CONVEGNO 25/10/01

Tre proposte di legge per le carceri Lombarde

Il convegno del 25 ottobre, organizzato dal gruppo regionale di Rifondazione Comunista, è stata l’occasione per aprire, in Lombardia, un dibattito il più allargato possibile sul drammatico problema del sistema carcerario. La presentazione di tre proposte di legge per migliorare la realtà degli istituti di pena si è tradotta soprattutto nell’occasione per riunire soggetti istituzionali, sindacati e associazioni operanti all’interno delle strutture di detenzione. È stato infatti da più parti sottolineato come, sovente, l’attività legislativa sul tema, pur essendo quantitativamente rilevante, cada nel vuoto e resti lettera morta.

È toccato a Saverio Ferrari dare un quadro generale della pesante situazione in cui versano le prigioni lombarde. Dalle numerose visite effettuate del gruppo regionale di Rifondazione in numerosi istituti di pena, sono emersi dati rilevanti: innanzitutto la presenza, tra i detenuti, di un numero altissimo di extracomunitari, associata ad una elevata percentuale di tossicodipendenti. Casi quindi già problematici dal punto di vista della convivenza, esasperati da un sovraffollamento cronico e da una carenza endemica di personale (soprattutto di psicologi, operatori sociali ed educatori). Dal 1997 ad oggi il numero dei reclusi è raddoppiato, ciò in contrasto con la classifica europea per numero di crimini, che ci vede all’undicesimo posto. Si palesa quindi una deleteria tendenza: la gestione repressiva e giudiziaria di quelle che in realtà sono sofferenze sociali e che va di pari passo col sistematico smantellamento del welfare (come avviene negli Stati Uniti ormai da anni). Dall’esperienza diretta, è nata l’esigenza di rilanciare la discussione sull’importanza delle misure alternative alla detenzione e sulla necessità di aprire le carceri verso la società.

I tre testi proposti mirano a cercare di colmare la distanza che intercorre oggi tra la realtà esterna e quella interna alle prigioni, facendo recuperare al detenuto la coscienza di appartenere alla società civile.

Il nostro assessore Giovanni Martina ha illustrato sinteticamente i due provvedimenti riguardanti sanità e lavoro. Nel primo caso si tratta di rendere l’assistenza sanitaria all’interno del carcere una realtà concreta, in quanto ad oggi tale ruolo è ancora in carico al Ministero della Giustizia; è infatti partito a livello nazionale un progetto di sperimentazione (su un decreto legislativo del 1999) per trasferire al SSN le competenze di assistenza ai detenuti. Lo strumento individuato dalla proposta legislativa è quello delle convenzioni con le ASL.

Rispetto alla problematica del lavoro, è stato evidenziato come meno del 4% dei detenuti risulti occupato; si suggerisce quindi una serie di interventi per agevolare la creazione di cooperative all’interno degli istituti di pena e l’obbligo da parte dell’amministrazione regionale di acquistare beni e servizi da attività produttive interne alle carceri.

La terza proposta, quella relativa all’istituzione della figura del difensore civico per le persone private della libertà personale, è stata brevemente illustrata da Luigi Lia. Si tratta di una proposta con dei limiti dovuti alla necessità di muoversi in un ambito legislativo regionale già definito, che mira fondamentalmente a sollevare la questione delle libertà democratiche all’interno della vita carceraria e del rispetto dei diritti costituzionali. Il difensore civico potrebbe affiancarsi a figure già esistenti (magistrato di sorveglianza); più concretamente, però, la proposta di legge mira ad aprire un dibattito sulla necessità di rendere fattibili misure di verifica su abusi o inadeguatezze del sistema penitenziario.

Il dibattito seguito alla presentazione dei testi ha visto la partecipazione di numerosi esponenti delle amministrazioni carcerarie (San Vittore, Opera, Monza, Mantova, Voghera). Gli interventi sono stati quasi tutti caratterizzati da una puntuale analisi delle proposte di Rifondazione Comunista, accompagnati da suggerimenti concreti ed osservazioni puntuali, frutto della quotidiana esperienza sul campo.

Il presidente milanese della associazione Antigone, ha sostanzialmente confermato l’analisi della situazione generale delle carceri lombarde, sottolineando l’importanza di una forte denuncia politica della inattuazione delle leggi italiane in materia.

A conferma di tale inadempienza, è intervenuta la vice-presidente della Regione Lombardia, Fiorenza Bassoli, che ha evidenziato come l’amministrazione regionale latiti vergognosamente sull’argomento, ignorando provvedimenti sottoscritti negli anni passati e non proponendo nulla di specifico ed efficace nel piano socio-sanitario triennale.

Per la CGIL era presente Nicolosi, segretario regionale: egli ha riaffermato la necessità di portare all’interno delle carceri la cultura del lavoro e ha ricordato come, quando si fanno interventi di tipo socio-assistenziale, la logica del mercato può anche essere messa in secondo piano, a vantaggio del sostegno al recupero dei detenuti.

Ha concluso il congresso l’on. Pisapia, riportando all’attenzione dei presenti le drammatiche prospettive che si aprono a livello nazionale dal punto di vista legislativo, in relazione al programma delle destre in materia di ordine pubblico.

L’importanza di questa iniziativa sta anche nel fatto di andare contro tendenza, cercando di dare al problema della detenzione quello spessore e quella problematicità indispensabili per affrontarlo in maniera corretta.

Scheda

Sono 8000 i detenuti in Lombardia distribuiti in 18 case circondariali e di reclusione, un carcere minorile, un ospedale psichiatrico e un centro di detenzione per extracomunitari, il centro di Via Corelli.
Fra questi la presenza di tossicodipendenti dichiarati arriva fino al 30%, e quella degli extracomunitari varia da un minimo del 30% a punte del 60%.
Le condizioni di vita di questi detenuti sono notoriamente di sovraffollamento (sono 3000 in più dell'effettiva capacità delle strutture), di assenza di attività di socializzazione, di pessimo servizio di assistenza socio-sanitaria, di impossibilità di svolgere attività lavorative in genere.
"E' un quadro questo - dichiarano Giovanni Martina e Gianni Confalonieri, rispettivamente Consigliere e Capogruppo regionale di Rifondazione Comunista - che abbiamo più volte denunciato, verificandolo di persona attraverso numerose visite a tutti gli istituti penitenziari che abbiamo svolto regolarmente nell'ultimo anno.
Una situazione talmente drammatica a cui vogliamo porre in parte rimedio con i tre Progetti di legge che abbiamo depositato in Commissione carceri del Consiglio regionale."
I tre Pdl riguardano l'istituzione del difensore civico per i detenuti, la tutela della salute, la tutela del diritto al lavoro.

Istituzione del difensore civico anche per i detenuti

Per quanto riguarda il primo esso propone l'istituzione del difensore civico anche per i detenuti. Tale figura, di cui usufruiscono già da anni i 9 milioni di cittadini lombardi, è un'autorità super partes garante dell'imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione, esteso alla popolazione carceraria garantirebbe un rapporto di trasparenza anche con chi si trova in condizione di ristrettezza della libertà personale, sarebbe, inoltre, uno strumento in più per garantire i diritti di cittadinanza anche nella realtà difficile e drammatica del carcere.

Tutela della salute dei detenuti

Il secondo Pdl prevede la tutela della salute dei detenuti attraverso il passaggio delle competenze dall'amministrazione penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale. Attualmente, infatti, mentre i cittadini italiani possono godere di un servizio sanitario che garantisce, seppur con qualche limite, dei livelli di assistenza buoni ed omogenei, la tutela della salute dei carcerati dipende dall'Amministrazione penitenziaria, la quale non è in grado di far fronte alle reali necessità dei detenuti. Un D.Lgs. del 1999 prevede la possibilità di sperimentazione per le regioni del trasferimento delle funzioni di assistenza sanitaria dal penitenziario al SSN, ma la Regione Lombardia non ha aderito a tale sperimentazione, il Pdl del Prc propone, quindi, di ovviare alla indisponibilità della Regione e nello stesso tempo chiede di anticipare i tempi del trasferimento definitivo attraverso lo strumento della convenzione con le Aziende Ospedaliere e le ASL su richiesta dei Direttori dei penitenziari.

Tutela del diritto al lavoro

Il terzo Pdl si occupa della tutela del diritto al lavoro. Attualmente, infatti, su 8000 detenuti solo 300, cioè il 3,75%, hanno un'attività lavorativa (sia esterna che interna), ciò significa che i disoccupati sono il 96,25%. Questo dato è esattamente il contrario della situazione lombarda, dove il tasso di disoccupazione è del 4%. Il progetto di legge tende, quindi, a risanare questa situazione che, proprio nella nostra regione, non trova alcuna giustificazione economico-produttiva. Si propone che gli Enti pubblici regionali riservino una quota, il 10% delle loro risorse, per l'acquisto di beni e servizi forniti e prodotti dalle attività dei detenuti, i quali devono associarsi in cooperative sociali registrate. In pratica garantendo un mercato alle produzioni dei detenuti si può stimolare lo sviluppo dell'attività lavorativa degli stessi, che altrimenti rischierebbero di non avere sbocchi. Ai Direttori delle carceri spetterebbe il compito di promuovere la costituzione di tali cooperative.

"Con questi Progetti di legge - concludono Martina e Confalonieri -, estremamente semplici da attuare, non pensiamo certamente di risolvere la drammatica situazione delle carceri, ma vogliamo cominciare ad introdurre un principio di civiltà contro la tendenza a trasformare i penitenziari in contenitori del disagio e della marginalità sociale." Tiziana Saporito

Federazione Brianza del PRC
scheda a cura di Tiziana Saporito
Milano, 25 ottobre 2001