Lettera aperta a Nichi Vendola e Riccardo Petrella

L’acqua un bene da difendere

E’ più decisiva la dichiarazione dell’acqua come diritto (da chiedere all’Onu dopo che finora si è parlato di acqua come bisogno) la gestione ecologica, la fuoriuscita dalla forma Spa, l’affidamento in house, la gestione partecipata?

Carissimi Nichi e Riccardo, sapevamo da tempo delle difficoltà a portare avanti in modo condiviso le sfide che avevate deciso di assumere insieme di ripubblicizzare l’acquedotto pugliese. Come capita quando ci sono in ballo persone a cui si vuole molto bene e si stimano a fondo, abbiamo avuto quasi pudore a prendere parola cercando, magari, di dare qualche consiglio dietro le quinte.

Ora, però, che si è consumata una separazione pubblica, sentiamo il bisogno di esprimerci per l’affetto e la stima che prestiamo ad entrambi e per l’importanza che ha per tutti noi la battaglia per l’acqua bene comune.

Quello per l’acqua è uno straordinario movimento mondiale di cui noi, come voi, ci sentiamo militanti e che tanto conta per il nostro futuro. E’ in questa veste, dunque, che ci permettiamo di esprimerci.

Evitando naturalmente di “dare voti” agli uni o agli altri, ma cercando di ragionare su una impresa che sentiamo comune.

Certo sentiamo la vostra separazione come una battuta d’arresto. Ma siamo confortati dal fatto che la lotta continua e che entrambi vi sarete impegnati. E che entrambi dite con chiarezza che l’acqua in Puglia e l’acquedotto devono essere pubblici.

Crediamo che sarebbe un errore dividerci tra realisti e utopisti. La lotta per l’acqua e per i beni comuni, come tutto il movimento altermondialista ci ha insegnato, che “un altro mondo è possibile” proprio perché è un altro mondo da quello attuale, ma vive già nelle lotte dell’oggi e non è confinato nel “sol dell’avvenire”.

L’acqua bene comune, diritto dell’umanità, è parte dell’altro mondo possibile.

Ci parla di un’altra economia sia dal punto di vista sociale, che ambientale, che democratico. Cioè ci parla di qualcosa che supera tutti gli assetti del dominio capitalistico e cioè sia la riduzione a merce che la separazione del ciclo naturale che il sequestro democratico e l’accaparramento bellico.

E’ una prospettiva in totale controtendenza con la velleità capitalistica di mercificare servizi e vivente naturale come nuove frontiere del dominio. Velleità che alimenta le pratiche delle multinazionali, i Gats, la Bolkestein, le guerre per le risorse, la “cocalizzazione” del diritto al bere. Questa velleità vuole rompere i compromessi democratici del ’900, nominare il C mercato arbitro totale. Si ammanta anche di razionalità o addirittura di eticismo (il mercato come migliore allocatore per poveri o per i cittadini o per la scarsità delle risorse). La vostra lotta sta contrastando questa velleità. Ha posto un argine. Non si è fatta ancora alternativa compiuta perché è estremamente dura. Pure emerge ormai che la velleità della mercificazione integrale ha bisogno per realizzarsi di sconvolgere ogni residuo compromesso. Trasformare i servizi in mercato, in realtà, o significa il colossale imbroglio di far guadagnare i privati con l’esborso di denaro pubblico (come è accaduto in tante privatizzazioni e liberalizzazioni), o significa teorizzare (e praticare) che servizi essenziali per la vita possano, nel trasformarsi in merce, essere negativi a chi non può pagarli.

Entrambe queste prospettive vanno contrastate in tutta la gamma delle loro azioni (diciamo, per sintetizzare, dal disegno di legge sulle liberalizzazioni dei servizi locali al piano delle grandi multinazionali).

Ma per contrastarle occorre portare avanti l’insieme del nostro disegno alternativo. Che è fatto di acqua come diritto e come bene comune. Di uso ecologico. Di gestione non mercantile. Di pubblico partecipato. Avere chiaro l’insieme del quadro permette di operare su più terreni dei quali non ce ne è uno che da solo è risolutivo; e permette anche di ricercare risultati su quello in quel momento più maturo. E’ più decisiva la dichiarazione dell’acqua come diritto (da chiedere all’Onu dopo che finora si è parlato di acqua come bisogno) la gestione ecologica, la fuoriuscita dalla forma Spa, l’affidamento in house, la gestione partecipata? Difficile dirlo. Non volendo entrare nel merito delle vicende Acquedotto pugliese, parliamo della legge che è stata presentata dal movimento e che comprende tutti questi obiettivi e li riconnette. La raccolta di firme per questa legge, come le battaglie sul disegno di legge sui servizi, come quelle per fermare le privatizzazioni che ancora continuano, come l’appuntamento del parlamento mondiale dell’acqua del 20 marzo a Bruxelles ci attendono tutti e quindi, siamo sicuri, anche Nichi e Riccardo nostri compagni.

Piero Folena, Mirko Lombardi, Roberto Musacchio, Gabriele Polo, Piero Sansonetti, Patrizia Sentinelli, Gigi Sullo, Emilio Molinari
Roma, 13 dicembre 2006
da "Liberazione"