Da parecchio tempo stiamo parlando di acqua, cerchiamo di “raccontarla” e farla “capire” non solo alla gente impegnata nei movimenti e a quella “normale”, ma ai molti politici in particolare di centro sinistra che, in questi anni di ideologica ubriacatura privatistica, hanno creato le condizioni per le quali tutta l'acqua potabile di questo nostro paese sarà mercificata, privatizzata e consegnata nelle mani di 5 o 6 multinazionali. Non nascondiamoci la realtà: il percorso istituzionale, se non subentrano forti reazioni, è già inesorabilmente tracciato dagli artt. 35 e 25 della finanziaria 2002. E non scordiamoci mai neppure che ciò sta avvenendo in un contesto nel quale in tutto il pianeta sono in corso le medesime operazioni governate dai trattati Gat dell'Omc e dai negoziati di Doha.
Ecco, e adesso provate a pensare a questo scenario: tutta l'acqua del pianeta nelle mani di poche Vivendi o Lyonnes des eaux…. o Nestlè, Danone, Coca Cola. Considero un incubo il solo pensarci, eppure torno a ripeterlo, questa è la realissima e concretissima prospettiva. Orbene, in Italia in questi giorni siamo al dunque, in tutti consigli comunali si vota se trasformare i servizi idrici in Spa. Perciò ci siamo posti la domanda, forse “raccontare” l'acqua non basta più ed inoltre il 2002 ha reso palesi molte cose. Mi permettete di metterle in fila?
Ecco, a Johannesburg molto si è speso nell'impedire che l'accesso all'acqua e ai servizi sanitari fosse riconosciuto come diritto umano. I diritti non ci sono più, tutto è delegato al mercato e alla partnerschip tra pubblico e multinazionali E' conseguente che questo ricorrente motivo di fondo diventi inevitabilmente la sostanza politica del Summit. Una sostanza che annulla decine di summit dell'Onu, ma ancor più cancella nei fatti, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani scritta, voluta e votata dall'assemblea delle Nazioni Unite nel 1948, alla fine di una sanguinosa guerra mondiale.
Ecco perché a Johannesburg assieme ai diritti umani, ai diritti ambientali e di tutti gli esseri viventi, esce di scena l'Onu che non ha saputo difendere la sua principale carta costitutiva.
A questo punto vorrei tirare alcune considerazioni.
La Spa è il passaggio che inesorabilmente ci porta diritti nella privatizzazione. E sappiamo tutti benissimo che se non c'è una volontà politica che si esprime con atti pubblici ed istituzionali chiari e coraggiosi ciò avverrà in tempi brevi. Così come sappiamo tutti benissimo che una volta formatesi le holding dell'acqua vecchie e nuove, qui nei nostri paesi opulenti, una volta che avranno attirato azionisti ed investitori con la garanzia del businnes, le stesse, con i medesimi nomi, andranno all'assalto dell'acqua dei paesi della miseria. Pensiamoci. Niente obbliga l'amministratore italiano a votare il passaggio a Spa e alla privatizzazione dell'acqua. Se non l'art. 35 che è incostituzionale e la propria coscienza politica. Pensiamoci. E permettetemi di concludere rivolgendovi presuntuosamente l'invito a pensarci e possibilmente a rispondere, un po' a tutti i nuovi protagonisti della scena politica.
Ci pensi il movimento dei movimenti e ci pensi Rifondazione Comunista se intendono porre la questione della privatizzazione dei servizi idrici come un possibile spartiacque del movimento stesso, anche in vista del Forum Europeo. Ci pensino i Verdi e le associazioni ambientaliste e diano, se è possibile, delle risposte pubbliche il più chiare possibili alla domanda: l'acqua è per loro un diritto umano e un bene comune? Sono d'accordo di privatizzarla? Ci pensi il movimento dei girotondi e ci pensino i suoi dirigenti, quando parlano di Diritto, di Legalità e di Giustizia.
Ci pensi il sindacato e ci pensi il suo ex leader che si accinge a divenire l'alternativa al centro destra, con l'aiuto anche di parte del movimento dei movimenti, al quale vorrei rivolgere una domanda: perché ciò che si agita dietro all'articolo 18, viene considerato una inaccettabile mercificazione del diritto al lavoro e un attentato alla civiltà, ed io sono più che mai d'accordo, mentre il diritto all'acqua, e la sua mercificazione, non sono argomenti di indignazione e pronunciamenti?
Domanda: E' ancora possibile nel nostro paese resistere? Sì! E' possibile organizzare le file, dare battaglia nella nuova finanziaria, costituire il gruppo dei parlamentari per l'acqua, dei consiglieri per l'acqua, unire movimento ed iniziativa istituzionale.
A Porto Alegre parlamentari e amministratori votarono un documento che li impegnava tutti ad una battaglia contro la privatizzazione dei servizi pubblici, in particolare dell'acqua.
Bene che ne è dell'impegno? Qualcuno più autorevole del sottoscritto dovrebbe chiederlo.