Dopo la morte di Wojtyla è utile riesaminare il periodo più nero del suo pontificato

La teologia della liberazione

I vertici della Chiesa non sono in mano ai poveri nè a chi lotta con i poveri, ma sono in mano ai potenti e a chi tratta con i potenti

Frei Betto

"Il potere è la tentazione più grande per l’essere umano, perché ci dà la sensazione dell’onnipotenza divina. è pura forza. Ed essendo solo forza, è distruttivo. Solo la compassione limita il potere, facendo sì che sia benefico. Compassione e forza sono le due dimensioni fondamentali che costruiscono l’essere umano ben realizzato.” (Leonardo Boff - Teologia della Liberazione, professore di teologia e filosofo francescano)

Era il luglio del 1993, in Brasile, i bambini di strada (i meninos de rua) venivano uccisi a centinaia dalla polizia militare e dai vigilantes; a Rio de Janeiro ne avevano ammazzati 321, impunemente, e quel solo anno la polizia aveva ucciso 1370 persone. Miseria e fame in Brasile, e bambini abbandonati che giravano per le strade rubacchiando. In Piazza della Candelaria la polizia ne ammazzò otto tutti insieme nel sonno. Il ritorno della democrazia era una beffa per i poveri e i bambini erano i più poveri dei poveri, vivevano in uno stato selvaggio come bestioline in una giungla, dormivano nelle fogne, fiutavano colla, sopravvivevano come potevano.

Il presidente Itamar Franco convocò un ipocrita vertice sui bambini di strada e fece fare loro una ’Olimpiadè!!! Una Olimpiade!!! L’interesse durò poche ore, poi la mattanza riprese. I sacerdoti più vicini alla miseria popolare, in preda alla disperazione, tentavano tutto quel che potevano. è difficile vivere nella Chiesa, puoi stare vicino al potere del denaro e della politica, alla curia, o puoi stare vicino al Cristo vivente che soffre nel povero e lottare contro il potere che avvilisce l’uomo, che lo riduce alla miseria morale, che lo uccide. Se scegli la prima via, puoi fare carriera e avere una vita piena di soddisfazioni. Se scegli la seconda via, la Chiesa ti chiamerà marxista e ti rigetterà. Perchè i vertici della Chiesa non sono in mano ai poveri nè a chi lotta con i poveri, ma sono in mano ai potenti e a chi tratta con i potenti.

Ai poveri è rilasciato il fanatismo delle piazze plaudenti. La Teologia della Liberazione nacque sulla strada del Cristo dimenticato, non su quella della Chiesa trionfante. Unì coloro che nel Sudamerica lottavano contro l’ingiustizia. Non si diffuse nei luoghi del potere ecclesiale ma delle comunità di base, che erano fatte da poveri. Fu l’ispirazione di preti colti, intelligenti, intellettuali ma sensibili, che sanguinavano del sangue dei poveri, e soffrivano della sofferenza dei poveri, e vedevano in loro il sangue e la sofferenza del Cristo. Non mancano i poveri in Brasile, 80 milioni su 150 milioni, e sono più che poveri, sono “miserabili”. Come dice Minà, “i brasiliani poveri hanno due sole cose: la fede e la festa”. “In America Latina non si va da nessuna parte se non si passa per la fede e per la festa.”

Così il prete doveva avvicinare la gente attraverso queste due vie: la fede e il gioco. "Nessun partito comunista ha portato a termine una rivoluzione in America latina perchè ha dimenticato queste due vie". Ma il prete poteva attraversarle. Il marxismo offriva la critica al potere economico che asservisce i poveri, ma il cristianesimo offriva la fede. Dimensione politica e dimensione religiosa potevano unirsi. E questa unione fu la Teologia della Liberazione. Il primo fu Gustavo Gutierrez, un peruviano che venne in Brasile negli anni ’60 per studiare i movimenti di base. Dalla sua inchiesta nacque l’opera "La Teologia della Liberazione", dedicata a Niki, un prete brasiliano che lavorava con i giovani e fu assassinato dai militari, Antonio Pereira Neto.

Poi arrivarono gli altri, arrivò Leonardo Boff, e molte donne, sposate con figli, che diventarono dottori in teologia. E il movimento divenne grande e prese a espandersi in America Latina. Il marxismo offriva un buono schema razionale, positivo, semplice, che permetteva di comprendere la logica del potere, ma il marxismo, riducendo l’uomo a materia, non riusciva a integrare le altre dimensioni dell’umano. L’uomo non è solo sensi e ragione, l’uomo è ideale e anima. Il marxismo ha dimenticato anche la dimensione intuitiva e artistica dell’uomo, l’arte, la bellezza, il gioco. La ragione e il corpo non esauriscono l’essere umano. In Oriente si ritiene che l’uomo abbia cinque sensi e la ragione è uno di questi, ma, oltre ai cinque sensi, ci sono facoltà umane che portano l’uomo ancora più in alto oppure i cinque sensi si possono sublimare a livelli che superano molto il primo livello grossolano così che anche il corpo e anche la sessualità possano farsi strada per il divino.

Il marxismo è rimasto al primo livello inferiore, la Chiesa ha ripudiato il corpo e la sessualità per rifugiarsi in un limbo di astrazione. Ma l’uomo vuole essere completo, di corpo, sensi, sessualità, ragione, intuizione e anima. O resterà incompleto come i poveri bambini di strada e i loro feroci aguzzini. Così la via verso la completezza deve attraversare tutto l’uomo e rendergli tutta la sua natura, nella sua interezza, come Dio ha voluto. Il prete che crede di camminare nello spirito e ignora la miseria del corpo non è completo. Il marxista che crede di camminare nella materia ignorando le esigenze dell’anima non è completo. Così la Chiesa deve camminare anche le vie del corpo e capire la miseria della materia, e il rivoluzionario deve camminare anche le vie dello spirito e riconoscere la grandezza dell’anima.

La Teologia della Liberazione fu l’incontro di due opposte esigenze: la fame che urlava e lo spirito che voleva ridere. La prima istanza richiedeva che si oltrepassasse il dato della miseria per cercare le sue cause, la seconda richiedeva che si restituisse ai poveri la felicità del vivere che non è solo avere la pancia piena ma anche credere in qualcosa, primariamente nella bellezza dell’uomo. Il marxismo pretende di portare l’uomo verso il basso ignorando i suoi bisogni spirituali, la religione pretende di portare l’uomo verso l’alto, ignorando i suoi bisogni materiali. Entrambi sono incapaci di ridere o di volare. E finiscono per isterilirsi in gruppi dirigenti che si allontanano dal popolo, che non vivono con la gente, che precostituiscono élite separate e alienate, le nomenclature comuniste non diversamente dagli alti gruppi ecclesiali.

Marxismo e clericalismo hanno finito col fondare strutture verticistiche dove il potere pioveva dall’alto, dove il popolo restava dimenticato e il potere si cristallizzava. La Russia socialista ereditò la struttura dalla Russia zarista, la Chiesa di Roma ereditò la struttura della Roma imperiale. Ed entrambe non furono democratiche e repressero duramente ogni anelito popolare. Diciamo questo con più forza oggi, con negli occhi la Russia assolutistica di Putin (che ha fuso il peggio dello zarismo e del capitalismo) e guardando al pontificato autoritario di Wojtyla, e lo diciamo a maggior ragione oggi, di fronte a governi che da destra e da sinistra hanno questa pericolosa tendenza o tentazione a rafforzare gli elementi autoritari del potere, ignorando le istanze popolari.

Lo diciamo soprattutto oggi, perchè le moltitudini hanno ormai maturato un pensiero diverso, non più passivo e fideistico, ma tale da reclamare una forte attenzione ai problemi economici e sociali di tutti, calpestati dagli interessi di pochi, ma questo ormai è intollerabile visto che le moltitudini hanno maturato una esigenza contraria ai governi verticistici e reclama una democrazia allargata. Oggi che il paradosso del maggioritario ha trasformato le democrazie in organi di tutela degli interessi minoritari e i pochi plutocrati pretendono di coartare una massa che vede peggiorare le proprie condizioni di vita.

Nessun paese socialista ha portato la classe maggioritaria per numero al potere. Nessuna gerarchia ecclesiale ha difeso dall’alto gli umili in modo concreto e non verbalistico. Nessun Papa si è privato dei beni della Chiesa per sollevare i poveri del mondo. Nessun governo socialista ha aumentato i poteri politici dei suoi cittadini. Ci sono solo due classi al mondo: chi ha il potere e chi non ce l’ha. E questo vale per il marxismo storico come per la chiesa storica. Vale nei fatti, perchè i fatti hanno dimostrato che è stato così.

La storia non cammina per realizzare il socialismo, come crede il materialismo dialettico. La storia cammina solo se ci sono soggetti che hanno la capacità di cambiare le cose. In fondo sia il marxismo che la Chiesa hanno usato le masse, non le hanno mai riconosciute come titolari di diritti, non hannomai dato loro il diritto storico di cambiare le impostazioni della morale, dell’economia, della politica. Ma il pensiero nuovo si è diffuso lo stesso e questo pensiero chiede a gran voce una nuova autonomia, un nuovo tipo di democrazia, l’uscita da una sudditanza politica, economica e religiosa, ormai intollerabile, il riconoscimento dei diritti e delle richieste di tutti contro l’arbitrio e i privilegi di pochi, la lotta agli assolutismi di qualunque natura siano.

Minà dice: “Il capitalismo ha avuto la saggezza di privatizzare i beni materiali e socializzare i sogni. Se io sono un povero, vivo in una piccola casa, in una favela, però nella mia televisione posso vedere Hollywood, sognare la possibilità di vincere alla lotteria, per sorte o per trucco, o aiutato magari dalla magia... Posso insomma fruire di certe meraviglie. Il socialismo ha fatto il contrario: ha socializzato i beni materiali e privatizzato i beni simbolici. Nessuno ha diritto di sognare, solo il partito ha il diritto di farlo. Ma spesso erano sogni pericolosi. Quando la gente sogna, bisogna invece calarsi nella sua realtà e cercare alternative per le sue speranze.”

FREI BETTO - teologia della liberazione

Leonardo Boff

Frei Betto, domenicano, teologo della liberazione brasiliano, è sociologo e scrittore. Fra i suoi libri: “La musica nel cuore di un bambino”, “Uomo fra gli uomini”, “Battesimo di sangue”, “Gli Dei non hanno salvato l’America”) è stato consigliere personale di Lula all’inizio del suo mandato.

“Caro Giovanni Paolo II Sono rimasto esterrefatto con l’esibizione pubblica della sua immagine devastata dalla malattia. Forse che la curia romana voleva convincerci che Lei era un superuomo, impedendole di badare tranquillamente alla sua salute? Gesù non entrò a Gerusalemme montando un asino, in contrapposizione al cavallo bianco degli imperatori? Perchè’ non l’hanno aiutata a rinunciare, come fece nel 1294 Celestino V, che oggi è annoverato fra i santi della chiesa cattolica? Forse che conveniva alla curia tenerla al comando della barca di Pietro perchè i suoi cardinali potessero esercitare il potere di fatto?

Fu nel 1980 che ci conoscemmo, in occasione della sua prima visita in Brasile. Portai un gruppo di sindacalisti, fra loro c’era Lula, per incontrarla nel Collegio Santo Americo, a San Paolo. Diluviava e, inzuppati e infreddoliti, aspettammo in strada il permesso di entrare. Era orami sera quando dom Luiciano Mendes de Almeida, allora presidente della Conferenza episcopale brasiliana, ci condusse alla cappella. C’era poca luce e il suo segretario particolare, il padre Stanislaw Dziwisz, entrò con un vassoio pieno di sacchetti di plastica trasparente. Affamato, Lula, ne accettò uno, l’aprì e portò alla bocca quelle che sembravano arachidi. Erano grani del rosario. Lei benedisse i leader degli scioperi operai e ed espresse con chiarezza la sua posizione contro la dittatura militare che ci governava.

L’anno prima, io l’avevo vista a Pubela e, negli anni successivi, l’avrei rivista a Roma, in Nicaragua e anche a Cuba che, nel 1998, meritò una sua visita e i suoi elogi per i progressi nella salute e nell’educazione. Qual è l’impressione che conservo del suo pontificato? L’ho sempre definita un pontefice con la testa a destra e il cuore a sinistra. Conservatore in materia di dottrina, era ammirevole la sua sensibilità per le questioni sociali. Sotto il suo governo, la chiesa cattolica non ha fatto avanzare il Concilio vaticano II, ha tenuto le donne fuori dalle funzioni ecclesiastiche, è stata condiscendente con i casi di pedofilia del clero, ha reagito con reticenza alla corruzione dell’arcivescovo Marcinkus, ha condannato l’omosessualità come una malattia, ha proibito l’uso dei preservativi e qualsiasi dibattito sul sacerdozio dei preti sposati.

Tuttavia nell’ambito sociale la sua azione è stata sorprendente: ha appoggiato gli scioperi anti-totalitari in Polonia e in Brasile; ha chiesto con forza la riforma agraria al presidente Sarney; ha ricevuto Yasser Arafat e appoggiato la causa palestinese; ha tenuto le distanze dalla Casa bianca; ha condannato l’aggressione degli Stati uniti all’Iraq. Quando mi chiedono cosa succede con la teologia della liberazione, rispondo che, per fortuna, essa è arrivata in Vaticano. Venti anni fa erano quasi solo i teologi della liberazione a parlare di neo-liberismo, debito estero, effetti negativi della globalizzazione. Negli ultimi anni tutti questi temi sono stati presenti nei suoi pronunciamenti e documenti. Quante volte la sua voce si è levata per chiedere l’annullamento del debito dei paesi più poveri!Molti vedono il principale segno del suo pontificato nella caduta del muro di Berlino. Non per il suo anti-comunismo, bensì per il suo anti-totalitarismo. Mai la sua posizione contro la statocrazia socialista ha significato approvazione del capitalismo.

La sua dottrina sociale propone la globalizzazione della solidarietè in questo sistema che fa della concorrenza il suo valore supremo. Ora che lei riposa in pace, la chiesa si agita per scegliere il suo successore. Prevedo che sarà una scelta difficile. Gli italiani vorranno riprendere il monopolio del papato, che lei ha rotto nel 1978, dopo cinquecento anni. Però molti sanno che la chiesa ha bisogno di abbandonare il suo euro-centrismo se vuole evangelizzare i mondi africano e asiatico. Un papa nero o dagli occhi a mandorla costituirebbe un segnale forte di cambiamento di rotta. Quali sfide attendono il nuovo pontefice? Primo, conquistare quell’empatia che lei aveva con i media e il pubblico. E com’è malumorata e arcigna, invece, la maggior parte dei cardenali! Poi, aprire il dibattito interno sulla morale sessuale, le relazioni di genere, il celibato obbligatorio e il ruolo della donna. Se il valore supremo è l’amore, perchè la chiesa considera ancor oggi la procreazione la finalità primordiale del matrimonio? E chi convincerà i giovani a evitare l’Aids con l’astinenza sessuale? Nel mondo c’è una profonda fame di Dio. Le persone chiedono più spiritualità, profondità, etica, solidarietà.

Vogliono una pace che sia figlia della giustizia. In questo la chiesa gioca un ruolo preponderante. Speriamo che il nuovo papa sia come Gesù, che ha annunciato a tutti il Dio della vita e dell’amore a partire dal suo impegno con i più poveri. Fuori dai poveri non c’è salvezza per la chiesa. ”

MONSIGNOR OSCAR ROMERO

Oscar Romero

San Salvador. Piccolo paese del Centro America. Grazie a brogli elettorali e violenza, e all’aiuto americano, sale al potere il generale Carlo H. Romero che impone una pesante repressione sociale e politica. Gli omicidi di poveri contadini e di oppositori al regime sono all’ordine del giorno. I massacri sono compiuti da organizzazioni paramilitari di destra, protette e sostenute dal governo. La chiesa di Roma appoggia il governo criminale del San Salvador, chiudendo gli occhi sui suoi delitti. Ma un uomo si mette contro il generale Romero, e, stranamente, ha il suo stesso cognome, è Monsignor Romero, arcivescovo di San Salvador, una delle figure più luminose della teologia della Liberazione. Eppure inizialmente era stato contrario a ogni deviazione dalla stretta linea conservatrice della Chiesa.

Ma, quando il suo amico gesuita, padre Rutilio Grande e due contadini muoiono assassinati sulla via di Aguilares, quella via è per lui come la via di Damasco per San Paolo, una rottura radicale col suo passato. Prima di allora Romero era stato uno studioso tranquillo, reazionario, legato all’Opus Dei, contrario alla Teologia della Liberazione e agli stessi gesuiti e aveva appoggiato, come gli altri vescovi, la militarizzazione dell’università e la repressione. Ma l’assassinio di padre Rutilio e dei due contadini lo sconvolge. Reagisce duramente: vuole sconfiggere l’impunità. Apre un’inchiesta e chiude per tre giorni scuole e collegi. Accusa direttamente il potere politico e giuridico. Istituisce una commissione permanente in difesa dei diritti umani. Le sue parole arrivano alle orecchie di migliaia di persone.

Una parte della Chiesa lo lascia solo, additandolo come un “istigatore della lotta di classe e del socialismo”. Ogni giorno, senza tregua, Romero attacca la corruzione del governo, il male del potere. Abbandona la gerarchia e si volge ai poveri. Sono i poveri che lo evangelizzano, che lo convertono. Dice dell’Opus Dei: "Non capiscono come io non capivo". Cambia per lui il senso di tutte le cose: i poveri sono il Cristo nella storia, il Cristo crocifisso. Affronta l’ostilità e l’incomprensione della Chiesa, del governo, dell’esercito... Roma lo attacca, dicendo che mette a rischio la Chiesa intera con la sua ostilità al governo ed all’esercito La sua radio emittente viene distrutta. Ma la scelta dei poveri ha cambiato la concezione della Chiesa di Romero, che si chiama ora "chiesa popolare". L’identità cristiana è definita non più dall’appartenenza all’istituzione ma dall’identificazione con i poveri.

La missione sacerdotale diventa "andare raccogliendo i cadaveri e tutto ciò che produce la persecuzione della Chiesa". Le scelte politiche vedrono nel popolo il criterio di valutazione dei partiti politici. In un paese dominato da un governo criminale di destra, Romero diventa simbolo dell’emancipazione dei poveri e della lotta per la giustizia.Il 23 marzo 1980 due sicari del governo di destra irrompono armati nella chiesa dove Monsignor Romero celebra la messa e lo uccidono con due colpi di pistola.

"Le ultime parole di monsignor Romero furono: “In questo Calice il vino diventa sangue che è stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro corpo e il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo. Questo momento di preghiera ci trovi saldamente uniti nella fede e nella speranza”.

E i due colpi sordi rimbombarono nel silenzio. “ Adesso la Chiesa ha in corso il suo processo di beatificazione!

(Sunto da:http://www.cdbchieri.it/rassegna_st... e da:http://www.peacereporter.net/dettag...)

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Il Sudamerica e il Centroamerica, grazie anche alla CIA e all’interferenza dei governi americani hanno pagato un alto tributo di morti, torturati, scomparsi e poveri ai governi criminali della destra sostenuti dagli Stati uniti e protetti dalla Chiesa di Roma. Il generale Romero, Pinochet, Gonzales, Montts, Banzer, Rosas, Peron, Rodriguez, Stroessner,... La Chiesa, ogni volta, è stata dalla parte dei governi di destra, ha benedetto e protetto i peggiori governi del mondo. La Teologia delle Liberazione è stata condannata, i suoi preti lasciati soli. Wojtila ha benedetto Pinochet, gli ha dato l’eucarestia anche se le sue vittime hanno guardato a questo come a un atto blasfemo; quando è caduto in disgrazia ed è cominciato il processo per i suoi crimini, il Vaticano ha voluto intercedere a suo favore, così come, a suo tempo, aveva aiutato a mettere in salvo nell’America latina i peggiori capi nazisti e Wojtyla stesso manda alla Camera dei Lords inglesi una lettera perchè rifiutino l’estradizione del criminale.

A Santiago del Cile nell’aprile del 1987, Wojtyla è in visita pastorale da Pinochet, gli stringe la mano, si affaccia con lui al balcone della Moneda. I giornali di destra cileni sscrivono: “Due grandi leader anticomunisti si incontrano". Eppure Pinochet è un dittatore sanguinario che ha preso il potere, grazie ai bombardieri americani, con un colpo di stato contro Allende, il presidente democraticamente eletto, ucciso nel 73 a colpi di bomba nello stesso palazzo della Moneda.

Wojtyla fa di tutto perchè Pinochet non sia processato, causa malattia, e nel 99 rivolge una plateale richiesta di perdono per i crimini da lui commessi. Le Madres de Plaza de Mayo (l’associazione delle madri delle vittime del regime argentino) rispondono con una lettera dove si augurano che, da morto, Wojtyla non riceva il perdono di Dio e vada all’inferno.

Nell’80 Wojtyla appoggia la giunta militare del San Salvador, minacciata dalle omelie dell’arcivescovo Oscar Romero. Nello stesso anno il sanguinario governo salvadoregno uccide 10.000 civili, mentre Carter continua a mandargli armi e dollari. Wojtyla non appoggiò le posizioni di Romero, ma anzi richiamò a Roma il superiore dei gesuiti del Centro America.

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“C’è un’enorme contraddizione tra gli atti del Papa e i suoi insegnamenti. Fuori si presentava come paladino del dialogo, delle libertà, della Tolleranza, della pace e dell’ecumenismo, e domandò perdono in varie occasioni per gli errori e le condanne ecclesiastiche del passato, e incontrò i leader spirituali delle altre confessioni per pregare, tutti uniti, per la pace mondiale. Invece, dentro la Chiesa, mutilò il diritto di espressione, proibì il dialogo e diede vita a una teologia dai forti toni fondamentalisti. Il progetto politico-ecclesiastico a cui il Papa lavorò non ha condotto ad alcuna risoluzione in merito alle questioni dei rapporti con la Riforma, la modernità e la povertà.” (Leonardo Boff)

Viviana Vivarelli
Castel San Pietro, 14 aprile 2005
da “Bella Ciao