 26 gennaio 2003
da "Liberazione"