Oriana Fallaci contro "Liberazione" e "il Foglio"

E chi non è d'accordo... querela lo colga

Nel mirino gli articoli di Rina Gagliardi e Giuliano Ferrara

Prende carta, penna e avvocato Oriana Fallaci. Affida a due professionisti del diritto un messaggio che fa tin tin, come una moneta da un euro. E lei di quelle monete ne vuole un milione. Poi ci sono le spese legali naturalmente. Sono lontani i tempi del "se potessi avere mille lire al mese, potrei fare tutto quello che vorrei". Come ad esempio scrivere che "La rabbia e l'orgoglio" da queste parti non è piaciuto. Perché chi non è d'accordo con Oriana Fallaci, querela lo colga. Nel mirino della «giornalista e scrittrice di fama mondiale, autrice di numerosi libri tradotti e venduti in milioni di copie in tutto il mondo», come precisano i suoi legali nelle sedici pagine arrivate in redazione, ci sono "Liberazione" e "il Foglio". Due quotidiani che non si somigliamo per niente, e questa non è una battuta di Benigni-Jonny Stecchino. Non la pensano proprio allo stesso modo su Berlusconi, su quanto accade in Italia e nel mondo, sulle sorti magnifiche e progressive dell'Unione europea. Eppure sostengono e scrivono qualcosa che agli occhi di Oriana Fallaci è apparso insopportabile. Pardon, la parola insopportabile è costata cara a Giuliano Ferrara. «Dopo la pubblicazione della "Rabbia e l'Orgoglio" il signor Giuliano Ferrara dedicò alla signora Fallaci un articolo di mezza pagina pieno di insulti cocenti. Articolo che, dopo una serie di attacchi personali e l'uso ossessivo dell'aggettivo "insopportabile" ("la Fallaci è insopportabile", "l'insopportabile Fallaci"), si concludeva con le sconcertanti parole: "però ha ragione"». C'è scritto proprio così sulla querela al "Foglio", quotidiano che, appunto, non la pensa come "Liberazione".

E sì che l'ultimo prodotto letterario della querelante non è certo stato scritto in punta di penna. Piuttosto con l'accetta, e meno male che le parole non sono pietre né pallottole, altrimenti staremo ancora a contare i morti. Ma andiamo avanti nella lettura della denuncia contro "Liberazione". «Lungi dall'offrire al lettore una recensione dello scritto per cui altri hanno definito la Fallaci "la coscienza d'Europa", la signora Gagliardi trascende a uno scandaloso attacco alla persona e all'opera di Oriana Fallaci. Secondo la Gagliardi (...) l'articolo della Fallaci sarebbe un testo "esemplare della decadenza culturale dell'occidente". E ancora, sempre riferito alla signora Fallaci: "un ego talmente smisurato... una grande astuzia... uno spiccato senso del business..». Accusa ridicola e infame, perché come tutti sanno la Fallaci conduce da decenni una vita ritiratissima, lontana dal clamore. E per questo chiediamo scusa, ma ci troviamo costretti a parlare ancora di lei dedicandole la controcopertina del quotidiano di oggi.

«L'espressione "fuck you" colpisce con evidenza un unico personaggio, di cui non si fa il nome, il presidente dell'Unione Mussulmani d'Italia. E del resto anche l'ex direttore del "Corriere della sera" Piero Ostellino ha ritenuto non citare per "decenza" il nome e cognome di quell'individuo, e si è limitato a ricordare che si tratta del Presidente dell'Unione Mussulmani d'Italia (il nome di tale individuo è Adel Smith)». Ecco a chi era diretto il fuck you dio Oriana Fallaci. Ora si spiega tutto, e anche di più.

Parliamo con Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione nazionale della stampa. A proposito di querele... «Io penso che i colleghi come Oriana Fallaci, ma anche tutte le persone che prima querelano e poi discutono commettano un errore. O peggio compiono opere di vaga intimidazione, e talvolta neppure tanto vaga. Non è da oggi che noi denunciamo un clima pesante sul fronte delle richieste di risarcimenti danni nei procedimenti per diffamazione, in sede civile e penale. Il fenomeno, che si era ridotto negli scorsi mesi, sta avendo una preoccupante recrudescenza, e rischia di aggravare un clima già difficile sulla libertà d'informazione». Paolo Serventi Longhi non ha peli sulla lingua, gli chiediamo di fare qualche esempio. «Mi continua a stupire il silenzio della federazione degli editori, quando un giornalista è in galera. Proprio così, è rientrato dopo vent'anni in Italia ed è stato arrestato perché non aveva pagato le sanzioni per due processi per diffamazione. E intanto giornali e giornalisti di tutte le tendenze subiscono pressioni». Già, la libertà d'informazione al tempo di sua emittenza Berlusconi. «Il ministro Castelli tace e non dice nulla sulle proposte provenienti da sinistra e da destra, ultima quella dell'onorevole Giuliano Pisapia che chiedono di subordinare i risarcimenti all'assenza di rettifiche. E' il caso degli ultimi episodi, i più gravi dei quali sono quelli che riguardano "Liberazione" e "il Foglio" ma non solo questi. La polemica politica a colpi di querele, minacce, intimidazioni, questo non è libertà di stampa».

Chiediamo a Giorgio Bocca, decano del giornalismo italiano, cosa ne pensa dei dibattiti su carta bollata. «Questo sistema di trasformare le querelle politiche ed intellettuali in azioni legali è una cosa che nella mia generazione sarebbe stata considerata infame. Un autolesionismo degli intellettuali». Mancava solo l'autolesionismo agli intellettuali italiani. «Se riduci il dibattito intellettuale alle querele e alle richieste di soldi, sei un intellettuale che uccide se stesso. A questo proposito, è curioso come gli intellettuali che usano questi sistemi non capiscano che sono modi per tappare la bocca e intimidire». Finale sincero, nello stile di Giorgio Bocca. «Un mezzo di autocensura, uno dei tanti mezzi con cui gli intellettuali si suicidano. Nel caso specifico di Oriana Fallaci, non capisco perché non si possa dire che il suo pamphlet dal punto di vista ideologico è discutibile, di basso e cattivo gusto».

Leggiamo una parte del testo "ispirato da Oriana Fallaci in esclusiva per il Foglio". «Con il pretesto di "rispondere" ad una affermazione che non lo riguardava, il signor Buttafuoco (...) ne approfitta per insultare e denigrare Oriana Fallaci. Aggiungendo, con evidente finalità di scherno, che "ormai è diventata come la patria Cassazione"... A meno che il signor Buttafuoco non sia d'accordo con la condanna a morte della Fallaci e non voglia farsene interprete insieme al capo dell'Unione Mussulmani d'Italia. Nessuna logica può giustificare quell'articolo». A leggerle, sembra di essere precipitati tra le pagine delle "Menzogne della notte" di Gesualdo Bufalino. Accuse pesanti, contro Pietrangelo Buttafuoco. «Veramente mi è venuto da ridere, da ridere a crepapelle - risponde il diretto interessato - Già dalla prosa, si capisce subito chi è l'autrice. Un famoso avvocato non potrebbe sopportare una simile prosa». Buttafuoco insiste: «Un divertimento, un grande canovaccio. Il massimo dei paradossi è che un pezzo di satira sia stato fatto oggetto di una prosa simile. Siamo di fronte ad un problema di egolatria e ipertrofia dell'io. Avere un'alta considerazione di se stessi può portare anche a questo». Attento, Buttafuoco, stai rischiando un'altra querela. «Intanto mi inorgoglisce essermi trovato querelato insieme a "Liberazione". Riscriverei tutto quanto, anche peggio del "grazie altrettanto". Oriana Fallaci è diventata come la Cassazione, peggio di Biagi». Ma queste sono le stesse parole del "riempitivo" per cui ti hanno querelato. «La cosa peggiore sono i fan di Oriana Fallaci. Voglio proprio vedere se quel cuor di leone che corrisponde al nome di Piero Ostellino è disposto a confrontarsi sul piano del dibattito, al di là delle querele. Mi auguro che ci sia un confronto con questi intellettuali. Perché lei è folkloristica, ma i suoi fan sono patetici».

Il libro di Oriana Fallaci continua a non piacerci. Per niente. Ma possiamo discuterne, senza rabbia ma con l'orgoglio delle rispettive posizioni.

Frida Nacinovich
Roma, 19 maggio 2002
da "Liberazione"