Nell’Italia dell’Unità la scuola era gerarchica, rigida ed autoritaria.
Sugli insegnanti gravava un forte controllo burocratico e repressivo. Gli studenti, al pari di militari,
andavano irreggimentati ed asserviti. La sua impostazione era chiaramente dualistica ovvero divisa
in due ordini che non comunicavano tra loro: il classico, destinato ai ceti sociali superiori e finalizzato
alla loro riproduzione; il tecnico, addestramento professionale, destinato al resto del popolo.
La legge Casati (1859) sancisce la nascita del sistema scolastico italiano. La
classe dirigente si dota così, e si attrezza per gestirlo, del proprio apparato ideologico e
formativo per la continuità dei rapporti di produzione e sociali capitalistici. Di buono
c’era in quel periodo, oltre che la nascita dello Stato unitario – oggi fortemente messo
a rischio con il federalismo fiscale - la volontà di togliere al clero l’egemonia nel
campo dell’istruzione e dell’educazione.
Per il resto, la Gelmini evidentemente nostalgica di quel periodo, con la sovrintendenza
di Brunetta e Tremonti, ripristina tutto il peggio e va oltre.. E come una candida novizia, in una
trasmissione su Canale 5 – “Mattino 5”- si stupisce del fatto che centinaia di migliaia
fra studenti, docenti, genitori, lavoratori del mondo della scuola occupino scuole, università,
decine di piazze in tutta Italia. Restaura la scuola ed asserisce che la protesta è incomprensibile.
Crea classi differenziali per i bambini stranieri e dice che lo fa per loro. Caccia
150mila lavoratori dicendo che non ha i soldi ed intanto il Governo li da alle banche. Anima candida.
Pia donna. Lavora per il nostro bene. Che ingrati che siamo! La grande manifestazione promossa dalle
forze della Sinistra l’11 ottobre scorso, il riuscitissimo sciopero di oggi indetto dal sindacalismo
di base ci dicono che nella società c’è una gran voglia di uscire dal ghetto nel
quale il governo vuole relegare la protesta ed il diffuso dissenso.
Finalmente i temi della scuola, dell’università e della ricerca conquistano
le prime pagine dei giornali nazionali. I salotti televisivi sono ancora inaccessibili; proprietà privata
ad uso e consumo dei soliti noti. Ma il grande movimento che si sta sviluppando la parola se la prende
da solo. Se la conquista assemblea dopo assemblea, scuola per scuola, nei comitati di quartiere, nelle
sedi di partito tornate a nuova vita. In periferia come al centro, dal nord al sud Italia, isole comprese.
Si moltiplicano le voci che chiedono unità nella lotta. Non si può continuare ad essere
separati. E’ una grande battaglia di civiltà; è una grande battaglia per il futuro.
“Riprendiamoci il futuro dei nostri bambini” è lo slogan più ricorrente.
Le prossime tappe, lo sciopero generale della scuola del 30 ottobre prossimo e quello annunciato per
metà novembre di università e ricerca sono appuntamenti importanti da non mancare. Rifondazione
Comunista lavorerà per la loro riuscita, come ha già fatto per lo sciopero di oggi e
per tutte le iniziative sin qui promosse in tutta Italia a partire dal luglio scorso.
Vivo apprezzamento alle migliaia di studenti e studentesse che hanno chiuso il
corteo di oggi sotto le finestre della “beata” MariaStella assunta in “cielo” per
opera dello spirito santo.
Gennaro Loffredo (responsabile nazionale dipartimento scuola del Prc)
Roma, 17 ottobre 2008