A proposito della richiesta di grazia per Adriano Sofri

Della differenza fra la galera e un girotondo

Un illustre filosofo del pensiero debole, Gianni Vattimo e uno dei leader fondatori del movimento dei girotondi, Francesco Pardi hanno sentito il bisogno di scendere in campo contro la possibilità che Adriano Sofri esca dal carcere grazie all'intercessione di Silvio Berlusconi.

Sofri - dicono i due - deve rifiutare, deve resistere, deve rimanere in carcere, deve dal carcere continuare la sua lotta contro chi ha calpestato la democrazia, ha fatto passare la legge Cirami, protegge Previti ed altri malfattori nonché se stesso. Deve contribuire, insomma, rimanendo in galera, a spazzar via la grande "immondizia" rappresentata da Berlusconi e dal suo governo.

Restituire la libertà a Sofri

Dico subito che trovo le parole dei due illustri rappresentanti della sinistra semplicemente disumane. Disumane e, quindi, politicamente sbagliate. Anzi politicamente sbagliate perché disumane. Come si fa a chiedere ad un uomo che è in galera, che sta scontando ingiustamente una pena, che ha visto in questi anni chiudersi ad una ad una tutte le possibilità che potevano farlo uscire dal carcere, di rinunciare alla sua libertà in nome dell'antiberlusconismo? Si chiede a Sofri di farsi carico della lotta contro Berlusconi (e questa è già un'idiozia) e lo si carica di un ulteriore peso e di una ulteriore terribile responsabilità. Con la stessa leggerezza con cui si può chiedere una firma sotto un appello e la partecipazione ad una manifestazione. Ci scusino i due illustri professori se ci permettiamo una battuta, ma il carcere non è un girotondo e non è neanche un duro, magari drammatico atto di lotta. I girotondi e anche le più impegnative espressioni della battaglia politica si fanno in libertà, anzi esigono e sono espressione di libertà. Questa ad Adriano Sofri è negata e questa dobbiamo intanto restituirgli.

Il male oscuro

Le parole di Pardi e di Vattimo hanno provocato lo stupore, il disagio e anche la rabbia di molti a sinistra. Ma esse provocano anche qualcosa di più: in senso di malessere e un profondo sgomento. Perché denunciano un male oscuro, quasi un peccato di origine del quale molti a sinistra non riescono a liberarsi. Quel male oscuro che impedisce di vedere le persone in nome della politica, che giustifica ogni mezzo in nome di un fine ritenuto nobile. Mali antichi, ahimè, che la sinistra ha pagato cari ai quali se ne sono aggiunti di più moderni, mai abbastanza denunciati: la demonizzazione dell'avversario, l'estremismo verbale per coprire il moderatismo politico, l'opposizione intesa come lotta per avere un potere e non per cambiare la società. Si chiedano per favore in tutta onestà Vattimo e Pardi: Berlusconi, la sua egemonia politica economica e culturale nel paese sarebbero in qualche modo colpiti se Sofri rimanesse in carcere? Se lo chiedano, per favore, prima di riaprire di nuovo bocca sull'argomento.

Il Papa in Parlamento ed i possibili provvedimenti per rendere meno dura la condizione dei carcerati

Domani il papa sarà in Parlamento. Sono in molti ad aspettarsi un discorso di perdono e di pacificazione. Se lo farà, sarà un fatto importante. Ma questo Parlamento avrebbe potuto non attendere il pontefice per fare un atto politico di clemenza, per approvare un indulto e un'amnistia che renderebbero la libertà a tanti detenuti e la situazione delle carceri meno pesante per chi deve rimanerci. Finora non è stato così. Finora abbiamo assistito solo a scontri fra schieramenti nei quali le condizioni della popolazione carceraria è stata sempre messa in secondo piano in nome del protagonismo di questa o di quella forza politica. Finora gran parte della sinistra ha preferito bloccare ogni iniziativa pur di evitare di agevolare l'avversario politico. Finora ha vinto la logica: meglio gli innocenti dentro che i colpevoli fuori. E' una logica perversa, la stessa che fa preferire Sofri in galera pur di far mostra di "antiberlusconismo".

Ritanna Armeni
Roma, 13 novembre 2002
da "Liberazione"