Con le leggi delega presentate al parlamento, Governo e Confindustria aprono lo scontro sulla libertà di licenziamento (delega 848 bis), e sulla totale precarietà dell’occupazione (delega 848)

Contro le leggi delega, si all'articolo 18

Andare a votare, e votare SI per l’estensione a tutti i lavoratori del diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiustificato, non è solo il riconoscimento di un diritto, ma anche la risposta che tutti noi possiamo dare per fermare le leggi che riformano il mercato del lavoro e che propongono a noi ed ai nostri figli un futuro di precarietà lavorativa, salariale e previdenziale

Delega 848 bis

Si vuole introdurre, con il potenziamento del ricorso all’arbitrato, la possibilità anche per le aziende sopra i 15 dipendenti di sostituire il diritto al reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato con una compensazione economica. In questo modo si estenderebbe anche alle aziende maggiori la “non tutela” che oggi grava sui lavoratori occupati in aziende sotto i 15 dipendenti. Tutti i lavoratori sarebbero così sottoposti a costante ricatto sapendo che nulla potrà impedire al loro datore di lavoro di lasciarli a casa come a quando vuole, senza giustificato motivo.

Delega 848

Partendo dai pesanti cedimenti realizzati in anni di politica sindacale concertativa, il Governo propone di rafforzare riducendone i limiti, la possibilità per le aziende di assumere con diverse tipologie di lavoro precario e temporaneo. Un vero e proprio menù a cui le aziende possono attingere in qualsiasi momento per utilizzare forza lavoro da usare quando serve e da lasciare a casa quando questa non gli serve più.

Così, oltre al ricorso al lavoro in affitto e al contratto di lavoro a tempo determinato si offrono alle aziende altre soluzioni quali:

Ti chiamo per due giorni poi si vedrà (Job on call). E’ “il contratto a chiamata” ("iob on call") per cui l'impresa potrà chiamare in qualsiasi momento il lavoratore che riceverà in cambio un'indennità minima di disponibilità oltre alla retribuzione per le ore di lavoro effettive. Alla Zanussi l'introduzione dell'"operaio-squillo" venne bocciata dai lavoratori con referendum. Ora il lavoratore dovrà invece essere sempre disponibile perché in ogni momento il "datore-padrone" potrebbe chiamare: basta appena un avviso di 48 ore. In questo modo il padrone si appropria del controllo anche del tempo libero del lavoratore che dovendo garantire sempre una reperibilità non potrà programmare liberamente il tempo per se e per la propria famiglia. Per non perdere il lavoro si dovrà essere sempre a "disposizione".

Lavoro condiviso (Job sharing). Per "job sharing" si intende il "lavoro condiviso". Due lavoratori potranno appunto dividersi un contratto a tempo indeterminato, subentrando a vicenda in un rapporto di lavoro stipulato per una sola persona. Il contratto occasionale inoltre viene esteso a nuovi settori come l'agricoltura.

Braccia in affitto alle agenzie private (Collocamento). Il collocamento viene aperto ai privati. Cade dunque il vincolo dell'«oggetto sociale esclusivo» che costringe l'agenzia a svolgere solo attività di fornitura di lavoro interinale. E' stata inoltre estesa l'intermediazione tra domanda e offerta di lavoro anche ai consulenti del lavoro e dell'università. Via libera dunque alla totale liberalizzazione del mondo del collocamento: agenzie interinali, università, consulenti del lavoro reperire «braccia» per le imprese. Una norma assolutamente deleteria: i lavoratori diventeranno numeri "in affitto" «per sempre» delle varie agenzie interinali e non avranno mai un rapporto diretto con l'azienda richiedente. Un colpo di maglio alle tutele sindacali e di garanzia che vengono praticamente ridotte a zero.

Cessioni libere in deroga all'art. 18 (Outsourcing). Nuove norme regoleranno le operazioni di esternalizzazione o trasferimento del cosiddetto ramo d'azienda. Per poter dare in "outsourcing" un'attività dell'impresa occorre dimostrare che sussista una reale autonomia funzionale del ramo da esternalizzare nel momento stesso del trasferimento. L'obiettivo è chiaro: consentire all'azienda di derogare con facilità all'articolo 18. La delega impone all'azienda solo di dimostrare che il ramo ceduto abbia, nel momento del suo trasferimento, una sua autonomia funzionale rispetto al resto dell'impresa. È una legge il cui scopo è rendere il lavoratore sempre più solo e debole. Da oggi i lavoratori non sono nulla di più di merce: si possono vendere, scambiare, trattare come l'azienda meglio crede.

Meno tutele per tutti (Socio lavoratore). La delega per la disciplina sul socio lavoratore, da preminenza al vincolo associativo piuttosto che al rapporto di lavoro. Si prevede che in caso di crisi aziendale, l'assemblea potrà deliberare un piano per salvaguardare i livelli occupazionali e i soci-lavoratori potranno dare il loro contributo anche economico alla soluzione, secondo le proprie disponibilità finanziarie. In sostanza viene applicata la modifica alla disciplina della legge 142/2001. Questo significa che un consiglio di amministrazione potrebbe licenziare un socio lavoratore senza bisogno di passare per un tribunale a verificare la giusta causa o il giustificato motivo. Dunque si cerca di uscire dall'ambito dello Statuto dei lavoratori e dell'art. 18 e di reagire al referendum pendente cercando di aggirare la norma, colpendo i lavoratori meno tutelati. E' noto che un socio lavoratore di una cooperativa non è imprenditore della stessa: non la gestisce, piuttosto viene gestito.

Più «elastico» e non garantito (Part time). Vengono riscritte le norme che regolamentano il part time per renderlo più «elastico». Diventa in sostanza più facile la chiamata al lavoro in orario straordinario e il cambio di fascia orario.

Le caratteristiche negative di queste deleghe sono facilmente individuabili nella spinta all'accesso individuale dei rapporti di lavoro e nell'aumento indiscriminato dei lavoratori "atipici" in sostituzione della centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. La conseguenza più grave sarà di fatto un indebolimento della tutela sindacale ed un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratori, soprattutto dei giovani che si sono appena affacciati, o lo stanno per fare, al mondo del lavoro. Condannati ad una insostenibile precarietà nel lavoro, nella retribuzione e nelle aspettative pensionistiche.

Ecco perché dobbiamo combattere e respingere le proposte avanzate dalle leggi delega oggi in discussione al Parlamento (già la delega 848 è stata approvata alla camera ed è oggi in discussione al senato).

Con la libertà di licenziamento e con l’assoluta precarietà del nuovo mercato del lavoro si vuole imporre ai lavoratori una nuova e più pesante subordinazione alle regole di un mercato che sempre più pretende di ridurre i diritti e le tutele per garantirsi il massimo del profitto.

Lavoratori, il prossimo 15 giugno possiamo respingere i progetti di Governo e Confindustria

Andando a votare SI al Referendum che chiede l’abrogazione di tutte quelle norme che limitano la tutela in caso di ingiustificato licenziamento per i lavoratori occupati nelle aziende al di sotto dei 15 dipendenti. Nel chiedere l’estensione di questo diritto a tutti impediremo che venga tolto anche a quei lavoratori che già lo hanno e apriremo la strada per una legge che ne chieda l’estensione anche ai lavoratori atipici e precari.

Andando a votare SI al referendum abbiamo finalmente la possibilità di dire che le leggi del mercato e della flessibilità non possono sovrastare il diritto alla dignità ed al rispetto di chi lavora.
Il lavoro è un diritto di fronte al quale tutti i lavoratori devono essere uguali e nessuno deve essere licenziato senza giustificato motivo

Partito della Rifondazione Comunista
Milano, 11 aprile 2003
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