25 Aprile 2010

La storia si ripete, ma mai nelle stesse forme.

Molti dei vecchi comunisti e democratici non riescono a vedere che un nuovo tipo di fascismo, cioè di faccia reazionaria del capitale, è già arrivato da tempo e sta creando consensi popolari nella assenza totale della difesa delle istanze popolari dalla sinistra.

La storia si ripete, ma mai nelle stesse forme. Questa frase è fatta da due parti, la prima molto importante “La storia si ripete”. “La storia magister vitae” dicevano i latini. Se non si conosce la storia si fatica a capire gli avvenimenti contemporanei. Ma la seconda parte è ancora più importante: “ma mai nelle stesse forme”. Se si pensa che la storia si ripeta nelle stesse forme si rischia di sbagliare completamente

Eppure questo è un errore che soprattutto noi comunisti un po' “tradizionalisti” commettiamo facilmente e non solo per il 25 aprile. Per esempio quando il movimento fascista sorse e fece i primi passi, riuscì a creare consensi e a prendere il potere anche perché i comunisti e i socialisti furono colti di sorpresa perché si aspettavano la reazione e la repressione classica del grande capitale dallo stato borghese dell'epoca non da un movimento dal basso che si presentava come “rivoluzionario” e di cambiamento. Cosa simile oggi.

Molti dei vecchi comunisti e democratici non riescono a vedere che un nuovo tipo di fascismo, cioè di faccia reazionaria del capitale, è già arrivato da tempo e sta creando consensi popolari nella assenza totale della difesa delle istanze popolari dalla sinistra. Questa volta non arriva in camicia nera ma arriva in camicia verde e si presenta come forza di cambiamento, come unica forza di cambiamento. Per questo, e in assenza di forze di cambiamento di sinistra (che appaiono solo forze di conservazione del passato), raccoglie tanti voti e militanti fra i giovani e fra i lavoratori, anche nelle regioni ex-rosse. La Lega è una forza fascista di nuovo tipo. La Lega magari manifesterà addirittura il 25 aprile nel ricordo della Liberazione, ma è una forza che oggi, non ieri, rappresenta il volto reazionario del grande capitale industriale e finanziario.

Per questo, quanto di più sbagliato è nel giorno del 25 aprile manifestare solo per ricordare, per celebrare ritualmente e per conservare qualcosa che non c'è più. Proprio celebrando così la Resistenza - ritualmente, conservativamente, nel ricordo - la si è tradita negli anni. Con la mano sinistra la si celebrava e con la mano destra la si tradiva. Diceva Piero Calamandrei che il programma politico della Resistenza è la Costituzione. La Costituzione è stata già tradita, e profondamente tradita, anche da quanti si sbracciano oggi a dire di volerla difendere da Berlusconi. L'articolo 1, “L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, è stato tradito anche dal centro-sinistra che ha da tempo messo il profitto al posto del lavoro e dei lavoratori. Per non parlare degli articoli 41, 42, 43 che parlano addirittura di espropriazione e nazionalizzazione delle imprese “che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”. Negli ultimi 20 anni si è fatto precisamente il contrario portando avanti politiche spinte di privatizzazione non solo nel campo della produzione a partecipazione statale, ma anche nel campo dell'energia, delle telecomunicazioni e persino dei servizi sociali e sanitari, attraverso la cosiddetta sussidiarietà orizzontale inserita persino in Costituzione. E ciò ad opera del centro-sinistra, in particolare di Romano Prodi, protagonista di tutti i record di privatizzazioni.

Per non parlare dell'articolo 11 della Costituzione, “L'Italia ripudia la guerra”, tradito nella sostanza già nei primi anni del dopoguerra con l'ingresso dell'Italia nella Nato, alleanza militare sorta 5 anni prima del Patto di Varsavia e quindi senza alcuno scopo difensivo, ma solo a scopi aggressivi e di intimidazione. Quell'articolo è stato poi tradito anche formalmente con la partecipazione italiana - del governo di centro-sinistra D'Alema, Cossiga, Cossutta - ai bombardamenti della Nato su Belgrado e poi successivamente dalla partecipazione del governo Berlusconi all'invasione dell'Afghanistan (proseguita dal governo Prodi di cui fece parte anche il non-violento Bertinotti) e poi dell'Iraq. Chiediamo al Pd e al centro-sinistra: ma quale Costituzione si va celebrando e difendendo se non si chiede neanche il rispetto dell'articolo 11, e cioè il ritiro dall'Afghanistan, dove - come ha dimostrato chiaramente la vicenda di Emergency - l'Italia partecipa non ad una cosiddetta “missione di pace” ma ad una feroce guerra della Nato che bombarda anche i bambini?

Leonardo Masella (Direzione Nazionale del Prc)
Roma (22 aprile 2010)
da“Aprile On Line