Como - giovane cingalese “fucilato” a freddo da un vigile

«E’ stata un’esecuzione. L’hanno ucciso perché è negro»

Parla un amico di Rumesh. Era in macchina con lui. «Invece di concentrarsi sull’assassino, dicono che il mio amico è un delinquente»

Writers

Writers

Photo by Romeo Cerri

Rumesh Rajgama Achrige, il ragazzo cingalese di 19 anni ridotto in fin di vita dalla pistola di un vigile del nucleo anti-graffitari del Comune di Como, è in gravi condizioni all’ospedale. Ma non gli saranno espiantati gli organi.

Per ora. Perché chi legge il bollettino dei medici («stato di coma con deficit neurologici») sa che comunque è più morto che vivo.

La magistratura ha imposto il segreto istruttorio, ma sul capo dell’uomo che ha sparato (39 anni) pende l’accusa di lesioni personali gravissime.

Il caso di Rumesh sta sconvolgendo il capoluogo di provincia lombardo, probabilmente l’unico centro in Italia a destinare vigili urbani armati contro i giovani “writers”.

Nel pomeriggio un centinaio di ragazzi si è riunito nella piazza principale per protestare contro la giunta; l’opposizione chiede le dimissioni dell’assessore alla Polizia Locale,Francesco Scopelliti (An), l’ideatore insieme con il sindaco Stefano Bruni (Fi) del reparto speciale. Il comandante dei vigili di Como ha diramato un comunicato: «Non siamo dei rambo», ha detto.Poi ha espresso la solidarietà alla famiglia di Rumesh e la «vicinanza al nostro collega che, pur con un tremendo epilogo, ha fatto il suo dovere».

Sei amico di Rumesh?

Sì, ero in macchina con lui.

Come ti chiami?

Nessuno, mi chiamo nessuno.

Sei Nadir?

No, ti ho detto: sono nessuno.

Quanti anni hai?

18.

Mi vuoi raccontare che cosa è successo?

Perché lo chiedi a me? Vai all’ospedale (Sant’Anna di Como, dove Rumesh Rajgama Achirige, 19 anni, è in coma da due giorni dopo che un vigile del nucleo anti-graffitari gli ha sparato un colpo di pistola alla testa ndr). Vai lì, troverai anche il magistrato e l’uccisore. L’uccisore è a piede libero, e il mio amico è morto. (L’amico di Rumesh non usa la parola “uccisore”,ne usa una molto più forte, che noi abbiamo preferito non trascrivere,ndr)

Rumesh non è morto. E’in coma, ma è ancora vivo. Ho appena parlato con l’ospedale.

No, no, il mio amico è morto davanti a me. E comunque il suo assassino è libero, capisci?
Nonostante l’abbia ammazzato.
Ieri sera siamo stati all’ospedale per ore a rispondere alle domande dei giornalisti della tv, della radio e dei giornali, e questa mattina vedo che il mio amico ci fa la figura del delinquente graffitaro, mentre neanche una riga sull’agente che l’ha ucciso.
Rumesh non è un criminale, è solo uno che va in giro con la bomboletta. Ma poi mica ci hanno fermato per quello, i vigili.

E perché vi hanno fermato?

Non è vero che c’è stato un inseguimento. Non siamo scappati. Il problema è che Rumesh guidava la macchina di suo zio senza avere la patente, solo il foglio rosa. Questi due agenti ci hanno fatto segno di fermarci con la paletta, Rumesh ha proseguito, ha fatto una rotonda e poi si è fermato al semaforo. Loro sono scesi, ci hanno puntato la pistola attraverso il finestrino e ci hanno fatto uscire dalla macchina. Uno di loro l’ha preso violentemente per il cappuccio, gli ha puntato la pistola sul collo e gli ha detto “Adesso ti faccio vedere io”.
Poi è partito il colpo. Il vigile si è subito portato le mani sul viso, e ha detto: “Oddìo ho perso il lavoro, ho perso tutto”.
Capisci? Neanche si è preoccupato che Rumesh era per terra, morto. L’ambulanza l’ha chiamata un passante (un agente in borghese che passava per caso facendo jogging, e che ha immobilizzato il vigile, ndr).

Quanti eravate in macchina?

In cinque. Il più piccolo ha 15 anni. Io lo ammetto, siamo stati dei coglioni ad andare in giro senza patente. Ma nei paesi dell’Africa non fanno così nemmeno agli animali.
In Africa uno pensa che succeda di tutto, e invece non ammazzano la gente in questo modo. Qui a Como nessuno è scioccato perché pensano che Rumesh fosse un delinquente e che se lo meritasse.
Il suo uccisore è libero.

Lo sta interrogando la magistratura.
Su di lui pende l’accusa di lesioni personali gravissime. E’un reato serio.

Macché. Non gli faranno niente. I poliziotti non vanno in carcere. Tu che non vivi a Como scrivilo per favore: questa è stata una esecuzione, non è stato un incidente.

E perché il vigile avrebbe voluto ammazzare Rumesh?

Perché era un negro, perché ha la pelle scura.

Prima di ieri eravate spesso nel mirino dei vigili o della polizia?

C’è stata un’inchiesta, archiviata qualche mese fa.
Erano partite 42 denunce.

C’eravate anche tu e Rumesh tra gli indagati?

Alcuni di noi, sì.

A Como come si vive?

E’ una città invivibile.
Niente bar, né discoteche.
Non c’è niente.

Per i giovani,intendi dire?

No, non c’è niente nemmeno per gli anziani. Per nessuno.
Vivo qui da 18 anni e posso dire che questa è una città fasulla.
Tu che vivi a Roma, vieni qui un mese, prendi in affitto una casa e racconta che cosa significa vivere a Como.

Cosa scriverei?

Che Como non è la città tranquilla che tutti immaginano.
Ogni giorno bande di ragazzini spaccano le vetrine, entrano nelle farmacie coi taglierini, commettono rapine.
E sono tutti minorenni.

E perché lo fanno?

Perché stanno male, perché qui nessuno ti ascolta.
Qui è peggio di Scampia e Secondigliano, te lo assicuro.

Non hai fiducia di nessuno, sembra.

Come faccio ad avere fiducia?
Nei prossimi giorni il centrosinistra organizzerà una manifestazione di protesta contro il sindaco di Forza Italia (Stefano Bruni, che ieri pomeriggio ha espresso «dispiacimento per l’accaduto», ma al contempo «pieno sostegno agli agenti che quotidianamente operano nel territorio nell’interesse della convivenza civile», ndr); ma so che lo fa per interesse elettorale.

Cosa chiederesti a un nuovo sindaco?

Nulla, perchè ho visto che quando c’era un sindaco di centrosinistra non è cambiato niente. So che nessun sindaco mi risponderà mai.

Sei arrabbiato?

Sono arrabbiato perchè c’è stato un omicidio ma l’attenzione si è spostata sulla vittima.
Non dico che Rumesh sia un martire, ma non è nemmeno un delinquente. Sono arrabbiato perché non mi posso più fidare della legge.
Come faccio a chiamare la polizia se ne ho bisogno, se penso che loro hanno ucciso il mio amico? E sono arrabbiato perché nessun rappresentante delle istituzioni è andato dalla madre di Rumesh a darle un fiore, nessuno si è fatto vivo per portarle delle scuse, per chiederle come sta.

Che farai?

Se poi succederà come in Francia saranno cazzi loro.

Laura Eduati
Como, 31 marzo 2006
da "Liberazione"