«Debbo ammetterlo quel ricorso è stato una sorpresa anche per noi». Che dire? A parlare è Guido Galperti, il segretario della Margherita lombarda. Stesso partito del ministro Fioroni. Eppure, proprio lo scorso venerdì, in occasione dell'approvazione della finanziaria 2008, il Consiglio dei ministri ha approvato la richiesta del ministro di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale della Lombardia, la numero 19, meglio conosciuta come quel provvedimento che va a regolare il "Sistema educativo dell'istruzione e formazione professionale" della Regione. Una legge, varata lo scorso luglio, con l'astensione di parte dell'Ulivo e con il voto contrario di Rifondazione, Italia dei Valori, Verdi e Pdci.
E' così che il ricorso del ministro ha scatenato un vero putiferio. Formigoni si è scagliato con toni durissimi contro Fioroni, e i Dl lombardi sono andati letteralmente in subbuglio. La legge era finita già nel mirino dell'ala sinistra del consiglio lombardo, della rete studentesca, e ancora della Flc Cgil e dei sindacati di base scesi in campo per impugnarla per evidenti motivi di «incostituzionalità».
I contenuti di questo provvedimento - non mancano di sottolineare i principali protagonisti di questa battaglia - sono relativi a materie riguardanti le norme generali sull'istruzione (quali l'obbligo di istruzione, i piani di studio ecc. ecc.) che sono di competenza statale e che non possono essere certo per competenza trasferiti alla Regione. Inoltre quella legge è stata varata senza alcuna copertura finanziaria. Da qui la decisione quasi inevitabile di Fioroni di presentare ricorso dinanzi alla Corte.
Tanto è bastato comunque per mandare come detto su tutte le furie Formigoni. «Si tratta di un ricorso - ha dichiarato caustico - che configura una vera discriminazione nei confronti della Lombardia e priva di qualunque fondamento».
In verità ciò che ha fatto Fioroni - spiega Luciano Muhlbauer, consigliere lombardo Prc - era «un atto dovuto». «Ma cos'è che Formigoni vuole nascondere all'opinione pubblica lombarda?» si chiede. «Semplice. Il progetto di introdurre il sistema di equiparazione pubblico-privato, già vigente nella sanità, anche nel campo dell'istruzione. Qualora fosse realizzato, questo disegno comporterebbe un finanziamento pubblico diretto, mediante il sistema della quota capitaria, alla scuola privata, mentre la scuola pubblica si dovrebbe accontentare delle briciole.
Peccato, però, che la Costituzione lo vieti». «E' altamente significativo - prosegue - che durante la discussione il centrodestra si era opposto sistematicamente a ogni bilancio dello stato di salute della formazione professionale lombarda. Infatti, in quel campo il sistema pubblico-privato è in vigore da sei anni e il risultato è, a dir poco, preoccupante: la nostra regione detiene il primato nazionale di indagini da parte della Guardia di Finanza».
D'altra parte, a dirla lunga è la modalità stessa con cui la legge è stata approvata in Consiglio: il 27 luglio scorso, in semiclandestinità, quando studenti, insegnanti e famiglie erano in partenza per le ferie, nonostante il testo fosse ancora incompleto e pieno di buchi, mancando sia la norma finanziaria, che la definizione dell'offerta formativa. Il punto è anche questo, proprio la mancanza non solo di un'adeguata copertura finanziaria ma anche l'impianto di una legge su cui ora sarà l'Avvocatura a dover dire la sua intendeva disegnare un sistema di istruzione e formazione "pubblico privato" finanziato con l'uso esclusivo di risorse pubbliche.
Ora la parola passa alla Consulta. E ad esprimere piena soddisfazione per la decisione assunta da Fioroni è la stessa Cgil. «I nostri pronunciamenti in merito - commenta Enrico Panini (Cgil) - sono stati infine ascoltati e trovano un adeguato risconto nella decisione assunta dal Governo». «Il presidente della Regione Lombardia - commenta ancora Panini - anziché entrare nel merito delle eccezioni di incostituzionalità non ha trovato di meglio che aggredire Fioroni. Un atto inqualificabile - aggiunge - e segno di uno spregio delle regole che presiedono al nostro ordinamento costituzionale».
A Formigoni Fioroni non replica se non con mezzi toni. «La cosa che più sorprende è l'accusa priva di fondamento - dice il ministro - di essere nemici della formazione professionale: il Presidente Formigoni sa che il ministro apprezza a tal punto i percorsi triennali della Lombardia da aver aumentato dell'80% i finanziamenti, portando i contributi da 6 a 11 mln di euro, e da averli inseriti nelle norme per l'obbligo di istruzione, cioè il massimo del riconoscimento».
Accuse fuori luogo dunque. Proprio ieri Fioroni ha anche presentato il piano per la scuola: con circa 20 milioni di euro che ogni anno verranno destinati alla sicurezza degli edifici scolastici. Resta il fatto che altre crepe nell'Ulivo si sono aperte. La parola passa alla Corte, ma il conflitto è appena esploso.