Oltre la memoria

Gli studenti ebrei del “Manzoni” al tempo delle leggi razziali

I Protocolli di Sion al Manzoni

L'edizione dei Protocolli dei Savi anziani di Sion presente nella Biblioteca del Liceo "Manzoni" di Milano - fondo Ventennio fascista apparve nell'estate del 1938, poco prima dell'avvio della legislazione antiebraica. E' una ristampa della versione del 1921 con alcune aggiunte, destinata agli Istituti pubblici e alle organizzazioni del Partito Nazionale Fascista. Essa fu inviata dall'editore al Liceo e collocata nella Biblioteca dei professori.

In apertura di libro, troviamo una significativa lunga citazione da HITLER, Mein Kampf, I, XI, che si conclude con l'affermazione: "Quando questo libro [i Protocolli] diventerà breviario di tutto il popolo, il pericolo ebraico potrà essere considerato scomparso". A questo scopo collabora anche Preziosi con la sua nuova edizione italiana.

Dopo la prefazione, scritta dal traduttore in data 15 luglio 1938 specificamente per questa edizione, e in cui si accenna alla questione dell'autenticità, troviamo un'introduzione di Julius Evola, ben noto sostenitore di un razzismo di impronta spiritualistica, redatta per l'edizione del 1937. Vi si afferma, tra l'altro: "Il problema della loro [dei Protocolli] autenticità è secondario e da sostituirsi con quello, ben più serio ed essenziale, della loro veridicità: [...] quand'anche (cioè dato e non concesso) i Protocolli non fossero autentici nel senso più ristretto, è come se lo fossero, per due ragioni capitali e decisive: 1) perché i fatti ne dimostrano la verità; 2) Perché la loro corrispondenza con le idee-madre dell'Ebraismo tradizionale e moderno è incontestabile".

Seguono i ventiquattro capitoli, attribuiti ad un Grande Vecchio, che si rivolge all'assemblea degli Anziani di Sion, ed espone il piano per la conquista giudaica del mondo, sviluppatosi con la complicità della Massoneria dal Settecento in avanti. Gli ebrei erano giunti così a controllare il potere politico, economico e culturale; solo una breve distanza separava ormai l'internazionale ebraica dal definitivo trionfo.

In appendice troviamo diversi documenti e articoli anti-semiti e un elenco di 9800 cognomi ebraici italiani. E' plausibile pensare che quanti hanno collaborato nelle istituzioni pubbliche alla politica razzista del regime, abbiano visto in questo elenco un utile strumento. Ce ne siamo serviti anche noi nella fase iniziale della ricerca, pur tenendo conto dei suoi limiti, ben espressi nelle osservazioni fatte, tra gli altri, da Eugenio Saracini, un ex-allievo del Liceo "Manzoni", autore di una Breve storia degli ebrei e dell'antisemitismo (Mondadori, Milano 1977): dopo aver passato in rassegna diversi possibili criteri di identificazione degli ebrei, conclude che è "altrettanto inutile pensare al cognome degli ebrei. Alcuni hanno origine antichissima, risalendo all'antico regno d'Israele: Levi, Cohen, ecc. Altri, specialmente quelli di molti ebrei italiani, sono propriamente toponimi, nel senso che designano località di provenienza... Altri, specialmente quelli degli ebrei tedeschi, sono cognomi di fantasia, piuttosto poetici, a volte con una certa predilezione verso le cose preziose: Morgentau (rugiada del mattino), Rosental (valle delle rose), Bernstein (ambra), Rubinstein, ecc. Ma è chiaro che portare cognomi caratteristici (che poi sono caratteristici fino a un certo punto: io stesso ho conosciuto un Colombo ebreo e un greco non ebreo) non spiega proprio niente: sarebbe come dire che il Barolo si distingue dagli altri vini per via dell'etichetta" (pp.27-28).

Barbara Bagliani (II D), Federico Catalfamo (III C), Marco Croatto (III C), Giacomo Di Martino (III C) , Alessandra Maccotta (II D), Luca Marangoni (III C), Laura Olivi (II D), Luca Povoleri (III C), Alessandro Simone Samari (III F)
Milano, 27 gennaio 2003
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