Altro colpo di genio (malefico) di Berlusconi

Casa, il governo inventa il taglio retroattivo

Con la finanziaria del 2004, i fondi per il contributo affitto saranno ridotti del 40%, anche in caso di stanziamenti già approvati

Il governo Berlusconi ha avuto un altro colpo di genio. Si è inventato un nuovo tipo di intervento economico per ridurre le spese: il taglio retroattivo.

La storia è la seguente. Il governo ha convocato le Regioni, i rappresentanti dei comuni, l'Anci, e ha comunicato che i fondi per il contributo affitto per il 2002 vengono ridotti del 40%. Non si tratta del primo taglio, ve ne era stato un altro del 15%, con la scusa della riduzione delle spese per tutti i Ministeri. Ma stavolta, questo ulteriore taglio, che in pratica annulla questa voce di spesa sociale, avviene quando già tutte le procedure per l'erogazione dei fondi alle famiglie sono già concluse.

In pratica, il fondo sociale per l'affitto consiste in contributi dati alle famiglie con redditi bassi, che oltre tutto pagano affitti che incidono onerosamente sul reddito. Questa, in realtà, è una condizione generale che riguarda oltre 1 milione e mezzo di famiglie in Italia che posseggono redditi lordi fino 20 mila euro all'anno, costrette a pagare affitti privati che superano spesso il 30% di quel reddito (quindi, oltre il 40% di quello netto). Si tratta, per la gran parte di anziani con pensioni basse, lavoratori precari, famiglie monoreddito.

Questi contributi, già del tutto inadeguati (coprivano, prima dei tagli del governo Berlusconi una platea non superiore a 400 mila famiglie), vengono dapprima suddivisi tra le Regioni e da queste assegnati ai comuni, sulla base del numero di abitanti e della reale situazione dell' emergenza abitativa. I comuni, quindi, emettono dei bandi, definiscono le graduatorie e, quindi, erogano direttamente i contributi alle famiglie che risultano avere i requisiti richiesti, naturalmente fino ad esaurimento delle risorse. Per fare un solo esempio, nella città di Roma, a fronte di oltre 20 mila domande, hanno avuto l'assegnazione del contributo circa 14 mila nuclei familiari.

Il taglio annunciato dal governo getta le amministrazioni comunali nel caos e migliaia di famiglie nella disperazione. Infatti, il governo ha annunciato la riduzione non dei contributi per il futuro (cosa che già sarebbe grave), ma addirittura per gli stanziamenti già assunti nel passato, cioè già approvati nelle precedenti finanziarie, già distribuiti alle Regioni e da queste ai Comuni e con graduatorie degli aventi diritto già definite e pubblicate. Molte famiglie, proprie grazie a quei contributi hanno stipulato contratti o sono state in grado di rispettare impegni economici presi. Le conseguenze saranno drammatiche: un ulteriore aumento, specialmente nelle aree a più alta tensione abitativa, degli sfratti per morosità.

Contro questo provvedimento, che possiamo definire di stampo argentino, la reazione dei comuni è stata durissima. D'altra parte, è questo il federalismo che propugnano le destre, ovvero un sistema di strangolamento, fatto apposta per scaricare sulle autonomie locali la responsabilità di ridurre le prestazioni, tagliare lo stato sociale, aumentare le tariffe, privatizzare i servizi pubblici.

L'arroganza e la malafede di questo governo, infatti, nascondono una manovra insinuante. Alla fin fine, i cittadini andranno a chiedere i contributi assegnati dal fondo sociale all'amministrazione comunale e si troveranno di fronte al rifiuto di erogare un contributo già assegnato, quindi dovuto. Se non saranno stati ben informati, invece che contro il governo nazionale che taglia la spesa sociale, se la prenderanno con il proprio comune. E i sindaci non possono ridursi a fare, anche se di controvoglia, i notai del governo. Occorre reagire e farlo subito.

L'Unione Inquilini, per esempio, ha inviato all'Anci una lettera nella quale propone assemblee popolari, convocate direttamente dalle amministrazioni comunali, con tutti gli assegnatari e i richiedenti dei contributi affitto. E da lì si può partire con una grande vertenza contro il governo.

E' giusto: occorre organizzare una vera campagna contro questo governo che dice bugie ("non metteremo le mani nelle tasche degli italiani", avevano detto) e agisce come un padrone prepotente che non paga neanche il poco salario che si è impegnato a dare.

In tutti i consigli comunali e regionali organizziamo ordini del giorno e prese di posizione, chiediamo che le amministrazioni comunali inviino lettere e convochino assemblee popolari e, se non lo fanno, promuoviamole dal basso assieme alle organizzazioni degli inquilini, non lasciamo cadere alcuna iniziativa, anche con ricorsi e vertenze legali. In più, leghiamo la giusta indignazione contro questo governo per costruire le alleanze per una nuova politica abitativa. Il vero problema è il caro affitti e l'assoluta mancanza di qualsiasi tipo di intervento pubblico: occorre superare la liberalizzazione dei canoni del libero mercato e realizzare un nuovo welfare. Lo sciopero generale e l'autunno di lotta devono riguardare anche tutto questo.

Walter De Cesaris
Roma, 12 ottobre 2003
da "Liberazione"