Approvata dal senato la riforma dei cicli

La Scuola Moratti: I Ricchi e i Poveri

Un giorno di lutto per la scuola italiana

Oggi è un giorno di lutto per la scuola italiana, per tutti quegli insegnanti e genitori (pensiamo che siano la maggioranza) che hanno a cuore i principi fondamentali di eguaglianza tra i cittadini (articolo 3 della Costituzione) e il diritto di tutti i meritevoli di raggiungere i massimi livelli dello studio (art. 33).
Il disegno di legge delega presentato l'anno scorso dal ministro Moratti ed ora approvato dal Senato dopo una battaglia di undici mesi in commissione è, infatti, un attacco su tutti i fronti ai progressi compiuti dalla scuola italiana negli ultimi quarant'anni. Il governo non ha accettato nessuno degli emendamenti sostanziali presentati dall'opposizione di centrosinistra.

L'istruzione non è più un obbligo per lo stato

Il ministro Moratti ha mantenuto la scelta precoce tra la scuola secondaria e la formazione precoce a dodici-tredici anni che condanna i ragazzi che provengono da famiglie povere e disagiate e favorisce quelli usciti da famiglie agiate e culturalizzate.
Ha inoltre mantenuto l'obbligo alla situazione esistente snaturandone il senso come diritto-dovere all'istruzione piuttosto che come obbligo dello Stato sancito dalla Costituzione, ha messo da parte a tempo indeterminato i problemi assai attuali della formazione continua e di quella permanente, ha deciso non soltanto di non investire ma addirittura di diminuire le risorse per la scuola e per gli insegnanti che pure si era impegnata ad accrescere durante la campagna elettorale.
Ha quindi proceduto a tagli di posti per gli insegnanti che assommeranno a trentaseimila nel prossimo triennio, sbaraccando di fatto tutto il sistema degli insegnanti di sostegno e di tutte le misure fino ad oggi in vigore per l'handicap, ha ripristinato, per ora in via sperimentale, domani per legge,il maestro prevalente dopo una lunga sperimentazione che aveva messo in luce i vantaggi per gli alunni del team coordinato dei maestri.
Il quadro che emerge dal disegno di legge é disastroso per quello che la scuola pubblica italiana si avvia a diventare, se il disegno sarà approvato, come é prevedibile, dalla Camera dei deputati e diventerà legge dello Stato. Ma quali sono gli obbiettivi che un provvedimento legislativo di questo genere intende conseguire?

Il rapporto pubblico - privato

A leggere il testo e gli articoli del disegno Moratti che segna un innegabile passo all'indietro della nostra legislazione scolastica, il progetto del governo Berlusconi appare abbastanza chiaro soprattutto se lo si vede insieme all'azione amministrativo che la Moratti sta portando avanti con una serie di misure a singhiozzo. Il primo aspetto da sottolineare riguarda il problema pubblico-privato. Il ministro ritiene che la scuola pubblica debba perdere il peso e lo spazio che ha occupato finora nella società italiana: da scuola per tutti secondo il dettato costituzionale (articoli 3, 33 e 34 della Costituzione appena citati) dovrà diventare una scuola per pochi, provenienti dalle classi abbienti della società e destinati a concludere gli studi superiori. Per la maggioranza dei ragazzi si apriranno le porte di una formazione professionale affidata alle Regioni e ai privati: quella che c'é oggi ha un livello medio più basso della scuola e tale, se non ci saranno interventi in breve tempi, da rendere impossibile quel passaggio dall'uno all'altro binario che il disegno di legge promette.

Parola d'ordine: Non investire!

Il secondo aspetto riguarda la scelta di non investire sugli insegnanti, sulle strutture, sull'educazione continua e permanente.
Come a dire che chi é uscito dagli studi per qualche ragione non potrà in nessun caso, almeno nel pubblico, recuperare il tempo perduto e ritornare ad esercitare il diritto costituzionale all'istruzione e alla cultura. Se si tiene conto dei tempi in cui viviamo, della necessità crescente di apprendere e di possedere conoscenze sempre più estese e della politica che al riguardo si conduce in tutti i principali paesi dell'Occidente si ha la netta sensazione di una scarsa, per non dire inesistente, volontà di inserirsi nel processo di globalizzazione e di porre i nostri giovani in una situazione di sicura inferiorità di fronte ai loro colleghi europei.
In effetti la politica dei maggiori paesi europei va da anni nella direzione opposta e non a caso: lo sviluppo economico dipende più che mai dal grado di conoscenze e di competenze di cui possono disporre le nuove generazioni in un mondo sempre più complesso e globalizzato.

Favorite le scuole private in prospettiva ma intanto si danneggia gravemente la scuola pubblica e l'università

Si é detto e scritto in questi ultimi mesi che un obbiettivo non esplicito del governo é quello di favorire le scuole private al posto di quelle pubbliche e di dequalificare la scuola pubblica per destinarla a chi ha meno mezzi. Può darsi che ci sia questo obbiettivo ma devo dire che almeno per oggi sembra assai difficile da raggiungere perché le scuole private rappresentano oggi il 5 per cento degli istituti e la grande maggioranza di essi é di tipo cattolico confessionale.
Come si può pensare che una così esigua percentuale possa crescere fino a soppiantare la scuola pubblica? E che vantaggio é quello di dequalificare una scuola pubblica che finora ha formato quasi per intero le classi dirigenti del Paese?
Vero é con tutta probabilità che ci troviamo, con ogni probabilità, a un colpo di mano di una destra che non ha le idee chiare, che oscilla tra il desiderio di smantellare lo Stato sociale e l'uguaglianza dei cittadini ma non sa bene come riuscire a farlo e per ciò si accontenta di ritornare all'indietro e di distruggere quelle riforme, pure a volte manchevoli, che hanno fatto andare avanti la scuola italiana. Purtroppo se c'é un campo nel quale i danni possono essere assai gravi ed é difficile rimediare, questo é proprio quello dell'istruzione, soprattutto se si persegue la politica del risparmio ad ogni costo proprio rispetto alle strutture e agli insegnanti. Per non parlare dei tagli all'università e alla ricerca che superano ogni precedente e che hanno spinto sul terreno dell'opposizione rettori e ricercatori da tempo legati al centrodestra.

E' necessaria una forte mobilitazione della società

D'altra parte sono proprio i protagonisti della scuola - gli insegnanti e i genitori - ad avere il compito essenziale di una resistenza forte a una legge come quella presentata dalla Moratti. Soltanto se da parte loro ci sarà una vera opposizione, sarà possibile nei mesi che ci aspettano fermare il disegno di legge che andrà alla Camera.
Dati i numeri che ci sono in Parlamento e la maggioranza schiacciante di cui gode la Casa delle libertà, la battaglia avrà qualche possibilità di riuscita se si verificherà una grande mobilitazione degli insegnanti e di tutta la società.

Nicola Tranfaglia
Roma, 14 novembre 2002
da "L'Unità"