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Italia, i signori delle acque

La grande sfida del capitale finanziario nei prossimi mesi è quella di privatizzare e comunque destrutturare la presenza pubblica nel settore della gestione delle acque

Questo pezzo è stato costruito attraverso una ricomposizione logica delle notizie contenute in decine di articoli apparsi negli ultimi quattro-cinque anni sui quotidiani finanziari italiani. I commenti sono ridotti al minimo indispensabile, tanto è evidente la forza e la prepotenza della piovra finanziaria sul territorio nazionale che si sta impadronendo del settore delle acque, in un matrimonio di interessi tra finanza, gestione delle acque e costruzione cementizia di infrastrutture.

Le grandi imprese

La presenza pubblica in Italia nel settore delle acque non è solo ascrivibile agli enti locali con gestioni dirette, aziende speciali e S. p. A., ma anche a regioni (Puglia e Basilicata, per l'Acquedotto pugliese; varie regioni e segnatamente quelle del Sud per le infrastrutture ex-Cassa del Mezzogiorno), a società pubbliche, quali Trenitalia, Enel, a società dove è esercitabile la Golden Share pubblica come l'ENI.

La grande sfida del capitale finanziario nei prossimi mesi è quella di privatizzare e comunque destrutturare la presenza pubblica nel settore della gestione delle acque. Già con la costituzione di centinaia di S. p. A. locali che, hanno cannibalizzato le vecchie aziende municipali, si è passati dalla gestione pubblica alla gestione da parte di soggetti di diritto privato quali sono le società per azione. Il passaggio successivo è stata la quotazione in borsa, dove, con patti di sindacato o con altri artifici ben noti a chi conosce il diritto societario, i signori delle lobby forti finanziarie esprimono potere e consiglieri d'amministrazione con frazioni bassissime (1-3%) del pacchetto azionario (anche l'impossibilità di possedere pacchetti azionari consistenti tra i vincoli imposti "in buona fede" dai consigli comunali si sono rivelati un boomerang, stante un diritto societario assolutamente impermeabile ai diritti dei piccoli azionisti).

C'è da notare inoltre che quando le S. p. A. "locali", eredi delle municipalizzate, si sono espanse in joint-ventures all'estero queste attività si configurano come pure operazioni di business o comunque tali da acquisire spazi e notorietà fuori dai confini nazionali: insomma qualcosa di molto lontano dalla cooperazione e dalla solidarietà ai paesi poveri.

Il tentativo finale, che vorrebbero chiudere in pochi mesi, della destrutturazione del pubblico nella gestione del ciclo idrico passa per due punti nodali: 1) dare luogo a dismissioni delle aziende pubbliche del settore, laddove servano moderate quantità di capitali freschi; 2) bruciare le residue gestioni dirette o con consorzi di aziende speciali, mediante il passaggio alla sovranità degli Ambiti Territoriali Ottimali, mediante gare o affidamenti a S. p. A. da imbastardire con l'apporto del 40% di capitali, provenienti dall'esterno, in genere Associazioni Temporanee di imprese, ATI, tra aziende pubbliche di stazza e multinazionali, anche cementiere.

Acea

E' la regina del settore in Italia: detiene la maggioranza (il 15% con 7 milioni di utenti) del mercato nazionale. L'Acea è una S. p. A. quotata in Borsa il cui 51% è ancora detenuto dal comune di Roma; gestisce tramite Acea At02 S. p. A. il servizio idrico dell'Ato di Roma.

Nel suo consiglio d'amministrazione (c. d'a.) il mondo delle costruzioni e delle infrastrutture è ben rappresentato da Massimo Caputi, designato da F. G. Caltagirone, (Cementir-Vianini-Caltagirone editore), presente per circa il 2% nel capitale di Acea. L'alleanza di Acea con la Vianini è stata messa in relazione a possibili estensioni di business in Albania, Polonia e soprattutto in Iran, dove ci sono state recenti visite di lavoro, auspice l'ambasciatore italiano Riccardo Sessa.

Recentemente Acea ha avuto luogo una serie di intese con la multinazionale francese dei servizi idrici Suez: tanto è vero che circa il 2% del pacchetto azionario Acea è adesso dell'alleanza Suez, francese, e Electralabel, belga.

L'Acea a sua volta controlla un pacchetto di minoranza del 13% di Acque Potabili di Torino, quotata in Borsa, il cui socio di maggioranza è l'Italgas.

Con l'Opa del 2000, l'acquedotto De Ferrari che serve una parte di Genova (che a sua volta detiene il 53% dell'acquedotto Nicolay) è sotto il controllo al 67% di Acqua Italia, holding costituita tra Acea, maggioritaria, e Impregilo. Il sodalizio di Acea con Impregilo è presente in altre situazioni locali nazionali. Sul livello internazionale la collaborazione di Acea con Impregilo è molto fattiva: attività comune in Cina, costruzione dell'acquedotto di Lima in Perù, contratto di management con la società idrica di Jerevan, Armenia. Val la pena di ricordare un recente commento di Sabina Morandi su Liberazione del 25.10.02, a proposito dell'attività di Impregilo in alcuni paesi poveri: "il suo nome è sinonimo di disastri ambientali, di violazione dei diritti umani e mazzette".

Si può infine citare un ulteriore impegno internazionale di Acea: la gestione dell'acquedotto di San Pedro in Honduras con Agac, Lotti e Astaldi. Alcune recenti acquisizioni di Acea sono state:

  1. la gara per la gestione dell'Ato di Frosinone mediante un Ati con Crea (gruppo francese Saur), Ccc di Bologna e Consorzio aquae;
  2. in cordata con Ondeo Services (Suez) e Monte dei Paschi di Siena l'aggiudicazione di circa il 40% dell'Ato di Basso Valdarno di Pisa;
  3. con la stessa ultima cordata c'è stata la vittoria per la gara dei servizi idrici di Siena e Grosseto;
  4. gestione dell'Ato sarnese-vesuviano: aggiudicazione della gara per i depuratori in Campania, con un raggruppamento di imprese composto da Arin, Aqp e Impregilo.

Da un punto di vista borsistico il titolo Acea è passato da un picco di oltre 25 euro del marzo 2000 ad una quotazione attuale intorno ai 3,5 euro.

Amga

Amga controlla Genova Acque e gestisce il servizio idrico di parte di Genova e in altri 18 comuni dell'interland. Attraverso delle società controllate Amga partecipa alla gestione del servizio idrico anche a Chiavari, Ventimiglia, Cogoleto, Rossiglione, Leivi, Mele, Masone, Novi Ligure e numerosi altri comuni liguri. Amga è presente al 37% nella Mondo Acqua che gestisce il servizio idrico nel comune di Mondovì. Amga in associazione con terzi si è inoltre aggiudicata le gare per la gestione di impianti di depurazione negli Ato di Cosenza e Reggio Calabria.

Un complesso accordo societario del 2001 con la multinazionale francese Vivendi relativo agli altri acquedotti genovesi ha comportato il conferimento a Genova Acque delle partecipazioni detenute dai francesi negli acquedotti De Ferrari (28%) e Nicolay (25%) in cambio del 20% del capitale di Genova Acque stessa.

Amga tramite Intesa Aretina, partecipata al 35%, possiede il 46% della Società Nuove Acque che gestisce il servizio idrico integrato nell'Ato Valdarno, Arezzo e altri 36 comuni nelle province di Arezzo e Siena.

Ener Tad

Si tratta di una S. p. A. quotata in Borsa, poco conosciuta dai non addetti ai lavori, controllata dall'imprenditore umbro L. Agarini. Ener Tad intenderebbe acquisire FS Hydro, società costituita all'interno di Trenitalia (al 100% del Tesoro), che porta in dote la più capillare rete di depurazione delle acque reflue in Italia. Agarini avrebbe stretto un'alleanza con Enel Hydro (che curiosamente ha lo stesso azionista di riferimento di Trenitalia, il Tesoro).

Impregilo

Di Impregilo, S. p. A. quotata in Borsa, si è già accennato a proposito delle intese con Acea; nel 2000 i detentori di consistenti assetti azionari erano così costituiti: Gemina, Fiat, Banca Roma. Impregilo è azionista di minoranza di Eniacqua Campania.

Eni e società collegate.

Eni detiene la maggioranza del capitale di Acque Potabili (caratterizzato da un assetto di minoranza del 13% della multinazionale francese Vivendi e del 13% di Acea), quotata in Borsa. Acque Potabili controlla l'acquedotto Monferrato, l'Acquedotto Savona ed è attiva in Piemonte, Calabria, Liguria, con oltre un milione di utenti. Eni per il tramite dell'advisor Lazard sta seriamente valutando la cessione di Acque Potabili.

L'Acquedotto vesuviano S. p. A., al 100% dell'Italgas, con opa da parte dell'Eni volta al delisting del titolo in borsa, opera in provincia di Napoli con circa 500000 utenti. L'Eni con l'advisor Lazard sta valutando la cessione dell'acquedotto Vesuviano.

Infine l'Eni detiene il pacchetto di maggioranza di Eniacqua Campania (con azionisti di minoranza Impregilo e Vianini), società concessionaria della regione Campania che opera soltanto nella distribuzione all'ingrosso.

Omniainvest

Si tratta di una holding mantovana che farebbe riferimento a Roberto Colaninno. Omniainvest viene considerata dagli ambienti finanziari come sensibile a sinergie con l'Amga di Genova. Omniainvest in cordata con l'inglese Seven Trent ha perso la gara per il socio privato dell'Ato di Pisa, vinta da Acea. Omniainvest dovrebbe partecipare alla prossima gara per Firenze.

Enel

Quando fu deciso ai tempi dei governi di centro-sinistra che l'acquedotto pugliese (AQP), la Sogesid e l'Ente di Irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia, dovessero passare all'Enel in vista pure della costruzione di un fantomatico acquedotto Albania-Puglia fu costituita una compartimentazione dell'Enel, già attiva nel campo con invasi e dighe, nel settore idrico che prese il nome di Enel Hydro. A mano a mano che il passaggio dell'AQP all'Enel veniva meno, anche l'importanza di Enel Hydro è andata diminuendo fino a pochi mesi orsono fino a quando non sono apparsi dei rumors di alleanza con Ener Tad per acquisire FS Hydro, di Trenitalia.

L'attuale AQP ed Enel Hydro hanno operato in cordata in Calabria al fine di aggiudicarsi la gestione delle acque di potestà regionale La Giunta regionale calabrese si è opposta al ruolo di AQP in quanto il pacchetto di maggioranza è in capo ad un'altra regione contermine; AQP dovrebbe pertanto cedere la propria quota a favore di Enel Hydro.

Vivendi in cordata con Enel hydro sta puntando all'aggiudicazione di Siciliacque S. p. A. la società che gestirà le infrastrutture idriche ereditate dall'Ente Acquedotti Siciliani.

Meta

La Meta di Modena è in attesa di un'imminente collocazione in borsa. Modena ha optato per un'alleanza nel campo energetico con la cordata Suez-Acea-Electralabel; dopo il collocamento in borsa della multiutility al comune di Modena rimarrebbe il 52% del pacchetto azionario e ai comuni limitrofi il 18%.

Hera

Si tratta di una complessa opera di ristrutturazione societaria risultato della fusione tra Seabo, di Bologna, Ami/Taularia, di Imola, Amia di Rimini, AMF di Faenza, e ASC di Cesenatico. Era per mesi circolata la voce di una sua quotazione in Borsa come multiutility, cosa che non è minimamente avvenuta. Recentemente sono apparsi sulla stampa finanziaria indiscrezioni relative ad un interesse di Hera per la gestione del ciclo delle acque a Venezia e ad Ancona.

Agac

Agac, serve tutta la provincia di Reggio Emilia. Mantiene stretti rapporti con l'Amps di Parma.
L'Agac è entrata nel capitale di alcuni consorzi abruzzesi in Valle Peligna, Alto Sangro, Teramo e L'Aquila. L'Agac partecipa in varie multiservizi italiane ed estere, Bulgaria ed Honduras e gestisce l'acquedotto di San Pedro in Honduras con Acea, Lotti e Astaldi.

Saur

Gruppo francese, che fa capo a Bouygues, presente con Ati con Creanella gara vinta per la gestione dell'Ato di Frosinone con Ccc di Bologna, Acea e Consorzio aquae. La Saur ha acquistato la Crea nel 2000 dal Gruppo Italmobiliare e gestisce il servizio idrico integrato in alcuni comuni della zona di Ossola.
A Siracusa. da anni la gestione del servizio idrico integrato avviene ad opera della Sogeas, S. p. A., 60% del comune di Siracusa e 40% della Crea-Sigesa che fa capo alla Saur.

Stefano Zolea
Firenze, 20 marzo 2003
da "Liberazione"