La mattina presto del 23 febbraio una macchia nera e oleosa, lunga chilometri, ha attraversato i comuni a sud di Monza per poi devastare il Parco Lambro di Milano, dove alcune anatre e germani reali sono stati ripescati letteralmente ricoperti di bitume o morti, per continuare la sua corsa attraverso la provincia di Lodi dirigendosi verso Cremona e il Po.

Le mafie inquinano anche l'ambiente non solo la politica e l'economia

I moventi sono due ma il soggetto potrebbe essere lo stesso. Le mafie non badano al sottile quando devono gestire i loro affari e mandare messaggi forti e chiari agli interlocutori brianzoli.

Lo sversamento doloso di nafta nel fiume Lambro da parte di ignoti ci invita all’ennesima riflessione su dove stia andando la deriva della Brianza e con essa la regione Lombardia. Per dolo non si fa nulla e dunque la mano che ha girato le valvole e fatto fuoriuscire l’inquinante lo ha fatto per almeno due ragioni: o un segnale politico preelettorale oppure per stabilire una priorità sul destino di quell’area; cioè la speculazione edilizia.

I moventi sono due ma il soggetto potrebbe essere lo stesso. Le mafie non badano al sottile quando devono gestire i loro affari e mandare messaggi forti e chiari agli interlocutori brianzoli. L’area dell’ex Lombarda Petroli (ex raffineria) sta al comune di Villasanta (13.397 abitanti) come il Parco di Monza alla terza città della Lombardia che di abitanti ne fa 120.000. Un’area enorme che può avere destinazioni diverse.

Si scontrano su quell’area, che oggi è in gran parte a vocazione industriale, due tendenze: ovviamente quella speculativa e un’altra, sostenuta proprio dai lavoratori, che dell’ex Lombarda Petroli ci vedrebbero opportunità di nuova e qualificata occupazione.

Infatti, proprio su quell’area, arrivano due elementi infrastrutturali come la ferrovia e una pipe line dell’ex raffineria proveniente da La Spezia che sono infrastrutture pronte a costo zero.

Proprio sulla scorta di questa grande opportunità sia l’amministrazione di sinistra precedente del Comune di Monza sia la proprietà avevano avviato una discussione ed un confronto per capire quali potevano essere gli sviluppi dell’area almeno per la parte che riguarda il suolo monzese e si era giunti a prefigurare un progetto che prevedeva una centrale per il teleriscaldamento e un insediamento di imprese per il cosiddetto “High tech” tecnologico ambientale.

Cambiando amministrazione tutto si è bloccato; e visto che le amministrazioni che si sono succedute a Villasanta, di prima di centro e poi di destra, hanno lo stesso obiettivo: quello di costruirci sopra per recuperare oneri di urbanizzazione, pare evidente il naturale sbocco sull’ennesimo uso-abuso del territorio.

Dunque chi ha sversato lo ha fatto intervenendo con grande determinazione in questa situazione tenendo conto di un fatto: che Villasanta non è un luogo qualunque della Brianza. A Villasanta c’era il ristorante, sequestrato, dove i capi delle ‘ndrine brianzole si ritrovavano per i loro summit.

Per questo penso che il soggetto del dolo sia l’espressione di questo livello dei problemi e questo motivo mi fa dire che le mafie non inquinano solo la politica e l’economia ma anche l’ambiente.

Con forza bisogna rilanciare l’idea che l’area dell’ex raffineria debba diventare da un lato opportunità di nuovo lavoro, stabile sicuro ma anche di risarcimento del territorio circostante inquinato per decenni dalla raffinazione del greggio.

Marco Fraceti (Segretario del Circolo “Peppino Impastato” del PRC di Monza)
Monza, 25 febbraio 2010
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