L’analisi del buono scuola 2002-2003 conferma, per il terzo anno consecutivo, la profonda sperequazione di un provvedimento che continua a regalare miliardi alla scuola privata, a scapito del diritto allo studio di tutti i ragazzi lombardi e a scapito di una scuola pubblica già penalizzata, tra l’altro, da pesanti tagli di risorse, personale e progetti.
Come sempre, abbiamo esaminato nel dettaglio l’elenco dei beneficiari fornito dall’Assessorato,
con i relativi redditi dichiarati e importi ricevuti.
Ne è emerso un quadro ancor più sconcertante degli anni passati che configura, oltre
alla completa esclusione degli studenti delle scuole pubbliche dal finanziamento, l’assegnazione
di risorse sempre più consistenti - e stiamo parlando di milioni di euro - a famiglie molto
ricche, da un lato, e a famiglie con redditi inferiori o uguali a zero, dall’altro, che non
esitiamo a definire possibili evasori fiscali.
Si tratta, evidentemente, di una precisa scelta ideologica della Giunta Formigoni che, nel nome di una presunta “libertà di scelta educativa”, finanzia di fatto le scuole private, discriminando la maggior parte degli studenti lombardi e distribuendo con preoccupante superficialità contributi miliardari a chi certo non necessita di sussidi e persino a nullatenenti davvero poco credibili che iscrivono i propri figli a istituti privati.
Nel 2002/2003 hanno beneficiato del buono scuola 50.841 famiglie per un totale di 61.429 ragazzi, che hanno ricevuto 40.073.917 Euro (cfr. Tab. 1).
Già il dato complessivo fornisce tre elementi che mettono in luce tutta l’iniquità del provvedimento:
E’ poi analizzando i beneficiari e i rispettivi redditi dichiarati che emergono in pieno l’immoralità e la vergogna del buono scuola.
Occorrono qui due premesse.
I numeri parlano chiaro: per oltre il 50%, le famiglie beneficiarie del buono scuola non sono povere ma hanno redditi da buoni a molto alti. La maggior parte dei finanziamenti sono finiti nelle tasche di persone che non ne avevano alcun bisogno!
Senza contare, poi, che la fascia dei “meno abbienti” è tale solo in teoria poiché vi rientrano tutte quelle famiglie che dichiarano redditi inferiori a zero o poco più, mandano i loro figli alla scuola privata e abitano magari in quartieri lussuosi, configurando non certo una situazione di povertà quanto di grande furberia. Famiglie in odore di evasione fiscale che continuano ad aumentare, nonostante ripetute mozioni urgenti, da noi presentate in Consiglio, abbiano segnalato la situazione e richiesto alla Giunta i controlli reddituali previsti dalla normativa nazionale1, con la denuncia alle autorità competenti delle dichiarazioni mendaci e la revoca immediata del contributo erogato:
2000 – 2001 | 2001 – 2002 | 2002 –2003 |
Redditi < 0 o poco superiori | Redditi < 0 o poco superiori | Redditi < 0 o poco superiori |
454 | 512 | 653 |
E il paradosso (cfr. Tab. 6) è che tutti i probabili evasori fiscali hanno ricevuto il rimborso addirittura al 50% poiché il loro indicatore Isee è al di sotto degli 8.348,74 Euro! Nel complesso, invece, l’83,72% delle famiglie l’ha ottenuto al 25%, a riconferma del fatto che la maggior parte dei beneficiari non è certo in situazione di difficoltà economica.
Insomma, un finanziamento miliardario assegnato a ricchi e furbi. Degli esempi? Un nucleo familiare di 5 persone con un reddito di oltre 132 mila Euro ha preso un contributo di 1537,50 Euro. Una famiglia di 3 persone che ha dichiarato un reddito pari a zero e che risiede a Milano in via Boccaccio ha ricevuto un buono di 2100 Euro (cfr. Tab. 7, 7A e 7B).
"Gli enti erogatori controllano, singolarmente o mediante un apposito servizio comune, la veridicità della situazione familiare dichiarata e confrontano i dati reddituali e patrimoniali dichiarati dai soggetti ammessi alle prestazioni con i dati in possesso del sistema informativo del Ministero delle finanze. A tal fine possono stipulare convenzioni con il Ministero delle finanze. L'ente erogatore provvede ad ogni adempimento conseguente alla non veridicità dei dati dichiarati. Le amministrazioni possono richiedere idonea documentazione atta a dimostrare la completezza e la veridicità dei dati dichiarati, anche al fine della correzione di errori materiali o di modesta entità”. Inoltre, il DPCM 7 maggio 1999, 4 aprile 2001 all’art. 7 recita testualmente “Nell'ambito dei controlli di cui all'articolo 4, comma 7, del decreto legislativo n° 109 del 1998 […] in caso di omessa o infedele dichiarazione dei redditi gli enti erogatori conseguano idonea notizia per i provvedimenti di competenza ai fini dell'eventuale revoca dei benefici concessi".
Da sempre denunciamo la scarsissima considerazione che questa Giunta ha mostrato, negli anni, rispetto alla legge 31 del 1980 sul diritto allo studio, sistematicamente finanziata con risorse davvero ridicole.
Dati del buono scuola alla mano, ne risulta un confronto impressionante. I beneficiari che abbiamo definito “benestanti” e “ricchi” (con redditi da 46 mila a 188 mila Euro) hanno nel complesso ricevuto 17 milioni di Euro (cfr. Tab. 8): una ristrettissima fascia di famiglie (21.346), certamente non bisognose, usufruisce di uno stanziamento che è più del doppio di quello - 7 milioni di Euro - destinato nel 2004 ai servizi di accesso all’istruzione per tutti gli studenti lombardi.
In tre anni, alla legge 31/80 sono stati assegnati poco più di 21 milioni di Euro; al buono scuola oltre 40 milioni solo nel 2003 (cfr. Tab. 8A) e oltre 106 milioni e mezzo nel triennio (cfr. Tab. 8B e 8C).
La qual cosa significa che nel 2003 l’investimento procapite della Regione Lombardia è stato di 652,36 Euro per gli alunni delle scuole private beneficiari del buono scuola e di 7,21 Euro per tutti gli studenti lombardi (cfr. Tab 9).
La comparazione tra i finanziamenti destinati da questa Regione alla scuola pubblica e alla scuola
paritaria - considerato che al buono scuola vanno aggiunti gli oltre 10 milioni di Euro assegnati
ogni anno dal 2000 alle materne autonome - racconta innegabilmente di un processo di privatizzazione
del sistema scolastico lombardo.
Ma c’è di più. Perché di fronte ai tagli ministeriali di oltre l’87%
dei progetti richiesti nel 2002/2003 dalla scuola pubblica lombarda per combattere la dispersione
scolastica e favorire l’inserimento di alunni stranieri, l’innovazione didattica e l’apprendimento
delle lingue, la Regione Lombardia non solo non è intervenuta con risorse proprie per fare
fronte alla situazione, ma ha assegnato, nell’ambito del Fse, un finanziamento di 4 milioni
di Euro ad un soggetto privato - l’Alma Mater - per l’attuazione di progetti proprio
sulla dispersione scolastica, procedendo, di fatto, a esternalizzare un servizio pubblico!
E pensare che (cfr. Tab. 10) sarebbe bastato un investimento di 2 milioni e 700 mila Euro diretto
alle scuole pubbliche per garantire la copertura di tutti i 1509 progetti soppressi dal Ministero…