Guerra Civile Spagnola

«Un atto grave di revisionismo e oscurantismo»

La beatificazione di 233 «martiri dell'odio contro la fede» durante la Guerra Civile spagnola: intervista a Giovanni Pesce, partigiano in Spagna nel '36

La beatificazione collettiva celebrata domenica da Giovanni Paolo II porta all'onore degli altari 233, fra sacerdoti suore e laici, «uccisi in odio alla fede» durante la Guerra Civile spagnola. Gli altri, i martiri dimenticati, sono i numerosi sacerdoti che hanno invece combattuto durante la guerra civile a fianco delle Brigate Internazionali. Giovanni Pesce, partigiano, ha combattuto durante la guerra civile spagnola e racconta quegli anni riabilitando quanti in nome della libertà parteciparono a quegli eventi.

Il Papa ha beatificato 233 "martiri della fede" uccisi, secondo Wojtyla, da anarchici e comunisti durante la guerra civile spagnola. Come spiega questa presa di posizione del Vaticano su quegli anni?

E' uno scandalo! Una vergogna! Resto di sasso di fronte a queste notizie. Non capisco. Non riesco a capire come si possano commettere anche questi che paiono degli errori storici.

Lei ha partecipato in prima persona a quelle vicende. Perché parla di errori storici?

Noi partimmo da Parigi nel 1936. Eravamo socialisti, comunisti, alcuni indipendenti, altri del Partito d'Azione. Partimmo per combattere a fianco di coloro che sostenevano la Repubblica. Arrivammo in Spagna e l'ordine preciso della Brigata Garibaldi era: massimo rispetto per i sacerdoti. Nessuno di noi toccò un capello ai preti. Nessuno. Non nego che con molta probabilità ci furono dei gruppi anarchici, probabilmente indipendenti che commisero qualche errore, ma agirono da soli. D'altronde si tratta di una vera e propria grossolana riabilitazione del periodo franchista, perché la gran parte dei sacerdoti - e parlo del clero non dei vertici della Chiesa - in quel periodo combatterono a fianco dei repubblicani, li appoggiarono, nelle campagne, nelle città. Insomma i sacerdoti combatterono al nostro fianco.

L'azione del papa mira dunque a riabilitare il periodo franchista, negando anche la morte di quei sacerdoti uccisi in nome della Repubblica?

Non so quale sia l'intenzione del papa. A me sembra palese che si tratti di un vero e proprio attacco - e senza alcuna spiegazione - ai comunisti, Il papa conosce la storia e sa bene che proprio Franco dopo l'occupazione della Asturia ordinò una repressione feroce contro quanti combatterono a fianco dei repubblicani, vennero uccisi centinaia e centinaia di sacerdoti per suo ordine. Mi chiedo: cosa sta accadendo? Il papa, il garante della fede, ragiona con due pesi e due misure. Quei sacerdoti morti per la causa repubblicana come debbono essere considerati dalla Chiesa? Preti rinnegati?

Non possiamo pensare che il papa non conosca la storia...

Il papa la storia la conosce bene. Debbo fare una precisazione. Dopo che Franco fece il colpo di Stato molti sacerdoti si schierarono inseguito dalla sua parte e in buona parte morirono in combattimento contro le milizie, ma certo non vennero trucidati da "gruppi anarchico - comunisti" organizzati. Non so spiegarmi questo gesto se non attraverso un'interpretazione politica dell'attuale assetto vaticano. Il papa ha voluto dare a questa beatificazione insolita un significato simbolico. L'accusa è grave e denigratoria allo stesso tempo: ha lanciato un accorato appello per la fine del terrorismo in Spagna e ha beatificato 233 sacerdoti uccisi non si sa da chi. Quale è il suo messaggio? Per caso parificare i comunisti ai terroristi? A me sembra che sia evidente la sua strategia politica. Comunisti e terroristi pari sono, in questa interpretazione: e a nulla valgono anche le altre morti, le vittime di quella guerra, le centinaia di sacerdoti uccisi proprio da Franco dopo il suo colpo di Stato. Abbiamo combattuto in nome di alcuni ideali, tra i quali c'erano la pace, la libertà, il rispetto della democrazia. E allora dicevamo che se perdevamo la Spagna ci saremmo presto avviati alla seconda guerra mondiale. Così. fu. Oggi questo gesto del Papa sa di oscurantismo e di revisionismo. Un revisionismo storico che subito si tramuta in un attacco ingiustificato a quanti hanno combattuto e sono morti in nome della libertà.

Castalda Musacchio
Milano, 13 marzo 2001
da "Liberazione"