In piazza ambientalisti, operai e bersaglieri

Proteste alla Scala

Transenne e polizia per la prima di S. Ambrogio

Piazza della Scala blindata per la prima della stagione.
Le transenne proteggevano, ieri sera, l'arrivo degli eleganti invitati ad assistere all'Otello di Verdi. Ben protetti dalle forze dell'ordine hanno sfilato signore ingioiellate e con abiti delle migliori firme italiane.
D'altra parte era la prima della Scala. E proprio perché si trattava di un evento culturale tra i più importanti, esso rappresentava anche un'ottima occasione per chi voleva far sentire le proprie ragioni e dare eco alle proprie proteste. E così erano tanti, ed eterogenei, i manifestanti che si sono dati appuntamento nella piazza davanti al Piermarini. C'erano gli animalisti, ormai habitué dell'appuntamento.
Ma c'erano anche gli operai dei Cobas di Arese, i pulitori delle Ferrovie e persino i bersaglieri. Tutti tenuti rigorosamente lontano dall'ingresso del teatro, a ridosso di Palazzo Marino. Divieto assoluto di superare la statua di Leonardo. Fin dalle 17 la circolazione in via Manzoni era regolamentata da un filtro di polizia. Deviati anche i tram. Ma i manifestanti sapevano come far sentire la propria voce.
Si sono organizzati con fischietti e megafoni e musiche. lo slogan del Gruppo azione non violenta di Milano era «contro la guerra senza ma e se»: in venti sfidavano il freddo distribuendo volantini, sul viso una maschera bianca: bianco come l'innocenza e il rifiuto della guerra.
Accanto a loro i giovani obiettori e le associazioni pacifiste.
Gli ambientalisti si accanivano contro il loro principale bersaglio: «Pellicce, vestiti di morte», ma non mancavano striscioni di solidarietà alla magistratura, «libera e indipendente». C'erano pure i Bersaglieri venuti con tanto di fanfara, quelli della sezione Luciano Manara, la compagnia più decorata dell'Esercito.
Protestavano per non essere mandati via dalla caserma di Milano, che ospita il terzo reggimento fin dal 1937.
Hanno avuto il permesso di manifestare, ma con il divieto assoluto di intonare l'inno di Mameli durante il passaggio del presidente della Repubblica.
Altrimenti, come di prassi, Ciampi sarebbe stato costretto a scendere dall'auto e mettersi sull'attenti.
Gli operai dell'Alfa Romeo di Arese, infine, chiedevano un incontro con uno dei ministri presenti alla Scala o con il Presidente della Repubblica. «Nessuno vuole parlare con noi, noi restiamo sulla strada», gridavano.

Redazione di Milano di Liberazione
Milano, 8 dicembre 2001
da "Liberazione"