Bus e metro fermi in tutta Italia.

I tranvieri dicono basta

A Milano si decide lo sciopero a oltranza

Dopo due anni di prese in giro e sette scioperi nazionali celebrati senza neanche l'apertura di uno straccio di trattativa, i tranvieri adesso dicono basta. Basta con un governo che continua a tagliare risorse ai comuni, lasciandoli senza soldi per rinnovare i contratti. Ma basta anche con l'idea che gli unici che devono assumere atteggiamenti responsabili nel corso di una vertenza sindacale debbano essere sempre e per forza i lavoratori e non chi nega ad essi un diritto sacrosanto, qual è quello ad una retribuzione dignitosa. Perché i 106 euro di aumento chiesti per il rinnovo del secondo biennio, scaduto a fine 2001, non sono altro che il dovuto per mantenere i salari al passo dell'inflazione.

sciopero tranvieriLa rabbia dei lavoratori del trasporto pubblico locale è così esplosa ieri, con una protesta di massa che ha visto i tranvieri incrociare le braccia compatti in tutte le città d'Italia e con la rivolta di Milano, dove si è andati ben oltre lo sciopero di otto ore a livello nazionale indetto da Cgil, Cisl e Uil. All'ombra del Duomo il fermo di bus e metro sarebbe dovuto durare dalle 8,45 alle 15. E' invece iniziato all'alba ed è poi proseguito "a oltranza" per il resto della giornata. Decisione che ha scatenato l'ira dei cittadini milanesi e la reazione isterica del sindaco Albertini, che ha invocato provvedimenti disciplinari. Risultato, la procura di Milano ha annunciato l'apertura di un'inchiesta mentre in serata il prefetto di Milano, Bruno Ferrante, ha deciso di precettare per la giornata di oggi i conducenti dell'Atm, in vista delle nuove iniziative di lotta spontanea che potrebbero essere decise dall'assemblea permanente. Il prefetto ha inoltre convocato per stamane alle 11 i rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria, che sempre oggi saranno sentiti d'urgenza anche dalla commissione di garanzia.

Il problema, per il governo, è che la tensione si taglia con il coltello in tutte le rimesse sparse sul territorio nazionale. A Roma le assemblee dei lavoratori, ai quali si era rivolto con un appello il sindaco Veltroni, hanno convenuto che non c'erano le condizioni per prolungare lo sciopero. Stesso copione a Firenze e a Bologna. Per il momento tutto è rimandato a giovedì prossimo, quando ci sarà l'incontro tra i sindacati e le associazioni datoriali Asstra e Anav. In caso di "fumata nera", non è escluso che i tranvieri decidano di incrociare di nuovo le braccia spontaneamente.

Il sottosegretario al Lavoro, Maurizio Sacconi, sente puzza di bruciato e invoca la repressione: «Tolleranza zero - dice - non esistono alibi per simili comportamenti». Immediata la replica di Gigi Malabarba, capogruppo di Rifondazione al Senato: «Sotto inchiesta devono andare le associazioni che rappresentano il trasporto locale e il governo che privatizza e taglia risorse ai servizi, non i lavoratori senza contratto da due anni».

Imbarazzati invece i sindacati confederali, di fatto scavalcati dalla rabbia dei lavoratori. I leader di Cgil, Cisl e Uil decidono alla fine di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, esprimendo condanna per l'azione di Milano ma, al tempo stesso, sottolineando l'esasperazione dei conducenti. «Bisogna restare nelle procedure e nelle regole degli scioperi, ma è comprensibile anche la tensione quando non viene rinnovato un contratto da oltre due anni», il commento a caldo del numero uno della Uil, Luigi Angeletti. «Se i contratti si rinnovassero nei tempi giusti - aggiunge il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta - si eviterebbero queste tensioni». Meno "diplomatica" la posizione del Sult: «I primi che devono rispettare le regole - taglia corto il sindacato di base - sono le aziende, le controparti datoriali, e il governo che, puntualmente, non rispettano gli impegni sottoscritti».

Roberto Farneti
Milano, 2 dicembre 2003
da "Liberazione"