Tom Benetollo ci ha lasciato

In morte di un vero amico

Tom era un vero dirigente della sinistra e il popolo della sinistra ben lo sapeva.

Per Tom Benetollo

La morte di Tom ci ha colti di sorpresa. Siamo frastornati. Come se fossimo appena usciti indenni da uno di quei tornados che, ormai, colpiscono anche l'Italia. La sola cosa che vorrei, per partecipare a tutti i nostri lettori il dolore di questa scomparsa repentina, è far uscire "Liberazione" in edizione straordinaria. Ma è chiaramente impossibile, e i compagni e i lettori lo sanno. Mi rivolgo allora alla cortesia de l'"Unità" perché la dolorosa notizia sia accompagnata dal nostro compianto, senza che debba esservi interposto un solo giorno. Tom ci ha lasciati mentre era in pieno lavoro. Il suo impegno non conosceva soste e quel che ci ha ingannato, e forse ha ingannato lui stesso, era che non appariva fatica in quel che faceva ma sempre e solo una grande umiltà unita al sorriso di chi sa che sta facendo le cose giuste.

La mattina di sabato era con il "manifesto" per confrontarsi con i compagni sul tema centrale di questa nostra epoca: come ridare vitalità alla nostra democrazia sempre più esangue e minacciata. Poche ore prima era venuto a "Liberazione" a consegnarci il suo primo editoriale «La pace come progetto politico», e come un giovane cronista alle prime armi aveva voluto discuterne con me e mi incoraggiava a correggere quel che mi sembrasse poco chiaro, mentre seguitava a contare le battute del testo e mi chiedeva ansioso se non fosse andato fuori misura. La pace «deve essere parte integrante della prospettiva delle forze di opposizione che si battono per il cambiamento e per il progresso»: in queste parole che chiudevano l'editoriale, c'era il senso vero del suo impegno e della sua passione. E so che, proprio mentre il male si manifestava implacabile, nelle sedi dell'Arci sparse in tutta Italia, quell'editoriale veniva discusso e apprezzato.

Tom era un vero dirigente della sinistra e il popolo della sinistra ben lo sapeva. Noi tutti perdiamo un grande combattente. Io perdo anche un amico e, anzi, la speranza che proprio lui mi accompagnasse, col suo sorriso e la sua passione intatta di ragazzo nella fase conclusiva della mia vita. Sabato mattina ci abbiamo scherzato su insieme. Ora non ci resta, non mi resta, che fare onore al suo impegno, seguitando a cercare il suo consenso come se fosse ancora fra noi.

Ti abbracciamo Tom, con la stima e l'affetto di sempre.

Alessandro Curzi, Sergio Staino (vignetta)
Roma, 21 giugno 2004
da "Liberazione"