La galleria romana d'arte contemporanea acquisisce "Comizio" di Giulio Turcato

Elogio del "rosso"

Un colore dal forte impatto psicologico e simbolico

Sarà perché è il colore del sangue, della vita che nasce e spesso della morte; sarà perché è il colore dei tramonti e dei papaveri, delle rose più belle ma anche dello spavento e del pudore che inietta le gote degli adolescenti; sarà perché, più del bianco, è il contrario del nero e del lutto; sarà perché è sensuale, impudico, intrepido e ribelle che il rosso è un colore diverso dagli altri, è un'altra cosa.

Come pensate le labbra seducenti di una donna, e se di questa donna doveste immaginare un abito, uno solo, di che colore sarebbe?

Il bello del rosso è che attraversa l'occhio, il cuore e la mente di tutti: dei poveri e dei ricchi, dei colti e degli incolti, degli ultimi e dei primi. E' un riferimento simbolico perenne dell'immaginario collettivo universale in grado di attraversare razze e culture, a prescindere dalle epoche storiche. E così della pittura pompeiana è il rosso il colore che rimane impresso, quello della Villa dei misteri che fa da sfondo ad antiche scene di vita restituendone la sensuale carnalità.

Villa dei Misteri Villa dei Misteri
Pompei, Villa dei Misteri
Pompei, Villa dei Misteri

Che dire poi del rosso di Antonello da Messina, e di quello veneziano del Giorgione della Pala di Castelfranco, del Tiziano vecchio che infiamma l'atmosfera entro la quale si consuma L'incoronazione di spine?

Pala di Castelfranco
Antonello da Messina
Ritratto Trivulzio
Torino, Museo di Palazzo Madama
Giorgione
Pala di Castelfranco
Castelfranco Veneto, Duomo
Tiziano Vecellio
L'ncoronazione di spine
Muenchen, Bayerische Staatsgemaeldesammlungen

Il rosso di Andrea del Sarto arriva a ricondurre a Firenze, per un attimo almeno, quel primato del colore che è tutto veneziano. Basta vederla una volta la sua Madonna delle arpie, basta osservare quel drappeggio di un rosso indicibile della figura alla sinistra della Vergine, che diviene insieme mezzo e fine della pittura, per non scordarlo mai più.

Madonna delle Arpie Morte della Vergine
Andrea del Sarto
Madonna delle Arpie
Firenze, Galleria degli Uffizi
Caravaggio
Morte della Vergine
Paris, Louvre

Fino alla Morte della Vergine di Caravaggio. Qui una spallata violentissima butta giù tutto. Nulla dell'insieme delle regole che sostengono come un'impalcatura l'iconografia religiosa resiste. La Vergine morta viene rappresentata con le sembianze del corpo di una donna comune, persino gonfia (forse il pittore si era ispirato al ricordo dell'immagine del cadavere di una prostituta annegata nel Tevere). L'impostazione obliqua della scena, il dolore sincero dei suoi protagonisti costruiti plasticamente da una luce tangente, tutto l'insieme recita il de profundis delle leggi consolidate del decoro (l'opera naturalmente sarà rifiutata dalla committenza). Manco a dirlo, qual è il colore dominante di questo dipinto? Naturalmente il rosso che, intenso e terribile, incornicia, insieme al corpo della Vergine, le storie dei milioni e milioni di poveri cristi della storia. Con Caravaggio la rivoluzione si compie e la realtà, finalmente, è restituita non più come dovrebbe essere, ma così com'è.

Passano i secoli e con essi le vicende dell'arte e della storia, attraverso le mille sofferenze degli uomini e delle donne. Passano i roghi dell'inquisizione e quelli delle mille città ridotte in cenere dalle guerre dei potenti di ogni tempo. Vinti e vincitori si alternano sui troni degli imperatori e dei papi, ma a terra rimane uno stuolo terribile e penoso di vite spezzate dalle armi da taglio e da fuoco. Uno scenario angosciante che si tinge di rosso.

Un'enorme montagna di macerie e di vittime si è accumulata con lo scorrere del tempo. Ciò non ha impedito ai fortunati di essere felici, di assaporare e godere dei successi della scienza e dell'arte, di avvertire il brivido del progresso e della modernità. Il fatto è che nulla, fino ad oggi, ha impedito di modificare nella sostanza una realtà che da sempre sembra immutabile e cioè che la gran parte del genere umano continua a gemere e a soffrire. Questo secolo, però, a differenza degli altri ha conosciuto pur tra "errori ed orrori" l'esperienza più straordinaria e collettiva di riscatto che l'umanità offesa abbia mai tentato. L'unica che nelle forme e nei modi istruiti ed aggiornati alla realtà di oggi meriti di essere continuata, se si ha a cuore, veramente, il destino della specie.

Cardinale Decano Colosseo
Scipione
Cardinale Decano, 1930
Roma, Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea
Mario Mafai
Colosseo, 1965
Rovereto, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea

Il rosso comunque, imperterrito, da solo, come un filo vivente continua ad autodipanarsi. Ad intingersi nei tramonti romani di Mafai e nelle vesti minacciose e temibili del Cardinal Decano di Scipione che delle atmosfere solfuree della scuola romana furono i campioni troppo presto dimenticati.

A Raffaele Compagni, compagni Rosso comunista Grande Rosso
Tano Testa
A Raffaele, 1960
Mario Schifano
Compagni, compagni, 1968
Franco Angeli
Rosso comunista, 1974
Alberto Burri
Grande Rosso, 1964
Roma
Galleria Nazionale d'Arte Moderna

Seguiranno le forme astratte degli anni cinquanta che di quella lezione raccoglieranno l'eredità, destinata a trasferirsi dieci anni dopo, nei rossi monocromi di Tano Festa che di Roma sarà un sacerdote pieno di peccati, nei Cimiteri di partigiani di Franco Angeli così come nella serie dei Compagni di Mario Schifano della fine degli anni '60. L'esplosione barocca e sanguigna dei drappeggi in cellophane di Burri aveva appena cessato di sorprendere. E continua oggi la "lezione del rosso" nei Coralli e nei Polittici di Piero Pizzicannella, più dolcemente che nel sangue (vero sangue) che Herman Nietzsche usa nell'azione concitata della sua pittura.

Fino alla chiusura di un secolo che è stato talmente veloce de sembrare breve. Veloce come il rosso saettante di un'Alfa guidata da Nuvolari.

Senza titolo Nuvolari Comizio
Piero Pizzicannella
Senza Titolo, 1998
Tazio Nuvolari
24 ore di Le Mans, 1933
Le Mans
Giulio Turcato
Comizio, 1950
Roma
Galleria Nazionale d'Arte Moderna

Di recente è stata presentata alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma una recente e importante acquisizione. Finalmente una cosa buona (non ne capitano molte). E' un quadro grande di oltre due metri di base e uno e mezzo di altezza. Il suo autore è Giulio Turcato che lo eseguì nel 1950. Erano i tempi delle grandi speranze. Si intitola Comizio ed è un trionfo di bandiere rosse.

Roberto Gramiccia
Roma, 19 giugno 2002
da "Liberazione"