Percorsi di solidarietà e di auto organizzazione
Cooperazione sociale in Brianza

Con questo articolo non si vuole affrontare la complessità del cosiddetto "Terzo Settore" il No Profit in genere, ma abbozzare ragionamenti e percorsi storici sulla cooperazione sociale nel nostro territorio brianzolo; imprese cooperative sociali operanti nel settore dei servizi socio assistenziali (tipo "A") o di inserimento lavorativo di persone svantaggiate (tipo "B").

Anche in Brianza, come in gran parte del Nord e Centro Italia, agli inizi degli anni 80", nascono diverse esperienze cooperative che riprendono, seppure in forme diverse, i valori di solidarietà ed eguaglianza che avevano caratterizzato i movimenti della sinistra, sia comunista che cattolica, degli anni 70".

Un fenomeno che apre prospettive al bisogno di impegno e partecipazione in un orizzonte di socializzazione per centinaia di giovani e meno giovani, delusi dalla politica, delusi dall'atteggiamento sindacale, delusi dalla sconfitta del radicalismo di sinistra e dall'affermarsi nella società dei valori del craxismo, dell'effimero, degli albori del liberismo sfrenato.

Nascono quindi, cooperative che sono veri e propri laboratori di auto organizzazione sociale e lavorativa in cui la partecipazione diretta alle scelte "imprenditoriali" dei soci - lavoratori diventa sperimentazione importantissima per l'autogestione dei mezzi di produzione o di elaborazione del sapere e delle esperienze acquisite.

I settori di attività prevalenti su cui si concentra l'attività sono l'attenzione e il sostegno verso gli emarginati dalla società, in primis tossicodipendenti, giovani in disagio familiare, portatori di handicap.

Le cooperative si specializzano nella gestione diretta di centri socio educativi, o nell'inserimento lavorativo di tossicodipendenti nei lavori di manutenzione del verde.

Assai spesso nel nucleo fondativi delle cooperative si trovavano le categorie sociali di riferimento come ex tossici - disagiati, e questo ha permesso la conoscenza specifica sul come muoversi, sul come meglio agire, sul come essere utili e concreti.

Il percorso delle cooperative social fino alla fine degli anni 80" inizi anni 90", credo sia stato teso alla realizzazione sostanzialmente di due obiettivi:

  1. Consolidamento delle "commesse lavorative" avvenuto quasi esclusivamente in rapporto con gli Enti Locali (Comuni, A.S.L.) mantenendo e migliorando gli standard qualitativi del loro lavoro, e, spesso, introducendo e veicolando nel territorio nuovi servizi alle persone; servizi spesso relegati e nascosti nell'ambito familiare.
  2. Consolidamento interno delle vie di partecipazione ed autogestione in rapporto con strutture direzionali e di garanzia necessarie per sviluppare coerentemente il percorso di consolidamento organizzativo, economico, di riconoscimento dei diritti dei soci - lavoratori, e anche di visibilità esterna e di creazione di nuove relazioni e progetti.

Non tutte le esperienze cooperative hanno realizzato questi obiettivi e con il tempo hanno esaurito la propria vitalità ed attività.

Chi vi scrive è stato, e lo è tuttora, testimone collaterale ed interessato del percorso di alcune di queste esperienze cooperative, e assicuro che la fatica ma anche la tenacia, la saggezza e la professionali viste e riscontrate nel perseguire questi obiettivi, siano elementi importanti da valorizzare per una forza politica di alternativa e comunista come il PRC.

Negli anni 90" nasce la competizione di mercato: con l'accentuarsi delle politiche liberiste, gli Enti Locali tendono ad esternalizzare sempre in misura maggiore gli interventi ed i servizi sociali alle persone. Nasce un vero e proprio mercato dell'assistenza con sempre meno controlli sulla qualità del servizio, con l'unico o quasi obiettivo di diminuire i costi dell'intervento sociale. Proliferano a questo unto esperienze cooperative nate soprattutto nell'ambito strettamente cattolico ufficiale o peggio collegate alla ciellina "Compagnia delle Opere".

Queste cooperative acquisiscono inizialmente fette rilevanti di mercato, specialmente nel settore della assistenza domiciliare agli anziani o in altri servizi a bassa qualificazione, e grazie ai soliti buoni rapporti con gli Amministratori locali, ottengono molti contratti di lavoro a basso costo e con pochissime clausole di verifica sia sugli standard qualitativi e sia nel rispetto delle condizioni di lavoro e di retribuzione dei soci - lavoratori; infatti, i livelli salariali sono bassissimi con nessuna partecipazione dei soci alle scelte direzionali.

Lo spirito costitutivo della cooperazione viene così stravolto, e dalla cogestione - partecipazione, queste cooperative diventano il laboratorio dello sfruttamento legalizzato, della precarietà come regola, dei bassi salari, tutti elementi propri del liberismo selvaggio, della mondializzazione capitali-sta.

Nel nostro territorio quindi, ci confrontiamo con la realtà della cooperazione sociale, estremamente diversificata sia per obbiettivi che per segni costitutivi. Ovviamente il nostro partito non può rimanere indifferente alle diversità, pertanto ritengo utile aprire l'approfondimento e la discussione sul tema di questo articolo, ben sapendo che discutere di autogestione ed auto organizzazione del lavoro oggi sembra irrealistico; ma queste esperienze vivono, esistono, certo sono poche e con mille difficoltà e contraddizioni, ma comunque sono esperienze che hanno prodotto centinaia di posti di lavoro spesso con grandi professionali, al di fuori della logica capitalistica di accumulazione delle risorse e ricchezze.

Rifondazione Comunista in Brianza, i suoi militanti, i suoi amministratori e rappresentanti istituzionali, spesso incrociano questi percorsi ma altrettanto spesso guardiamo senza strumenti di comprensione, o peggio le riteniamo colpevoli della privatizzazione dei servizi. Ritengo invece che dobbiamo saper valorizzare le cooperative portatrici di valori solidaristici assai simili o coincidenti a quelli che professiamo ma che non sempre pratichiamo. Obiettivo prioritario è la conoscenza, è l'interlocuzione e ove possibile l'aiuto con queste esperienze, sia perché potenzialmente siamo l'unico partito di riferimento nei contenuti, e perché molti nostri simpatizzanti vi operano direttamente.

A questo proposito sarebbe utile proseguire nella pubblicazione di articoli su questo argomento, ancora più utile sarebbe la costituzione in Federazione di un gruppo di confronto e lavoro.

Daniele Ratti

Daniele Ratti
Tesoriere della Federazione Brianza del PRC
Monza, 1 ottobre 2001