Contro l’attacco NATO alla Jugoslavia:
fermiamo la guerra
Il Consiglio Comunale di Seregno
posto di fronte
alla decisione NATO di bombardare la Jugoslavia avvenuta senza alcun dibattito parlamentare ed in spregio della nostra Costituzione e della Carta dell’ONU,
alle immani distruzioni e perdite di vite umane,
alla dimostrata inutilità per la soluzione del problema del Kosovo e di problemi analoghi di queste azioni di guerra che invece non migliorano le condizioni di vita e la grave situazione precedente delle popolazioni, creano migliaia di profughi, accrescono ed incancreniscono i motivi di divisione e di odio interetnico, consolidano anche le più antidemocratiche tra le leadership e distruggono l’agibilità politica delle opposizioni interne.
considerato:
- "Che la cancellazione dei motivi dell’attacco militare ed una manipolazione delle coscienze funzionale alla costituzione di un appoggio di massa all’intervento bellico sono le caratteristiche dominanti di ogni guerra, caratteristiche non meno dominanti del massacro dei popoli e degli eserciti" (Karl von Clausewitz "Della guerra").
- Che la scusa per iniziare la guerra è stata il rifiuto di Belgrado a sottoscrivere gli accordi Rambouillet. Accordi capestro ed inaccettabili che, come lo stesso Dini ha rivelato, avrebbero comportato la secessione del Kosovo.
- Che le motivazioni reali che hanno portato gli USA e la NATO a scatenare questa guerra non sono quelle che derivano dalla repressione del governo di Belgrado nei confronti della popolazione di etnia albanese del Kosovo.
- Che obbiettivi degli USA e della NATO sono: l’affermazione della propria centralità e l’esautoramento dell’ONU, la disgregazione completa della Jugoslavia come condizione dell’asservimento totale dei popoli balcanici, l’allontanamento di qualunque ipotesi di politica estera autonoma dell’Europa (altro che Euro!) in competizione con gli USA sul piano economico e politico, …
- Che dunque la creazione di focolai di instabilità in Europa è funzionale agli interessi strategici degli USA che così possono dimostrare la necessità di una organizzazione militare (la NATO) che si sarebbe dovuta estinguere da tempo.
- Che l’art.11 della nostra Costituzione recita "L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
- Che le controversie internazionali devono essere affrontate e risolte in sede ONU.
Impegna il Sindaco e la Giunta
A inviare al governo italiano una richiesta di immediata sospensione di qualsiasi azione di guerra nei confronti della Jugoslavia e l’avvio immediato di consultazioni diplomatiche che abbiano come capisaldi il ripristino dell’autonomia del Kosovo, il rifiuto della sua spartizione su base etnica come tragicamente avvenuto in Bosnia, il rifiuto della sua secessione, il ritorno della popolazione di etnia albanese (cioè la proposta del principale rappresentante di etnia albanese del Kosovo: Rugova). Queste trattative devono avere come referente l’ONU ed una probabilmente necessaria forza di interposizione dovrà essere composta da personale ONU non proveniente dai paesi che si sono resi responsabili di questi attacchi.
A non aderire all’operazione Arcobaleno poiché un governo che uccide con azioni di guerra non può moralmente assolversi con azioni di carità peraltro assolutamente sproporzionate (125 miliardi al giorno costano i bombardamenti in sole armi, molto di più in distruzioni, solo 17 miliardi in tutto per l’operazione Arcobaleno…)
Ad inviare aiuti finanziari e logistici agli abitanti (albanesi, serbi, rom, montenegrini, turchi, …) del Kosovo solo attraverso organizzazioni umanitarie indipendenti come il Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS) od altre.
Giuseppina Minotti
(capogruppo PRC)
Seregno, 13 aprile 1999