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La mattina è sorta a Lurago con l'annuncio dell'arrivo di quattro colonne, una per ciascuna delle strade che s'irradiano dal crocicchio di San Rocco. Per fortuna quella proveniente dalla radiale di Milano viene disarmata prima e un'altra proveniente dalla radiale di Como ha ripiegato sui propri passi. Le due restanti, quella che porta gli ostaggi della Puecher giungente da Bulciago e l'ultima, che arriva da Erba, par che si siano date convegno perchè si trovano quasi contemporaneamente al poco privilegiato quadrivio.
Prima a giungere con piccolo anticipo è la nostra vecchia conoscenza, la colonna dei prigionieri. Qualche colpo sparato dai partigiani luraghesi è rintuzzato con potenti raffiche di mitraglia, ed i patrioti debbono ritirarsi, senza abbandonare le armi, verso Inverigo.
Ne approfittano per inscenare una sparatoria contro due corvacci neri, Bruschi e Sala, che pagheranno più tardi il fio dei loro foschi delitti. Nello scontro rimane ferito Angelo Bartesaghi, diciottenne, un coraggioso ragazzo che ha salvato gli elementi della sua formazione, quando la persecuzione fascista stava per annientarli, andando ad avvertirli ad uno ad uno. Preso poi di mira dagli avversari, non riuscendo ad essere accettato in Svizzera perchè troppo giovane, si era arruolato nelle Brigate Nere, svolgendovi servizio d'informazioni per i partigiani ed avvisando i contadini delle prossime perquisizioni annonarie. Ma arrestato come sospetto, ha passato in carcere dodici giorni. Infine è riuscito a fuggire dal presidio repubblicano presentandosi armato al comando Patrioti del suo paese qualche giorno prima della liberazione.
Al crocicchio è rimasto con le due colonne -- quella di Erba è nel frattempo arrivata -- il Prevosto di Lurago, don Abramo Mauri, che decide di parlamentare. Chiede di parlare con un comandante e lo presentano a quello della colonna di Erba, Gallarini. -- Guai se si spara! -- è la risposta del capo nero alle richieste del sacerdote. Naturalmente questo assicura che nessuno molesterà i troppo forti avversari, e ad ogni buon conto sale in paese recandosi poi anche a Inverigo dove si son portati i patrioti, per garantirsi dell'osservanza dell'impegno.
Due ore si prolunga la sosta dei repubblicani. Alle 11 cominciano a muoversi, alle 13 il quadrivio è libero. respiro più che legittimo per il paese e dintorni. Però non tutti i fascisti se ne sono andati; sembra quasi un prodigio, eppure un'ottantina di persone, uomini e donne, finiscono col restar prigionieri dei rispuntati partigiani e vengono tradotte alle scuole di Lurago.
Riprende la marcia, e con essa l'ansietà dei prigionieri.
I fascisti però, se non tutti alcuni, da qualche tempo sono diventati più umani, offrono sigarette, gallette... che succede? Eppure dovrebbero ringalluzzirsi; hanno incontrato strada facendo alcune colonne bene armate, vanno a Como a vedere il "duce", hanno notizia certa che Como stia arrendendosi: tutte gioie; dicono persino che l'Inghilterra sia in trattative di alleanza colla Germania, e dunque? Perchè diventar cordiali, generosi? Gli ostaggio hanno il senso di una soluzione prossima. Ancora qualche momento tremendo quando temono che una tregua stabilita coi patrioti di Alzate possa venir violata: allora, sarà la fine?
Ma le cose precipitano ora in altro senso. Da cordiali i fascisti si fanno teneri e patetici, quindi ansiosi, poi ad un tratto mostrano i visi pallidi perchè qualcuno ha annunziato: -- MUSSOLINI HA FIRMATO LO SCIOGLIMENTO DELLE BRIGATE NERE!
Sono i prigionieri, adesso ad urlare di gioia!
Come impazziti, i fascisti gettano le uniformi e si travestono con abiti "che avevano pronti nelle valigie"; comperano stoffe da un venditore ambulante di passaggio e se le buttano addosso, stracciano tessere, cambiano i fascetti con le stellette e la camicia nera in grigioverde, molti gettano le armi dandosi alla campagna.
E' il collasso grottesco spaventoso e vile.
Gli ex-prigionieri invertono con disinvoltura la situazione e fanno arresti: il tenente Degli Occhi s'è preso con sè tre guardie repubblicane e se le porta verso Inverigo che vuol raggiungere perchè vi conosce i capi e vuol raccomandare i tre fascisti: sono stati benevoli con le loro prede, quei tre, e il cuore partigiano non dimentica.
L'odissea è finita. Ne resta un ricordo fosco che non è rancore nè desiderio di vendetta, ma soltanto passione di giustizia. Per gli altri, quelli che non torneranno.

ULTIMA PULIZIA

Il sanguinoso passaggio della colonna ha lasciato atmosfera di tensione. Le popolazioni sono in fermento, voci false corrono, di eccidi inimmaginabili, invasioni nazifasciste, saccheggi in grande stile; e su tutto il terrore supremo: arrivano i tedeschi, arrivano i fascisti! Sono belve scatenate, brucian tutto, uccidono...
Il tricolore è sparito da ogni finestra, la gente cammina accosto alle case guardandosi indietro.
Di vero non c'è che il passaggio di qualche macchina in fuga, alcune sparanti. A Lambrugo ne hanno fermata una con a bordo 4 briganti neri e il famigerato don Bruzzesi: buona preda. Sempre a Lambrugo il comandante capitano degli Alpini Angelo Arrigoni, succeduto all'eroico Moro, organizza il rastrellamento del territorio catturando 28 sbandati della fatale colonna. Un po' dappertutto i residui fascisti vengono ad uno ad uno spazzati via.
Ingrossano i concentramenti di prigionieri a Bulciago, Lurago, Barzanò, Casatenovo, e il popolo inferocito accorre ad inveire contro gli assassini dei figli, dei mariti, dei fratelli. A Bulciago si arriverebbe forse al linciaggio se un coraggioso ufficiale, il ten. rag. Giuseppe Mascini sfollato a Cassago, non intervenisse con l'arme in pugno a tenere indietro la folla impazzita.
Anche a Barzanò avverrebbero grossi incidenti senza la dialettica del conte Della Porta che riesce a riportare gli animi a più retto giudizio ...e senza lo sfogo del ten. Ambrogio Locatelli il quale, allineati i numerosissimi prigionieri in arrivo alle Scuole, se li fa sfilare dinnanzi ad uno ad uno costringendoli a gridare dieci volte "abbasso il duce"; poi un'equa pedata a ciascuno, e via per le scale!
Un falso allarme chiama "Tom" a villa Visconti di Cassago. Piena di fascisti? Benissimo, l'accerchiamo! Ma di fascisti nemmeno l'ombra... Cioè, sì, ecco davvero un'ombra nel parco! Accorrono. E' un cercatore di lumache che li fissa cogli occhi sbarrati per lo spavento! Incerti del "si dice".
Coi catturati, affluisce anche il bottino nei magazzini, nelle scuole, un po' dappertutto dove ci sta. Soltanto Barzanò consegnerà al superiore Comando di Lecco 200 quintali di armi !
E' la finitura della pulizia. Dunque non c'è più nessuno? Ma no, qualcuno c'è ancora: un presidio tedesco a Montevecchia che non si vuole arrendere. Per ridurlo alla ragione vanno il maggiore Contini con le sue Fiamme Verdi e "Tom" con le sue squadre volanti. Successo e buona preda: due autocarri-radio e una camionetta, più materiale vario dell'aviazione.
E ancora qualcuno: improvvisamente il centralino telefonico annuncia l'arrivo, da Bergamo, di una fortissima autocolonna blindata. E' ciò che rimane della Divisione "Etna" facente parte della legione "M" Guardia del duce; la comanda il gen. Bocchio.
Troppo forte perchè i partigiani stremati dalla notte infernale si attentino a fermarla, lasciano che sfili sulla provinciale ancora tinta di sangue. La fermano all'incrocio di S. Rocco: in essa sono il federale, il sottoprefetto ed il questore di Reggio Emilia.
Il generale repubblicano viene impegnato in trattative dal Prevosto di Lurago e dal comandante dei partigiani locali, Luigi Viganò. Si arriva a concludere una tregua d'armi di 12 ore.

     
Ugo Sala
 

UGO SALA
di anni 22
Nato a Cremella
Morto a Rovagnate

 
 
Alessandro Sironi
 

ALESSANDRO SIRONI
di anni 18
Nato a Cremella
Morto a Rovagnate

 
 
Alberto Sirtori
 

ALBERTO SIRTORI
di anni 21
Nato a Nibionno
Morto a Nibionno

 
 
Mario Spinelli
 

MARIO SPINELLI
di anni 30
Natoa Nibionno
Morto a Rovagnate

 
 
Enrico Stellari
 

ENRICO STELLARI
di anni 18
Nato a Erba
Morto a Nibionno

 
 
Luigi Valsecchi
 

LUIGI VALSECCHI
di anni 23
Nato a Barzago
Morto a Rovagnate

 
 
Carlo Zappa
 

CARLO ZAPPA
di anni 20
Nato a Cassago
Fucilato a Bulciago

 
 
 

Intanto qualcosa di grande è avvenuto: l'ing. Sala che occupa il centralino telefonico di Missaglia ha telefonato al conte Della Porta che arrivano gli Americani.
-- Americani? Impossibile!
-- Arrivano! Sono moltissimi, con carri armati, autoblinde...
Anche "Sas" da Bulciago telefona:
-- E' annunciato l'arrivo di una grossa colonna; cosa faccio, sparo?
-- Non sparare, per l'amor del Cielo! Sono gli Americani!
-- Ma no!
-- Ma sì!
Son davvero gli Americani. Sull'asfalto che ha visto l'eroismo e il sacrificio di pochi uomini senza divise e con armi di fortuna, sfila adesso la potenza calma e cordiale del popolo più ricco del mondo. Ed è bello, è grandioso, è legittimamente superbo poter dire, come il conte Della Porta dice al comandante d'oltreoceano che gli chiede quali punti siano da battere con le artiglierie:
-- Non c'è più niente da battere. Abbiamo fatto tutto noi!

 
 
     
     
Cassago, Villa Visconti di Modrone   Cassago, Villa Visconti di Modrone
     

CASSAGO - Villa Visconti di Modrone
"Nelle sale care agli ozi degli antichi signori lombardi, il
Comando della "Puecher" ha portato una nota imprevista..."

 

CASSAGO - A Villa Visconti di Modrone, sede del Comando
"Adesso sono giocattoli inoffensivi. Ma quella notte la
mitraglia batteva il tempo alla canzone della morte".

 
 
 
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Irene Crippa
Renate Brianza, 6 novembre 1945
Editore originale: Stefano Pinelli - Milano
Trascrizione per Internet: Enrico Spreafico mail:sprea@libero.it