Il PD a favore della privatizzazione dei servizi pubblici locali

Le “Mani libere” di Lanzillotta

La sinistra è stata, fino ad ora, un ostacolo

“Il primo giorno della nuova legislatura presenterò un Disegno di legge sui servizi pubblici locali come piace a me, senza vincoli di alleanze, con il quale tutti i favorevoli dovranno misurarsi nel merito. Mi auguro che nei prossimi mesi questa sia un'azione bipartisan”.

Questo è quanto va dichiarando in giro per vari convegni confindustriali la ministra (quasi ex) degli Affari Regionali Linda Lanzillotta. Sottolineando, inoltre, che è ora di togliere dalle mani dei Comuni e dei sindaci questa grossa partita che vogliono tenere a tutti i costi senza essere in grado di garantire efficienza agli utenti che oltre a tutto “si vedono vessati da bollette sempre più esose”.

Esplicitamente richiesta se tra i servizi cui si riferisce è compreso anche quello idrico, risponde di sì, aggiungendo che naturalmente la proprietà e la gestione delle reti deve restare in mano pubblica mentre l'erogazione deve essere messa a gara e quindi passare in mano privata.

Intanto vogliamo sottolineare che quel “bipartisan” la dice lunga: anche se negata a parole come prospettiva concreta, se negli scenari del dopo voto si creeranno determinate condizioni, la Grosse Koalition è evidentemente stampata nella mente degli esponenti del Pd, visto che un giorno l'una e un giorno l'altro la adombrano sui più svariati argomenti.

A meno che nel caso specifico Lanzillotta, la signora non voglia direttamente candidarsi presso Berlusconi nel ruolo di consulente, emulando il marito Bassanini che lo è di Sarkozy; ma sono solo illazioni prive di fondamento.

Ma torniamo a noi. Nelle dichiarazioni della ministra (quasi ex) ci sono grandi falsità. E' ormai comprovato che la privatizzazione dei servizi non li rende né più efficienti né meno costosi per i cittadini. Esempi arcinoti sono Trenitalia per i trasporti e Telecom per la telefonia.

Per quanto riguarda il servizio idrico, c'è solo da riflettere sui dati. La media italiana della perdita delle reti è del 40,1% mentre, per esempio, quella della Svizzera, dove il servizio è totalmente pubblico, la media è del 9%. Se mettiamo poi a confronto questo dato tra le Regioni, riscontriamo valori particolarmente negativi proprio nelle Regioni dove è più avanzata la privatizzazione:

Inoltre, da una ricerca commissionata da Mediobanca sulle Aziende idriche dei maggiori comuni italiani, risulta che le due maggiori realtà lombarde, il Cap per la provincia di Milano e MM per la città di Milano, entrambe pubbliche al 100%, presentano gli indici più favorevoli non solo per il dato delle perdite, ma anche per la capacità di autofinanziamento delle opere e per la produttività, praticando, oltre a tutto, le tariffe più basse in assoluto in Italia. Si può quindi dire che questa frenesia di privato ha ben altri scopi che l'efficienza e la convenienza per i fruitori dei servizi.

Quando parliamo di acqua poi, non dobbiamo mai dimenticare che si tratta di un bene comune indispensabile per la vita che non deve proprio essere oggetto di mercato perché chi la gestisce deve rispondere ai cittadini e non a un consiglio di amministrazione.

Sappiamo che il pubblico ha delle inefficienze, storiche nel nostro paese, ma la soluzione non è la privatizzazione, come i dati mostrano, bensì l'etica e la responsabilità politica di farlo funzionare, con la partecipazione e la vigilanza della collettività, dei cittadini che ne hanno tutto l'interesse.

Lanzillotta parla anche di separazione del servizio idrico tra gestione ed erogazione, ricalcando esattamente l'impostazione che Formigoni vuole imporre in Lombardia attraverso la legge 18 dell'agosto 2006. Il senso ultimo di questa legge, oltre alla cervelloticità del cavillo scovato per arrivare di fatto alla privatizzazione, è che la parte onerosa resterebbe al pubblico e la parte lucrativa andrebbe al privato. 132 comuni lombardi hanno recentemente deliberato la richiesta di referendum abrogativo di alcuni articoli di questa legge che nei fatti li obbliga alla privatizzazione del servizio.

Ma forse la cosa che più stride nelle dichiarazioni della signora è la “libertà dai vincoli di alleanze”.

In questi ultimi due anni si è riusciti a stoppare il Ddl Lanzillotta nella sua forma originaria, che adesso lei vuole riproporre, e a bloccare tutti i tentativi di assalto ai servizi idrici grazie a un movimento forte che ha aperto fronti di lotta nel paese per l'acqua bene comune dalla Sicilia alla Lombardia passando per il Lazio, l'Umbria e la Toscana, che ha raccolto 406.000 firme a sostegno di una legge d'iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua e che ha ottenuto la moratoria di un anno su tutti gli affidamenti a Spa del servizio idrico.

E' sempre stato chiaro che l'orientamento del Pd era di tutt'altro tipo e che alcuni risultati si sono ottenuti anche grazie alla presenza di forze di sinistra nel governo: adesso che il coperchio è saltato c'è chi tira un sospiro di sollievo per la caduta dei vincoli di coalizione. Viene proprio da chiedersi quanti erano e dove erano collocati quelli e quelle che aspettavano con ansia la caduta di questo governo. Ora, da queste “mani libere”, possiamo solo aspettarci ulteriore degrado democratico e scippi alla collettività.

Erica Rodari
Milano, 10 marzo 2008
DA “Punto Rosso - Milano