PAGINE
DELLA
RESISTENZA
CARATESE

CAPITOLO TERZO

I MARTIRI DI PESSANO (parte a)

Due mesi dopo l'arresto dei componenti il C.L.N., e precisamente la notte del 26 febbraio 1945, la Resistenza caratese veniva mutilata con l'arresto di sei tra i principali componenti la Brigata S.A.P. Quella sera, Dante Cesana «Marco»si trovava nella piazzetta prospiciente la Casa di Salute di Carate per la consegna di una pistola rimessa a nuovo a Claudio Cesana.

Fatto lo scambio, Dante Cesana, a causa del coprifuoco, si disponeva  ritornare alla propria casa allungando di proposito il tragitto per far perdere eventuali tracce, mentre Claudio Cesana, distante un centinaio di metri dalla propria dimora, ritornò sui propri passi con l'arma in tasca, precedendo Angelo Viganò quando, all'angolo di via Caprotti con via Damiano Chiesa, furono affrontati dai brigatisti neri. Claudio sentì il rumore dello scatto della sicura e non ebbe esitazione: prima ancora di ricevere l'intimazione di alt si girò di scatto e, impugnata la pistola, fece fuoco; malauguratamente, il colpo non partì, per cui fu facile per gli uomini in nero, armati fino ai denti, arrestare Cesana e Viganò.

Vennero portati alla Casa del Fascio sede della Brigata Nera «Aldo Rèsega» e picchiati a sangue con tale ferocia che la madre stessa di Claudio, la mattina seguente, stentò a riconoscere il figlio. Risalendo alle amicizie dei due arrestati e a qualche zelante brigante nero, i fascisti riuscirono a stabilire la corresponsabilità di Dante Cesana; circondarono la casa e lo obbligarono ad aprire e ad arrendersi. La fortuna, questa volta, fu benigna ai familiari di costui e ad altri due partigiani che si trovavano in quel momento in casa. Infatti, in cucina, si trovava  immobilizzata in un letto una sorella di Dante, Albertina, che aveva appena partorito un bambino e, con la scusa di sistemare la puerpera ed il neonato, Dante ed il cognato Tremolada Ambrogio, Riva Carlo («Sergio») ed Attilio Bestetti, che erano intenti a pulire e ad oliare le armi da poco dissotterrate, temporeggiarono facendole sparire, con il materiale di propaganda, nel letto dell'inferma che i fascisti desistettero dal perquisire; gli altri locali venivano nel frattempo messi a soqquadro nella ricerca di quanto si trovava celato a pochi metri.

Non rinvenendo nulla di sospetto malgrado la perquisizione, essi portarono via Dante ancora in maniche di camicia; la stessa sorte toccò al Riva e al Bestetti, che, giustificando la loro presenza in quella casa con la scusa di acquistare del tabacco che il Tremolada vendeva, riuscirono poi a salvarsi dalla fucilazione.

«Sergio», nome di battaglia di Carlo Riva, non riuscì a comunicare con gli altri partigiani durante l'arresto, ma scorse «Tito»Claudio Cesana, pesto e macilento, reggersi a mala pena in piedi a causa delle percosse e dei maltrattamenti subiti; in seguito vide di sfuggita «Marco» Dante Cesana con la faccia tumefatta e la camicia intrisa di sangue. Riva e Bestetti vennero temporaneamente rilasciati e riaccompagnati a casa; questo breve intervallo permise al primo di bruciare, per tutta la notte il materiale di propaganda, mentre suo padre, invalido di guerra, sotterrava in giardino la pistola. Bestetti invece ebbe tutta la notte a disposizione per riordinare le idee ed essere pronto a rispondere ad altri interrogatori. Infatti all'alba furono di nuovo arrestati e con loro c'era anche Carlettino Vismara («Pino»), non ancora diciassettenne. Gli interrogatori, le torture, le percosse con nerbi di bue continuarono e Dante Cesana («Marco») per salvare i suoi compagni, dichiarava di essere il comandante della Brigata Partigiana e si assumeva completamente ogni responsabilità.

Alle ore 14 del 27 febbraio, in un pomeriggio quasi primaverile, i sei partigiani ammanettati vennero portati a Monza, al comando tedesco in via Tommaso Grossi, dove furono ricevuti da due file di soldati armati perché ritenuti pericolosi o per il timore che potessero scappare. Dal comando S.S. vennero fatti sfilare successivamente per le vie della città e Claudio, non potendo reggersi in piedi per lo stato in cui si trovava, venne sorretto dai compagni, pure loro incatenati.

Alberto Gabellini

Alberto Gabellini

Dante Cesana

Dante Cesana

Angelo Viganò

Claudio Cesana

Claudio Cesana

Mario Vago

Mario Vago

Angelo Barzago

Angelo Barzago

Romeo Cerizza

Romeo Cerizza

Luigi Colombo
Carate Brianza, 28 febbraio 1975
Stampatore originale: “Tipo - lito - ripamonti” - Villasanta - Milano
Trascrizione per Internet: Romeo Cerri mail: webmaster@brianzapopolare.it
Versione in formato RTF: 19750201_pagine_resistenza_carate.rtf