Parla il presidente nazionale di Banca Etica Fabio Salvato

Associazioni, ambiente, coop sociali: ecco i nostri settori

«Soddisfatti del cammino che abbiamo percorso fino a questo momento»

Nell’era in cui i mercati finanziari dominano la scena internazionale influenzando importanti decisioni politiche e l’economia si avvia ad essere governata dalla globalizzazione, appare normale che si sviluppino dei contrappesi alla logica imperante dei profitti ad ogni costo. 220 milioni di euro, 1350 progetti finanziati in soli quattro anni di vita per un impegno di spesa pari a circa 90 milioni di euro. Sono solo alcune cifre di Banca Etica attiva in Italia dal marzo del ‘99 e divenuta ormai un caposaldo di quell’economia che potremmo definire alternativa. Da questa banca per così dire ‘particolare’ scaturiscono linee di condotta dettate da un credo certamente non riscontrabile in altri istituti di credito. Qui in pratica si pensa che il denaro vada utilizzato per accrescere il benessere collettivo, seguendo programmi specifici. I capitali redistribuiti spingono a migliorare le condizioni di vita dei singoli e della comunità anziché ingrossare i conti di poche elites che ben presto divengono potere economico.

Ma come nasce questa idea divenuta progetto e che oggi si chiama Banca Etica? Questo è quanto abbiamo chiesto al presidente nazionale Fabio Salvato.

“La nostra banca nasce a Padova - dove attualmente si trova la sede centrale - per opera di 22 soci fondatori che nel 1995 decidono di concretizzare questo progetto e si adoperano attraverso l’autogestione affinché si giunga alla realizzazione della banca. Si costituisce quindi la 'cooperariva verso la Banca Etica' allo scopo di raccogliere i fondi necessari alla costituzione della Banca popolare etica che sarà aperta nel marzo del 1999 quando contavamo già l’adesione di 20mila soci”.

In quattro anni avete fatto già tanta strada.

“Direi proprio di sì, anche se davanti a noi ci sono ancora tante cose da risolvere, tantissimi progetti da far partire Possiamo comunque ritenerci soddisfatti del cammino percorso sinora che ci ha portato a raggiungere risultati di tutto rispetto. Oggi Banca Etica può contare su una rete di soci in costante espansione. Abbiamo oltre 3mila per sone giuridiche tra i nostri soci, ben 8 regioni, 35 province e stiamo accrescendo i nostri contatti con enti ed amministrazioni. Stiamo inoltre diversificando la nostra attività avendo da poco costituito la ‘Etica sgr’ una società che si occupa della gestione dei risparmi”.

Quali sono i settori in cui intervenite?

“Ci occupiamo di cooperazione sociale a livello nazionale (in Italia operano oltre 1Omila cooperative sociali) ed internazionale, dove sono molto attive le ong (organizzazioni non governative) e il commercio equo e solidale. I nostri interessi si concentrano poi nel campo dell’associazionismo, della difesa e tutela dell’ambiente con programmi per lo sviluppo dell’agricoltura biologica e fondi per uno sviluppo eco-sostenibile ed infine sosteniamo le fasce più deboli della popolazione, (famiglie povere, persone sole ed emarginate, vittime dell’usura)”.

Come è organizzata in Italia la Banca Etica?

“Siamo presenti con spor telli operativi a Padova, Vicenza, Treviso, Modena, Brescia, Milano Firenze, Roma. Abbiamo poi quattro uffici di promozione finanziaria ed una rete di promotori finanziari che chiamiamo 'banchieri ambulanti' e inoltre abbiamo fondato la Sifea (società europea di finanza etica europea). Il nostro obiettivo ambizioso è quello di creare in futuro una sorta di Banca centrale europea etica”.

Quanto incide una banca etica nel circuito del credito tradizionale?

“Io noto che il sistema dei classici istituti di credito è abbastanza impermeabile al discorso dell’eticità della finanza. Noi lavoriamo per così dire in contagio con le altre banche e rileviamo una certa attenzione al discorso dell’economia etica solo in alcune banche popolari e nelle casse rurali.”.

In che cosa si differenzia il vostro operato?

“Noi siamo ad esempio l’unica banca che, pur effettuando una raccolta di risparmi sicuramente più considerevole nel Nord Italia, investiamo la gran parte dei nostri fondi al Sud, per incentivare lo sviluppo economico. Un altro discorso riguarda poi i prestiti e i fidi, la nostra linea è quella di dare fiducia ai clienti e per questo prestiamo il denaro allo stesso tasso di interesse a Trento come a Lamezia Terme. Un segnale certamente piccolo ma significa tivo che nessuna banca si impegna a dare. Noi crediamo al contrario che proprio partendo da tanti piccoli passi si possa incoraggiare le imprese, specie quelle piccole, a investire, a innovare e aiutare in questo modo l’economia meridionale a riprendere fiducia per avviarsi verso un deciso decollo. Siamo una piccola realtà nel panorama economico, le nostre forze sono limitate ma comunque ci impegnamo per diffondere i concetti alla base della finanza etica”.

Sergio Gianni
Monza. 31 maggio 2003
da "Il Cittadino"