La federazione di Milano del PRC lancia una campagna di massa contro il carovita

Blocchiamo i prezzi e le tariffe

Una campagna che non vuole essere una semplice propaganda, ma intende assumere una impostazione di tipo vertenziale

Il direttivo della federazione di Milano, alla presenza dei segretari di circolo, ha deciso di lanciare una campagna di massa contro il caroprezzi/carovita alla luce del più grave impoverimento di massa che abbiamo conosciuto dal dopoguerra ad oggi e a fronte di un'inflazione reale che, come ci ha confermato anche l'Istat, è arrivata oltre la soglia del 6%. In più c'è la specificità dell'area metropolitana milanese che risulta essere la più cara d'Italia, se non d'Europa.

Sarebbe interessante, come ho già avuto modo di proporre al Cpn, che questa campagna di massa venisse assunta dal Partito a livello nazionale, soprattutto nelle grandi metropoli, stante la forte sensibilità a livello di massa, che abbiamo potuto già riscontrare, ad esempio, nei mercati.

L'approccio più corretto alla questione carovita è quello basato su una impostazione complessiva, unitaria, in quanto "unitariamente" il carovita si riflette sulle tasche e sulle condizioni di vita dei lavoratori, dei pensionati, delle giovani coppie.

Trattandosi, dunque, di una questione generale, essa è composta, da una parte, dalla grande questione salariale che è aperta nel paese (aumenti salariali, salario sociale, meccanismo automatico di recupero dell'inflazione, aggancio delle pensioni ai salari e all'aumento del costo della vita), ma dall'altra dall'aumento dei prezzi e delle tariffe (le bollette da pagare sempre più care), oppure dall'aumento degli affitti (per cui nelle grandi metropoli ormai chi richiede una casa in affitto, deve pensare di lasciarci almeno metà del suo salario) o ancora dall'aumento dei tickets sanitari, o delle assicurazioni, o del caro-libri etc.

Come affrontiamo dunque una campagna che non voglia essere una semplice propaganda, ma intenda assumere una impostazione di tipo vertenziale?

Qui abbiamo la possibilità di dimostrare, quasi in modo didascalico, che cosa significa il liberismo capitalistico. Il governo, nella persona del ministro Marzano, ha escluso, nel modo più assoluto, il ricorso a qualsiasi forma di regolamentazione dei prezzi e delle tariffe in quanto ciò rappresenterebbe una riproposizione (lui dice) del socialismo reale. Così, a livello milanese, questa stessa impostazione liberista è stata confermata dall'assessore Predolin (An), che ha mandato addirittura l'Annonaria a multare quei commercianti che avevano aderito all'accordo Confesercenti-provincia di Milano per una "autoregolamentazione" dei prezzi (naturalmente l'autoregolamentazione è cosa assai più blanda del blocco dei prezzi, in quanto è su base volontaria).

Contro il liberismo del governo e delle amministrazioni locali intendiamo avanzare la proposta generale del blocco dei prezzi e delle tariffe. E' possibile? Ci sono dei precedenti?

In passato un tentativo fu rappresentato dal d. l. 24 luglio 1973 n°427, convertito in legge il 4 agosto 1973/496 emanato dal governo di allora (non certamente comunista) per far fronte ad una situazione straordinaria. Prevedendo un temporaneo blocco dei prezzi dei beni di largo consumo, il decreto stabiliva sanzioni economicamente rilevanti. Ci furono forti opposizioni al punto che si chiese di valutarne la legittimità costituzionale, basate sul fatto che la legge non prevedeva una conciliazione amministrativa. La situazione oggi è certamente più complessa, stante i diversi rapporti di forza e lo scontro non sarebbe solo a livello nazionale, ma europeo, in quanto ci scontreremmo con una certa normativa europea, che viene agitata come una spada di damocle per impedire qualsiasi forma di regolamentazione del mercato.

Ad esempio il decreto anti-inflazione delle Rc auto vide un intervento della Commissione Europea che decise di aprire una procedura di infrazione contro l'Italia, perché considerato incompatibile rispetto alla direttiva sulla liberalizzazione del mercato assicurativo, che impedirebbe a qualsiasi autorità di stabilire il livello delle tariffe. E' evidente che bisogna aprire una vera e propria battaglia politica anche sul piano europeo da parte di una sinistra alternativa e comunista che dovrebbe assumere questa questione come un'occasione importante per contrastare efficacemente il liberismo della Commissione, della Bce, o della Corte di Giustizia.

Battaglia politica che si potrebbe valere di prese di posizione diverse di altri organismi europei, come quelle del Comitato Economico e Sociale (organo consultivo che rappresenta su scala europea le diverse categorie della vita economica e sociale). Tale organismo si è espresso favorevolmente nei confronti dell'attuazione e dello sviluppo di forme di regolamentazione e anche di forme di co-regolamentazione, con dei criteri da rispettare introducendo dei nuovi codici di condotta quali ad esempio meccanismi di risarcimento nei confronti dei consumatori, qualora queste norme di condotta non venissero rispettate, costruendo così alleanze con i piccoli negozianti colpiti anch'essi dall'inflazione e dalla concorrenza devastante della grande distribuzione.

La proposta generale del blocco dei prezzi e delle tariffe va avanzata non solo nei confronti del governo, ma anche delle amministrazioni locali, facendone anche un terreno di confronto con le giunte di centrosinistra e all'interno di un ampio confronto politico- programmatico, a partire dalle associazioni dei consumatori, dalle organizzazioni sindacali e dal movimento in generale (a Milano, ad esempio anche alcuni centri sociali intenderebbero muoversi in questa stessa direzione). Confronto anche con le forze del centrosinistra, per costruire una iniziativa fortemente caratterizzata in senso unitario.

RUOLO DELL'ENTE LOCALE - LA CALMIERAZIONE DEI PREZZI

Definito così l'intervento pubblico sul terreno della regolamentazione, o in subordine della co-regolamentazione dei prezzi e delle tariffe, vediamo quale potrebbe essere il ruolo dell'ente locale.

Anche qui l'intervento del pubblico potrebbe essere quello di un intervento diretto, economico del comune, per svolgere un ruolo di calmierazione dei prezzi.

Quando avanziamo questa considerazione ci rifacciamo ad esperienze già realizzate in passato dalle giunte di sinistra. Parliamo di esperienze come quelle dei mercati comunali che oggi non svolgono più quel ruolo di calmierazione, in quanto sono stati affidati a privati, con la conseguenza che i prezzi che vengono praticati non sono più competitivi rispetto alla grande distribuzione.

Un ruolo di calmierazione dell'ente locale potrebbe funzionare alla condizione che si stabilisse una sorta di secondo canale pubblico con un ortomercato, con un mercato della carne e del pesce che funzionassero come grossisti pubblici, in grado di concorrere sul mercato e di eliminare così i molti passaggi della intermediazione parassitaria. Fra l'altro anche quei canali privati di consumo alternativo, i cosiddetti gruppi di acquisto, potrebbero trovare nell'ente pubblico e nel ruolo all'ingrosso che il pubblico potrebbe svolgere, un canale meno precario e meno volontaristico di quello attuale. E' chiaro che questa impostazione ha bisogno di una chiara alternativa sul piano del governo a livello locale, ma anche di una limpidezza di contenuti anti-liberisti tra le forze che potrebbero comporre una coalizione di alternativa e non di alternanza.

Per le cose dette è evidente il carattere vertenziale che deve assumere questa campagna di massa. Dunque una campagna che sia articolata nelle aziende per le implicazioni generali sul salario di cui abbiamo detto, ma anche che preveda una articolazione sul territorio, se davvero vogliamo radicarci nella realtà sociale dei quartieri o dei paesi, che stanno intorno ad una grande metropoli. In questo senso il direttivo provinciale di Milano ritiene fondamentale il ruolo dei circoli, aziendali e territoriali, che dovrebbero diventare i protagonisti di un rapporto diretto, come Partito, nei confronti dei lavoratori, dei pensionati o dei giovani precari. Ciò non è in contraddizione con l'esigenza di costruire una rete di rapporti unitari, in primo luogo con quei soggetti che hanno dato vita alla campagna referendaria sull'art. 18, ma anche con le forze del centrosinistra, nella misura in cui siano chiare le impostazioni anti-liberiste.

Sarebbe interessante che, se la campagna fosse assunta dalla Direzione nazionale, si desse vita, ad esempio, sotto le feste natalizie, dove la questione prezzi si farà ancora più calda, ad una "giornata di mobilitazione nazionale" nelle principali metropoli, magari riproponendo, come forma di provocazione positiva, quei mercatini rossi, che negli anni '70, furono un'esperienza positiva di lotta contro il carovita.

Sandro Barzaghi (Coordinatore Cittadino della Federazione del PRC di Milano
Milano, 13 novembre 2003