Il Tar ha fissato dei paletti ben precisi entrando nel merito e sottolineando le numerose irregolarità emesse da quei comuni che hanno scelto di “fotocopiare” l'ordinanza di Cittadella

Dal Tar stop alla Lega: illegali quelle ordinanze sui migranti

Le ordinanze impugnate riguardavano in particolare i comuni di Lecco, Seregno e Biassono

«Un risultato pienamente positivo». Giorgio Roversi, responsabile immigrazione della Cgil Lombardia, ne è pienamente convinto. Ieri il Tar lombardo ha sospeso otto ordinanze comunali che copiavano nella sostanza quella emessa dal celebre sindaco leghista di Cittadella, Massimo Bitonci, accogliendo i vari ricorsi presentati proprio dal sindacato confederale. Su quell'ordinanza, nota alle cronache come “anti-sbandati”, Bitonci era stato indagato dalla procura di Padova. Un'ordinanza che prevedeva una serie di norme restrittive per gli immigrati che ieri il Tar ha definito persino «sospette di intenti discriminatori» copiata nei contenuti da almeno altri cento comuni non solo in Lombardia.

Tanto per citarne alcuni, l'ordinanza prevede, per esempio, la richiesta di un reddito minimo annuo per lo straniero e una abitazione «idonea» per chiedere la residenza. «Un abuso abnorme - sottolinea Vittorio Angiolini, l'avvocato che ha assistito la Cgil nei ricorsi - e soprattutto illeggittimo del potere d'ordinanza» che su alcune materie, come per l'anagrafe, spetta allo Stato. Proprio ieri il Tar ha dato ragione alla Cgil emettendo subito una serie di sospensive per quelle ordinanze impugnate che riguardano in particolare i comuni di Lecco, Seregno e Biassono. E la decisione del Tar è molto chiara.

«L'ordinanza impugnata - recita la sospensiva - risulta in primo luogo viziata per l'uso abnorme ed illegittimo del potere di ordinanza non potendosi ammettere - precisa il Tar - che un tale potere venga esercitato per regolare stabilmente una situazione od assetto di interessi su una materia che l'ordinanza stessa pretende di disciplinare; inoltre, al di là dell'improprietà dello strumento giuridico usato, anche il contenuto è evidentemente viziato in specie laddove - scrive il Tar - dispone per i cittadini dell'Unione una verifica “preventivamente all'iscrizione anagrafica” della provenienza e liceità della fonte delle risorse economiche di cui dispongono, e laddove sembra richiedere, per l'iscrizione anagrafica degli stranieri extracomunitari la “carta di soggiorno” e non anche il permesso di soggiorno».

«Vi sono state delle tali irregolarità - denuncia ancora Roversi - che non fanno ben sperare sulle nuove norme attese nel pacchetto Maroni». Irregolarità che attengono come visto alla richiesta della carta di soggiorno per l'iscrizione all'anagrafe. «Richiesta addirittura impensabile - sottolinea Angiolini - dato che è noto che il permesso di soggiorno viene rilasciato dopo cinque anni di permanenza sul territorio».

La decisione di merito del Tar, la sentenza, non arriverà prima di giugno; ma sta di fatto che sono stati fissati dei paletti ben precisi entrando nel merito e sottolineando le numerose irregolarità emesse da quei comuni che hanno scelto di “fotocopiare” l'ordinanza di Cittadella dando un orientamento giuridico chiaro.

«Certo - spiega ancora Graziano Gorla, responsabile Cgil delle politiche dell'immigrazione e del lavoro di Milano - rappresenta un piccolo successo anche perché laddove le ordinanze non sono state impugnate non potranno essere sospese e i singoli cittadini si potranno avvalere solo di ricorsi individuali».

Sta di fatto che un primo passo è stato fatto. «Noi - spiega ancora Gorla - ci auguriamo che questo possa riportare la politica ad occuparsi sul serio dei problemi che attengono alla questione dell'immigrazione e soprattutto sul fatto che di tali decisioni, come l'ultima del Tar, il governo ne tenga conto.

Non si può certo sostituire lo Stato o la magistratura a colpi di ordinanza in nome della tanto declamata sicurezza». «E' altresì assurdo - tuona ancora l'avvocato Angiolini - che un'ordinanza motivata da ragioni di sicurezza possa rendere invisibili alcune persone oltre che non più in grado di far valere del tutto i propri diritti». In definitiva il Tar ha posto fine, al momento, a una serie di grandi abusi che alcuni sindaci per la gran parte leghisti hanno commesso in nome della sicurezza. Ora, proprio questi ultimi minacciano il ricorso al Consiglio di Stato come ha promesso di fare Antonella Faggi, prima cittadina di Lecco, che non si fa fermare dall'alt imposto dal Tar e promette battaglia ad oltranza. Ieri, comunque, è giunta un'altra buona nuova a proposito di alcuni metodi adottati dal Carroccio.

La Cassazione è entrata nel merito anche contro le ronde. «Anche gli operatori privati - sottolinea la Cassazione - devono rispettare le regole», ricordando altresì che sono illegali le ronde a tutela della proprietà privata effettuate da vigilantes disarmati per conto di agenzie che non hanno la licenza rilasciata dal prefetto.

In altre parole, i poliziotti privati non possono effettuare controlli attorno agli “obiettivi che proteggono nemmeno se girano senza pistola”». In particolare la Suprema Corte ha replicato che l'obbligo di licenza è previsto anche quando la Vigilanza «è svolta senza armi» come detto. Un altro stop alle politiche leghiste del Carroccio.

Castalda Musacchio
Milano, 14 maggio 2008
da “Liberazione”