Oltre la memoria

Gli studenti ebrei del “Manzoni” al tempo delle leggi razziali

Il razzismo fascista

A partire dal settembre 1938 fu varata in Italia una serie di provvedimenti legislativi antiebraici. I decreti legge "per la difesa della razza", promossi dal governo fascista di Mussolini, approvati all’unanimità dalla Camera e a grande maggioranza dal Senato, controfirmati da re Vittorio Emanuele III di Savoia, rappresentavano una tragica svolta nella storia del nostro paese.

L’ebraismo, saldamente integrato nella società nazionale fin dall’origine dello Stato unitario, alla cui nascita aveva contribuito nel corso delle lotte risorgimentali, e a cui si era rivelato fedele negli anni drammatici della Grande Guerra, non era stato avversato dal fascismo fino al 1935-1936.

Non si può dire che il fascismo non fosse razzista già dalle sue origini: esso si basava tuttavia sull’identificazione del concetto di numero con quello di potenza di un popolo e di conseguenza mirava più alla crescita quantitativa e qualitativa di una presunta razza italiana, che non alla segregazione ed eliminazione di altri gruppi etnici. Certo è che rari sono gli spunti antisemiti nella politica del regime fino agli anni Trenta.

Molteplici ragioni portarono alle sciagurate decisioni del 1938, dalla politica colonialista in Africa, che, mettendo a confronto gli Italiani con popolazioni diverse e considerate inferiori, alimentò atteggiamenti segregazionisti nei confronti dell’altro, al sempre più stretto legame con la Germania nazista, che dalle origini vedeva nell’ebraismo un nemico mortale.

Barbara Bagliani (II D), Federico Catalfamo (III C), Marco Croatto (III C), Giacomo Di Martino (III C) , Alessandra Maccotta (II D), Luca Marangoni (III C), Laura Olivi (II D), Luca Povoleri (III C), Alessandro Simone Samari (III F)
Milano, 27 gennaio 2003
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