Proposta di ordine del giorno avente per oggetto:

Solidarietà attiva agli immigrati in lotta

Premesso

Che nove immigrati sono saliti sulla torretta “Carlo Erba” di via Imbonati a Milano, in solidarietà agli immigrati di Brescia che sabato scorso sono saliti sulla gru nel cantiere per la metropolitana di Brescia, per protestare contro la mancata regolarizzazione di coloro che si trovavano in Italia nel momento in cui il “Pacchetto Sicurezza” ha trasformato lo status di irregolare nel reato di clandestinità.

Considerato

Che in questi giorni alle proteste degli immigrati il governo ha risposto con l’uso della forza pubblica invece che con provvedimenti adeguati. La stessa forza pubblica che oggi ha caricato e malmenato i dimostranti che a Padova, in ocasione della visita di Berlusconi e Bossi, dimostravano contro l’ dell’inattività del governo a seguito dell’alluvione in Veneto (“Voi donne e festoni, noi fango e alluvioni”) e che a l’Aquila protestavano contro i ritardi della ricostruzione (“Berlusconi: tu bunga bunga, noi macerie macerie”).

Protesta immigrati a Brescia Protesta immigrati Milano

Considerato

Il comunicato che gli immigrati hanno divulgato e che afferma:

Oggi 5 novembre 2010 siamo saliti sulla torre di via Imbonati anzitutto per manifestare la nostra solidarietà ai nostri compagni immigrati di Brescia, che da sabato scorso sfidano il freddo e le intemperie in un gesto estremo di protesta contro la condizione cui siamo costretti a vivere. La protesta di noi immigrati nasce infatti dalle profonde ingiustizie cui ci condanna lo Stato italiano, che attraverso la legge Bossi Fini non permette a chi lo desidera di regolarizzarsi e condanna molti di noi, che lavorano, alla condizione di clandestini, ora divenuta anche reato.

La sanatoria del 2009 poteva aiutare alcuni di noi, ma è stata studiata e gestita non per permetterci di uscire dalla forzata clandestinità, ma per far trarre il massimo beneficio alle casse dello Stato (attraverso i contributi versati a fondo perduto e alla gabella dovuta per presentare la domanda di sanatoria, ovviamente non rimborsabile in caso di rifiuto) e a quegli imbroglioni, soprattutto italiani, che in cambio di molto denaro avevano garantito di sbrigare le pratiche e assicurarci il permesso di soggiorno.

Così siamo stati truffati due volte: dallo Stato, e dai parassiti che in un paese come questo traggono dall'alto l'ispirazione per i loro loschi comportamenti, sicuri della propria impunità. Inoltre, alla truffa si sta aggiungendo la presa in giro: molti di noi hanno visto rifiutarsi il permesso di soggiorno perché erano stati precedentemente trovati senza documenti e dunque macchiati del reato di “clandestinità”, oppure perché alla data di presentazione della domanda, più di un anno fa, avevano un contratto a tempo determinato (cosa che ci accomuna alla stragrande maggiornaza degli italiani che trovano lavoro in questi anni di precarietà diffusa) che ora, grazie alle lungaggini delle questure, sta per scadere e dunque non viene considerato “valido” per ottenere il permesso.

Noi però ci siamo stufati di essere trattati come bestie, sfruttati nei luoghi di lavoro per salari più bassi di quelli dei nostri colleghi, addetti ai lavori più duri e dequalificati anche se abbiamo lauree e professionalità alte, guardati sempre male se camminiamo per la strada o chiacchieriamo nelle piazze come se fossimo tutti delinquenti, e in più spremuti quando serve fare cassa da uno Stato che in cambio non ci dà nulla, nemmeno la dignità di essere riconosciuti come persone e non come “stranieri”.

Per questo ora diciamo basta, chiediamo il rispetto che si deve a persone che lavorano, pagano le tasse, contribuiscono alla ricchezza del paese e al benessere di questa Italia. Chiediamo che venga concesso il permesso di soggiorno a tutti coloro che hanno partecipato alla sanatoria, che in quanto tale deve “sanare” tutte le irregolarità precedenti, compresa la posizione di chi ha il reato di “clandestinità”; che venga allungata la durata del permesso di soggiorno, visto che le questure ci impiegano dai 9 e più, mesi ogni volta per rinnovarlo e che venga esteso a chi perde il lavoro e ne sta cercando un altro, tanto più in questi tempi di crisi. (5 novembre 2010)

Il Consiglio Comunale di Seregno

Delibera

  1. Di ritenere giusta la lotta degli immigrati.
  2. Di condannare l’uso della forza pubblica per reprimere la protesta popolare.
  3. Di fare quanto in suo potere affinché le istituzioni prendano i provvedimenti adeguati a rispondere in modo positivo alle richieste degli immigrati.
Giuseppina Minotti (Capogruppo della FdS)
Seregno, 9 novembre 2010
Consiglio Comunale di Seregno
(prov. Monza e Brianza - Italia)