Oltre la memoria

Gli studenti ebrei del “Manzoni” al tempo delle leggi razziali

Giovanni Preziosi e i Protocolli di Sion

Nel fondo "Ventennio fascista" della biblioteca storica del Liceo Manzoni è presente una copia dei "Protocolli dei Savi Anziani di Sion".

Il testo aveva visto la luce per la prima volta in Russia in un'edizione abbreviata nel 1902. La redazione destinata a diventare "classica" è quella del 1905. Era in sostanza un'opera compilativa della polizia segreta zarista, che aveva attinto da libelli e romanzi antisemiti della seconda metà dell'Ottocento. La sua fortuna è successiva alla rivoluzione bolscevica: fra il 1918 e il 1920 numerose ristampe sono diffuse fra le armate bianche che combattono contro i comunisti al potere in Russia. Attraverso l'emigrazione si diffondono e poi sono tradotti in altri paesi europei. Nel 1920i Protocolli appaiono in traduzione inglese a Londra e a Boston, in francese a Parigi, in ungherese a Vienna. Dell'anno successivo sono le traduzioni italiana e serba. L'8 maggio 1920 il londinese "Times" pubblica un articolo dal titolo Il pericolo ebraico. Un pamphlet sconvolgente: richiesta di un'indagine. Esso fa riferimento a un libello, I protocolli appunto, di cui garantisce l'autenticità, benché questa fosse già allora stata messa in dubbio con argomenti ben fondati, come lo stesso autorevole giornale riconoscerà pochi mesi dopo.

Secondo questo testo esisterebbe un segreto direttorio mondiale ebraico, il cui obiettivo è quello di instaurare il dominio giudaico sul mondo. Più specificamente, da secoli esisterebbe un'organizzazione politica internazionale degli Ebrei, animata da un eterno odio per la cristianità. Essa mirerebbe alla distruzione degli Stati nazionali, indeboliti da idee disgregatrici, quali il liberalismo, il socialismo, il comunismo, l'anarchia, vere e proprie "reductiones ad absurdum" dell'idea egualitaria. Gli Ebrei, che disprezzano queste idee, dal momento che concepiscono il governo come un'arte sublime e segreta, le diffonderebbero per distruggere gli Stati cristiani e sostituire ad essi il loro dominio mondiale.

Traduttore dell'edizione italiana del 1921 è Giovanni Preziosi (1881-1945). Ex-sacerdote, dapprima legato agli ambienti del modernismo e della democrazia cristiana, aveva fondato nel 1913 "La Vita italiana all'estero", rivista dedicata ai temi dell'emigrazione, di orientamento nazionalistico. Nel 1915, mutato il titolo ne "La Vita italiana", il periodico assunse toni sempre più antidemocratici e antisocialisti. Nel 1920 Preziosi passò dal nazionalismo al fascismo, convinto della necessità di una forza politica di massa che contrastasse il bolscevismo. Nello stesso anno la sua rivista imboccò la strada dell'antisemitismo, ispirandosi non tanto agli argomenti antigiudaici della tradizione cattolica, ma ai Protocolli di Sion. Tema dominante in Preziosi è quello dei legami tra massoneria, giudaismo e bolscevismo, uniti dall'odio nei confronti del Cristianesimo.

Negli anni Venti Preziosi rimase isolato all'interno del fascismo, il cui innegabile razzismo non aveva ancora assunto atteggiamenti antisemiti. I Protocolli vendettero alcune migliaia di copie. Lo stesso Preziosi finì per lasciar cadere l'argomento, fino a quando negli anni Trenta l'avvicinamento del fascismo italiano al nazismo aprì uno spazio per la sua battaglia: "dopo essere rimasti per sedici anni negli scaffali della letteratura stravagante e marginale, essi [I Protocolli] riapparvero trionfalmente nel 1937" (S. ROMANO). L'edizione dell'ottobre del 1937 si esaurì in quattro mesi; nel febbraio del 1938 furono nuovamente editi; nell'estate del 1938, poche settimane prima della promulgazione dei decreti "per la difesa della razza", apparve l'edizione destinata a istituti pubblici e del Partito Nazionale Fascista, cui appartiene l'esemplare presente nella biblioteca del Liceo "Manzoni".

Il potere di Preziosi continuava a crescere con l'accentuarsi della politica razzista. Ministro di Stato nel 1942, il traduttore italiano dei Protocolli celebrò il suo trionfo dopo l'8 settembre del 1943, e in particolar modo in seguito alla creazione della Repubblica Sociale Italiana, una sorta di protettorato tedesco. Il 18 novembre 1943 Hitler ricevette in udienza Preziosi e ne ascoltò le perplessità sull'effettiva capacità del Duce di combattere a fondo il giudaismo. In un memoriale del 1944, scritto per Mussolini e Hitler, il fanatico antisemita asseriva che "il Fascismo ha un solo vero e grande nemico: l'ebreo, e con lui il suo maggiore strumento, il massone. L'ebreo-massoneria domina tutta la vita nazionale ed è il vero Governo d'Italia". Nel gennaio del 1944 scrisse a Mussolini una lunga lettera in cui rivendicava il suo antisemitismo integrale e lamentava di non essere stato ascoltato negli anni precedenti. Forte dei suoi appoggi tedeschi, accusava implicitamente Mussolini di non aver sostenuto con sufficiente fermezza la causa dell'antisemitismo e si proponeva come Grande Inquisitore del regime. Mussolini cedette e gli affidò nell'aprile 1944 una Direzione generale per la Demografia e la Razza presso la Presidenza del Consiglio.

Nella primavera del 1945, dopo la caduta della Repubblica di Salò, Preziosi si uccise gettandosi da una finestra insieme alla moglie.

Barbara Bagliani (II D), Federico Catalfamo (III C), Marco Croatto (III C), Giacomo Di Martino (III C) , Alessandra Maccotta (II D), Luca Marangoni (III C), Laura Olivi (II D), Luca Povoleri (III C), Alessandro Simone Samari (III F)
Milano, 27 gennaio 2003
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