A proposito del decreto "sblocca centrali"

Oltre il petrolio

Dopo il decreto "sblocca centrali" è arrivato il progetto di legge numero 3297 per il "Riordino del settore energia". Il suo autore, il ministro Marzano, vi ha messo il meglio di se stesso: privatizzazione selvaggia, sgravi fiscali ai combustibili più inquinanti, sviluppo ridicolo della produzione da fonti rinnovabili.

Forse mai come ora la questione energetica ha rappresentato contemporaneamente la risposta ai bisogni primari degli esseri umani e l'oppressione di questi stessi bisogni con guerre, inquinamenti e distruzione di risorse. La necessità di passare dalla quasi totale dipendenza dai combustibili fossili ad un sistema di grande efficienza energetica con una forte crescita dell'uso di rinnovabili non è più rinviabile. L'esatto contrario di quanto prevede questa legge che agevola l'uso dei combustibili più inquinanti, riducendo la tassazione su carbone, coke di petrolio, "Orimulsion" (una specie di catrame importato dal Venezuela); prevede l'introduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che nel 2012 sarà appena inferiore al 5% della "producibilità aggiuntiva", a fronte del 22,1% previsto dall'Unione europea. Ciò è ancora più grave se si considera che la maggior voce delle rinnovabili è costituita dall'incenerimento dei rifiuti.

L'attuale politica di privatizzazione, introdotta dal ministro Bersani di dalemiana memoria, ha già favorito una proliferazione di richieste di autorizzazione per nuove centrali, oltre 600, per una potenza installata di oltre 100.000 Megawatt (quanto l'intero parco generativo della Germania e quasi il doppio di quello operante in Italia). La produzione di energia è divenuta occasione di profitti per industriali senza scrupoli. Tutte le scelte energetiche andrebbero invece fatte tenendo presente il global warming, il riscaldamento globale, provocato prevalentemente dai processi di combustione.

L'ipotesi di recuperare il deficit di produzione di energia elettrica attraverso una massiccia maggior produzione, ci vedrebbe comunque maggiori importatori di fonti primarie (petrolio, gas, carbone o uranio). L'Italia ha invece bisogno di un rilancio del settore, che sostituisca la massima produzione a basso costo, con la Ricerca e lo sviluppo di un sistema energetico che punti all'uso razionale dell'energia per realizzare un forte risparmio a parità dei servizi forniti. La collocazione del nostro paese nel Mediterraneo ci pone in modo privilegiato verso la produzione di energia da fonti rinnovabili.

I ritardi rischiano di farci perdere l'ultimo treno per uno sviluppo delle nostre capacità in questo settore che oltre a farci risparmiare sulla bolletta petrolifera ci renderebbe esportatori di tecnologie verso altri paesi che si affacciano sullo stesso bacino, con risvolti positivi sull'occupazione in un settore penalizzato a causa della sempre maggiore automazione delle centrali tradizionali. Il solo fotovoltaico sta garantendo, in Europa, 86.000 posti di lavoro.

E' indispensabile una forte mobilitazione del movimento ambientalista contro scelte che stanno mandando indietro di vent'anni il nostro Paese su questo terreno. Il ruolo del Prc è quello di collegare queste giuste istanze con quelle dei lavoratori del settore per uno sviluppo innovativo. Partendo dalla battaglia parlamentare per un Piano energetico veramente sostenibile e la definizione in ogni regione di programmi concretamente adeguati.

Gianni Naggi
Roma, 3 dicembre 2002
da "Liberazione"