L'affitto è come una corda al collo

Caro affitti: dalle stelle dei prezzi, alle stalle degli sfratti

La realtà italiana delle famiglie “senza patrimonio” che non ce la fanno a pagarsi una casa. E con il tempo la situazione non migliorerà

«Abbonatevi per un giusta casa». E’ una pubblicità del Manifesto, ma è perfetta anche per aprire un articolo sul tema. Giusta casa, un miraggio, uno sguardo dentro il tunnel della paura. Aiuto, gli affitti vogliono ucciderci. Rapido giro d’orizzonte e ci si ha paura ancora di più: l’Italia è uno dei Paesi Ue dove il caro-pigione è tra i più pesanti. Praticamente insostenibile.

A pag. 51 dell’ultimo Rapporto Censis (dicembre 2005), un capitoletto intitolato “Il disagio dei senza-patrimonio” ci dà conto dell’amara realtà. «C’è una fetta di italiani che è rimasta fuori dal giro dei proprietari di casa e che vive in abitazioni in affitto». E a questa fetta - diciamo tra il il 15 e il 18 per cento della popolazione - mal gliene incoglie. Peggio per loro, visto che non stanno nel giro dell’82 per cento delle famiglie che una casa ce l’hanno di proprietà.

Affitto dunque come corda al collo.

Sempre il Censis illustra la urticante pelle di zigrino che ci tocca, a noi popolo inquilino. «Da anni si assiste ad un progressivo restringimento delle abitazioni in offerta e ad un incremento dei prezzi che non ha eguali in altri paesi europei». La Tenaglia.

E piove sul bagnato. Una buona fetta della fetta dei senza-patrimonio, cioè degli sventurati -senza-casa-di proprietà, infatti, cade nella fascia dei redditi medi, medio-bassi o bassi del tutto. Insomma, la compagnia di giro di quelli che guadagnano meno, sono vicini alla soglia della povertà o che addirittura l’hanno ormai attraversata, quella temibile soglia. Una compagnia di giro che - sempre dati Censis sott’occhio - riguarda, uno più uno meno, dai 10 agli 11 milioni di italiani.

Mica tutti barboni, nemmeno tutti proletari o cronici disoccupati meridionali. No. Colpa dell’euro così esosamente introdotto, dentro alle grinfie dell’indigenza, o, se non proprio dentro, assai vicino, sono caduti, infatti, nel giro degli ultimi tre-quattro anni, anche almeno 600 mila famiglie del cosidetto ceto medio, impiegatizio e urbano.

Il vasto mondo dell’affitto-tagliola ha queste fattezze: quasi la metà dichiara un reddito medio o medio-basso; e, in tale universo a scartamento già ridotto, l’incidenza della pigione vale dal 35 al 40 per cento dell’intero reddito. Fuori misura, quasi il doppio di quello che viene generalmente considerato un “canone sostenibile” (intorno al 20 per cento del reddito mensile).

Affitto impagabile. Nel vero senso del termine: sono tante infatti le famiglie che non ce la fanno a pagarlo. E che vengono ”sbattute fuori“. La chiamano “zona grigia”, è la fascia delle famiglie che non ce la fanno a pagarsi la pigione. Ma in realtà è un buco nero, soprattutto nei grandi centri urbani. Negli ultimi 5 anni, si dà il caso, gli sfratti sono aumentati dell’11 per cento e quelli per morosità del 21. Questo oggi. Ma nel 2007, cioè l’anno prossimo, di questo passo l’incidenza dell’affitto tra le famiglie con un reddito annuo inferiore ai 10 mila euro finirà per sfiorare il 60 per cento; e il 40 per chi guadagna tra i 10 e i 20 mila euro. Karakiri. Un suicidio sociale. Anche una “bomba” sociale.

“Gli anziani senza amore muoiono”, è il titolo di una toccante mostra allestita qualche mese fa a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Ma anche “senza casa” gli anziani muoiono. I dati degli sfratti li riguardano molto da vicino. Sempre della stessa S. Egidio è un dossier molto significativo: a Roma il 55 per cento delle famiglie sotto sfratto e il 20 di quelle colpite da provvedimenti esecutivi sono composte da anziani. Non più tardi di qualche giorno fa, il Corriere della Sera, pubblicava un eloquente elenco di “prossimamente sfrattati”, con nome, cognome ed età. Per esempio, Marisa Lucarini, 80 nni, Ferruccio Molli, 76, Domenica Fiorini, 81, Giovanni Meloni, 80...

Classifica di tipo nuovo: Roma maglia nera, al primo posto per il numero degli sfratti eseguiti, una media di 10 al giorno.

Ma non solo Roma. “Action Milano” denuncia una emergenza-casa anche nell’ex capitale morale: nel corso del solo 2004 hanno avuto luogo oltre 3mila occupazioni spontanee e sono oltre 10 mila i milanesi sotto sfratto. E con tutto ciò, il Comune non sa fare altro che «consegnare 100 alloggi pubblici l’anno, l’1% di quelli che occorrerebbero». A Napoli nello stesso anno gli sfratti sono stati 2.000, la Jervolino ha elargito 3mila euro una tantum a ciascuna famiglia buttata fuori, «una elemosina, se si tiene presente che per 75 mq in periferia - Scampia, Secondigliano - si pagano 850 euro al mese». Tanto per dare un’idea, in Italia sono 150 mila le famiglie sotto sfratto, 600 mila quelle in lista di attesa per un alloggio popolare (leggi affitto sostenibile). Ma è un miraggio anche questo. I 250 milioni che lo Stato stanzia sotto il nome “emergenza abitativa” non sono altro che un pannicello caldo, solo una finta (per nulla decente): se solo si pensa che servirebbero subito almeno 2 milioni di alloggi così chiamati di Edilizia Residenziale Pubblica (leggi sempre ad affitto sostenibile).

In buona compagnia: l’Italia non è l’unico Paese della Ue a soffrire del mal di casa. Secondo il Cechodhas (Comitato europeo di coordinamento delle abitazioni sociali) nella felix Europa 2005 vivono tre milioni di “senza casa”, 15 milioni in abitazioni precarie, centinaia di migliaia di sfrattati. Sotto il segno del mal comune: prezzi alle stelle e redditi down.

“Voglio avere una casa per andare in giro per il mondo”, recitava lo striscione in uno dei tanti e combattivi cortei che sull’emergenza-abitazione hanno battuto le città italiane. Una casa, quasi una mission impossibile (dati i costi) per parecchi milioni di noi. Eppure le case ci sono. Sfitte. “Gente senza casa, case senza gente”, gridava un altro slogan. Un altro male che condividiamo con l’Europa, ma che in Italia è particolarmente sviluppato. Sempre secondo il Cechodhas, il record delle case sfitte è appunto tutto italiano, con il 24 per cento sul totale dei 26 milioni e mezzo di appartamenti che costituiscono il nostro universo abitativo (il 19 per cento al Nord, il 20 Centro, il 34 al Sud). Dati pesanti. Nel suo ultimo censimento (2001), l’Istat contava quasi sei milioni di case sfitte (Roma 270 mila unità, Palermo e Torino circa 160 mila, Milano 130 mila, Napoli, Bri, Genova, circa 100 mila, ecc.). Sei milioni, dopo tutto, vogliono ben dire un quarto del nostro patrimonio abitativo esistente. Un “contenitore” di tutto rispetto e, parrebbe, abnorme.

«Non tutto lo “sfitto” è in realtà tale», dice Massimo Pasquini, segretario dell’Unione Inqullni di Roma - Gran parte è “coperto” da tre voci consistenti: immigrazione, studentato, turismo». Per dire, redditizi B&B, stanze per gli immigrati a prezzi da strozzino, letti per gli universitari a peso d’oro. «Veramente sfitte, per esempio a Roma, non ci sono più di 50 mila abitazioni». Insomma, più che di “sfitto”, trattasi di sommerso. di case in nero. Un patrimonio prezioso (per chi lo detiene), fonte di altissima e sicurissima rendita (visto il costo degli affitti e degli immobili), nonché ottimo ingrediente per mantenere alte, sempre più alte, sia la domanda che l’offerta in materia di edlizia abitativa.

Abitazioni Impossibili da acquistare e Affitti d’Usura. Si dice emergenza casa.

Sandro Medici, 53 anni, ex giornalista del Manifesto, eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione comunista, è presidente del X Municipio a Roma. Il X Municipio è il grande quartiere che comprende Cinecittà e si estende fino a lambire Frascati: 200 mila abitanti, uno del più grandi di Roma, a impianto fortemente popolare, periferico, ma non senza qualche consistente insediamento di ceto medio. Tremila sfratti in corso. Che riguardano - dice Sandro Medici - «non i senza-casa cronici o gli immigrati. No, rguarda famiglie che si sono impoverite, che non ce l’hanno fatta ad approfittare della cartolarizzazione proprio per mancanza di mezzi - questo è una zona con forti presenze di residenza pubblica che è stata immessa nel mercato - e che, passato il periodo di moratoria, si sono trovati davanti allo sfratto generalizzato».

Sfratti “freschi” che si aggiungono alla “massa critica” già esistente e che fa di Roma la prima città d’Italia in materia. Nel territorio del X Municipio, in via Lucio Calpurnio Bibulo, c’è un palazzo disabitato da 15 anni. Un palazzo privato, appartenente ad una società che di nome fa 3A. Facendo ricorso ad una ordinanza, «che è perfettamente legale, ma in disuso, dimenticata, e che viene usata solo in caso di emergenza, terremoti e simili», il presidente ha requisito tredici appartamenti. E ci ha messo dentro 13 famiglie. Che ora sono «famiglie felici». Famiglie serene, che si sentono protette e pagano regolarmente un affitto, a canone sociale, in un fondo garantito.

Che c’è che non va?

Sandro Medici è sotto doppia inchiesta: la prima per abuso di potere attivata d’ufficio dal pm di Roma Vitiello. E la seconda da parte della società proprietaria che al Tar chiede un intervento e a lui i danni.

Le brutte storie del tetto che scotta.

Maria Rosa Calderoni
Roma, 2 febbraio 2006
da "Liberazione"