Verso Pechino lungo 137mila km di contestazioni annunciate per il Tibet

Olimpia, torcia accesa tra le proteste. Ma Giochi e politica si intrecciano da quando Owens umiliò il Führer

Niente di nuovo sotto i cinque cerchi. L'intera èra moderna delle Olimpiadi - segnate dallo spirito di De Coubertin - è da sempre intrecciata agli eventi politici. Che entrano prepotenti nei Giochi durante le due guerre.

Manette olimpiche a Pechino

Photo by Reuters

I telegiornali italiani ce lo hanno offerto come un blob già confezionato. Le sacerdotesse vestali che trasformano in fuoco la luce del sole sulla collina di Olimpia e - stacco - un contestatore cinese con bandiera nera e cinque manette al posto dei cerchi che invade lo schermo del cerimoniere cinese Liu Qi. Le Olimpiadi di Pechino 2008 iniziano da qui.

Che la cerimonia di accensione della torcia dei prossimi Giochi olimpici fosse a rischio era prevedibile da tempo. Le autorità cinesi avevano messo le mani avanti già da diversi giorni, accusando sugli organi principali di stampa (“Il Quotidiano del Popolo”) e in via ufficiale il Dalai Lama e la sua «cricca» di voler «prendere le Olimpiadi in ostaggio per forzare il governo cinese a cedere sull'indipendenza del Tibet».

In realtà i tre attivisti entrati in campo tv (mondovisione) durante la cerimonia di Olimpia sono in realtà tre rappresentanti di “Reporter Senza Frontiere” (“Reporters sans frontières”) , tra cui il segretario generale Robert Menard.
E' la stessa organizzazione ad aver rivendicato l'azione di protesta: «Il fuoco olimpico - si leggeva ieri sul sito dell'organizzazione - sarà anche sacra, ma i diritti umani lo sono ancora di più. Non potevamo lasciare che il governo cinese prendesse la torcia olimpica, un simbolo di pace, senza denunciare la drammatica situazione dei diritti umani in Cina. Tutti i mezzi devono essere utilizzati per condannare le gravi violazioni delle libertà basilari in Cina. Protesteremo ovunque sarà possibile».

Le bandiere nere con le cinque manette sono entrate in campo proprio durante il discorso di inaugurazione del presidente del comitato organizzatore Liu Qi, che non ha battuto ciglio e ha continuato imperterrito a leggere il suo discorso. L'intero pianeta ha potuto assistere alla protesta a parte la Cina, dove milioni di telespettatori non hanno visto alcuna scena anomala: una messa in onda differita di qualche minuto ha permesso alle autorità cinesi di oscurare le immagini “sconvenienti”, sostituendole con un filmato registrato.

All'arrivo della fiaccola a Pechino mancano 137mila chilometri. E' altamente probabile che incontrerà molti altri ostacoli lungo il suo viaggio verso il tripode e che il suo fuoco incontrerà non pochi vènti contrari.

Del resto, niente di nuovo sotto i cinque cerchi. L'intera èra moderna delle Olimpiadi - segnate dallo spirito di De Coubertin - è da sempre intrecciata agli eventi politici. Che entrano prepotenti nei Giochi durante le due guerre.

Jesse Owens - Olimpiadi di Berlino, 3 Agosto 1936

1936

A Berlino non c'è aria di boicottaggio. Hitler e il partito nazista dèttano le regole senza ostacoli e utilizzano apertamente i giochi a fini di propaganda. Negli Stati Uniti prevale l'opinione - opportunistica - di non politicizzare i Giochi e di mandare i propri atleti sul campo. L'afro americano Jesse Owens vince quattro medaglie d'oro di fronte a un Hitler talmente contrariato da alzarsi dal podio e andarsene, pur di non stringere la mano all'atleta di colore (NDR. Questo fatto però è controverso: sembra assodato che Hitler non strinse la mano ma non se ne andò). La comunità afro-americana era convinta che le vittorie degli atleti di colore avrebbero aiutato a demolire ogni tesi sulla supremazia della razza ariana. Ma avevano torto.

1968

A Città del Messico due atleti afroamericani della squadra di atletica leggera, Tommie Smith e John Carlos, durante l'esecuzione dell'inno statunitense alla cerimonia di premiazione dei 200 metri, eseguono il saluto delle Pantere Nere, per denunciare il razzismo contro gli afroamericani negli Usa.

1972

A Monaco un commando di terroristi palestinesi prende in ostaggio 11 membri della squadra olimpica israeliana. Il tentativo di liberazione da parte delle forze dell'ordine finisce in un bagno di sangue: muoiono tutti gli atleti, cinque terroristi ed un poliziotto.

1976

Ai giochi di Montreal i primi a sollevare una questione politica sono i governanti di Taiwan, che chiedono l'iscrizione del paese con il nome di Republic of China scatenando le ire della Cina Popolare e del Canada padrone di casa che è tra i principali partner economici dei cinesi. Dopo un lungo tira e molla che coinvolge anche gli americani (che minacciano un boicottaggio) a difesa di Taiwan e la debole mediazione del Cio, Taiwan deve rimanere a casa. Subito dopo è la Tanzania a chiedere l'esclusione dai Giochi della Nuova Zelanda che ha disputato degli incontri di rugby con la propria nazionale, i famosi All Blacks, in Sudafrica, paese escluso dalle Olimpiadi per la sua politica di apartheid. La Tanzania trova l'appoggio della stragrande maggioranza degli stati africani ma non del Cio che respinge il caso e accoglie i neozelandesi ai Giochi. La replica è durissima: durante la sfilata degli atleti che apre i Giochi ci si rende conto che mancano quasi tutti gli stati africani, che nella notte hanno deciso per un boicottaggio di massa. Decidono di partecipare invece Senegal e Costa d'Avorio, ma di fatto nasce un'Olimpiade a cui manca un cerchio, quello africano.

1980

Ai Giochi di Mosca nel 1980 furono gli Usa, assieme ad altri paesi del blocco occidentale, a rifiutarsi di partecipare a causa dell'invasione sovietica dell'Afghanistan iniziata l'anno precedente. Il boicottaggio fu fortemente sostenuto anche dai paesi arabi e coinvolse circa 60 paesi. Circa, perché nazioni come l'Italia parteciparono a metà, con il governo favorevole al boicottaggio e il Comitato nazionale olimpico, contrario. A Mosca, alla fine arrivò una delegazione azzurra dimezzata, senza la nutrita pattuglia degli atleti dei corpi militari, senza bandiera, senza i colori azzurri e senza inno nazionale.

1984

Il boicottaggio di Mosca non aveva nulla a che fare, ovviamente, con lo sport e poco anche con l'Afghanistan e la sua “liberazione” dal giogo sovietico. Si era in piena guerra fredda e il blocco comunista ripaga gli Usa con la stessa moneta durante le Olimpiadi di Los Angeles. Nessun atleta sovietico partecipa ai giochi.

1996

E' il centenario delle Olimpiadi moderne, Atene è convinta dell'assegnazione. Che invece finisce in mano ad Atlanta, regno della Coca-cola, tra i principali sponsor dei Giochi. L'atmosfera sportiva è completamente appannata da quella economica. A peggiorare le cose, il 27 luglio una bomba piazzata nel Centennial Olympic Park, uccide due persone e ne ferise più di cento. Responsabile dell'attentato è Eric Robert Rudolph, estremista cristiano.

Roberta Ronconi
Roma, 25 marzo 2008
da “Liberazione”