Photo by RSU Fomas - Osnago •
“Ora siamo nella cosiddetta seconda repubblica, in piena globalizzazione finanziaria liberista, in un’epoca in cui i governi non mediano fra interessi, ma stanno da una parte, in cui le leggi non allargano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, ma si mettono al servizio dell’impresa; l’unità sindacale lascia il passo al sindacato della bilateralità e dell’arbitrato, che prescinde dal sostegno dei lavoratori, e con accordi separati a tavolino che escludono la messa in campo di rapporti di forza si vogliono annullare anni di conquiste, di storia del contratto nazionale.”
Nella vertenza sul futuro di Pomigliano la Fiat non ha mai voluto aprire una trattativa ma ha solo cercato di imporre le sue proposte.
Ancora nell’ultimo incontro di venerdì 11 giugno ha chiesto di aderire al Documento conclusivo consegnato l’8 giugno, rifiutandosi di cambiare alcuna parola. La disponibilità di Fiat, dopo la dichiarazione di adesione di Fim, Uilm e Fismic al testo aziendale, ad aggiungere una frase che istituisce una Commissione di raffreddamento non modificando i contenuti, aggrava le conseguenze per i lavoratori.
Quello che si vuole imporre a Pomigliano con il ricatto della chiusura non è un accordo sindacale ma la cancellazione del Contratto nazionale e delle Leggi dello Stato. La Fiat vuole imporre condizioni di lavoro massacranti ed evitare preventivamente ogni dissenso; non vuole dei lavoratori ma degli schiavi.
Addetti Linea. Articolazione dello stabilimento su 18 turni dal lunedì al sabato (8 ore a turno per 6 giorni). Con due opzioni: a) riposo a scorrimento nella settimana. b) Settimane alternativamente di 6 e 4 giorni lavorativi. Il 18° turno del sabato non viene lavorato ma coperto da Par, festività e cumulo della 1/2 ora accantonata per turno. Pausa mensa. 1/2 ora spostata a fine turno. Manutenzione. Su 21 turni (7 giorni la settimana) con riposi a scorrimento.
L’articolazione dell’orario a 18 turni è gravosa per i lavoratori ma contrattualmente
già possibile.
La copertura del 18° turno (per non lavorarlo) avviene a totale carico dei lavoratori: Fiat non
mette niente.
Lo spostamento della pausa mensa a fine turno è grave perché riduce la possibilità per
i lavoratori di riposarsi (recuperare) e aumenta i rischi per la salute.
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80 ore di straordinario senza preventivo accordo sindacale, da effettuarsi sul 18° turno, con
preavviso di 4 giorni, possibilità di assenza fino al 20% e possibilità di sostituzione
con volontari.
Il lavoro straordinario, nell’ambito delle 200 ore annue pro-capite, può essere svolto
durante la mezz’ora di mensa.
Le 80 ore si sommano alle 40 obbligatorie del Ccnl portando il totale a 120, pari a 15 giornate
annue, con il conseguente ritorno del 18° turno strutturale (il numero massimo di 18 turni in
un anno è di 16 giornate procapite).
La possibilità di fare ricorso alla pausa mensa per fare straordinario è contro la
Direttiva europea sugli orari e la Legge 66/2003. L’esclusione del 20% dell’obbligo di
presenza vale solo per le 80 ore (non per le 40), ed è positiva per i lavoratori: tuttavia
la ricerca di volontari per le sostituzioni, per come è scritto, può essere fatta in
deroga alla Legge 66, non rispettando il periodo minimo di riposo (11 ore) fra un turno e l’altro.
Garantire corretto equilibrio diretti/indiretti sia nella fase di avvio della Nuova Panda che, successivamente, a fronte di particolari fabbisogni.
L’obiettivo è industrialmente motivato ma senza esame con le Rsu può dar luogo a discrezionalità e abusi.
Possibilità, in caso di fermate tecniche e produttive, di mobilità interna dei lavoratori fra le diverse aree produttive decisa nella prima ora del turno.
L’obiettivo è industrialmente motivato ma senza esame con le Rsu può dar luogo a discrezionalità, abusi e rendere più difficile una corretta valutazione dei rischi e l’adozione di misure per la tutela della salute.
Applicazione del sistema Wcm e della metrica Ergo-Uas.
Riduzione pause sulle linee meccanizzate e sulle passo-passo: dagli attuali 40 minuti a 30 minuti.
I 10 minuti di pausa tagliati sono monetizzati e definiti in un importo di 0,1813 euro lordi/ora
(comprensivi di tutti gli istituti) e corrisposti solo per l’effettiva presenza in linea.
L’organizzazione del lavoro e la metrica rientrano negli ambiti decisionali dell’impresa.
Tuttavia per le evidenti ricadute sull’intensità della prestazione e sui rischi per
la salute è grave che Fiat abbia rifiutato di esaminare preventivamente con una commissione
di esperti tutti gli aspetti di questa scelta.
Con la disdetta degli accordi precedenti, la saturazione potrà arrivare al 99% del tempo effettivo.
Da un primo calcolo approssimativo si rileva un aumento oltre il 20% della velocità della
linea di montaggio della Panda rispetto a quelle di Melfi e Mirafiori.
L’aumento dei ritmi produttivi, sommato alla riduzione di 10 minuti delle pause e allo spostamento
della mensa a fine turno, aumenta il rischio di patologia alle braccia.
I lavoratori dovranno partecipare obbligatoriamente ai programmi di formazione da fare durante
la Cigs (provvedimenti disciplinari in caso di assenza).
Nessuna integrazione, diretta o indiretta, a carico dell’azienda.
Quanto imposto da Fiat è in aperto contrasto con la Legge 102 del 2009 che prevede, in caso di obbligo di presenza dei lavoratori in Cassa integrazione a corsi di formazione, che l’azienda paghi la differenza fra trattamento di Cig e salario. Per come è scritto il testo, la Fiat non paga neppure la mensa.
Le perdite produttive per causa di forza maggiore o interazione delle forniture vengono recuperate collettivamente (senza maggiorazioni) sia nella 1/2 ora di mensa, sia nel 18° turno che nei giorni di riposo individuale, entro i 6 mesi successivi.
Si vuole operare in totale deroga all’art. 4 del Ccnl per casistiche, tempi e modalità di recupero. Ancora una volta in contrasto con la Legge 66/2003 sugli orari di lavoro e con la Direttiva europea.
Per contrastare forme anomale di assenteismo, quando la percentuale sia significativamente superiore
alla media, Fiat non pagherà la quota di indennità malattia a carico aziendale. Una
commissione paritetica esaminerà i casi di particolare criticità da escludere da questa
norma.
In caso di tornate elettorali con forti assenze dei lavoratori si chiuderà lo stabilimento
(con Par o ferie) e si recupererà la produzione a paga ordinaria.
Chi andrà ai seggi elettorali come rappresentante di lista non sarà pagato dall’azienda
e non avrà diritto a riposi.
A problemi veri si risponde non adoperando gli strumenti già previsti dal Ccnl e dalle leggi per colpire eventuali abusi ma abolendo obblighi in materia di indennità di malattia e permessi elettorali.
Ci sarà bisogno di Cigs per i due anni della ristrutturazione, senza rotazione dei lavoratori.
La ristrutturazione è necessaria e sarà lunga. Riguardo i rientri al momento dell’avvio produttivo, alla Rsu non viene dato alcun ruolo.
Dal 1° gennaio 2011 le paghe di posto, l’indennità disagio linea, il premio mansioni e premi speciali sono aboliti e saranno corrisposti sotto la voce “superminimo individuale non assorbibile” solo a chi oggi ne ha diritto.
I nuovi assunti (quando?) non avranno alcun diritto a questa voce.
Sono confermate le maggiorazioni esistenti nel Gruppo Fiat
Tutto invariato.
Eventuali esigenze occupazionali vedranno il trasferimento di personale da Pomigliano a Nola.
Nessun ruolo alla Rsu. Decide la Fiat.
L’intesa annulla e sostituisce quanto pattuito precedentemente nelle medesime materie.
Il mancato rispetto degli impegni assunti con l’Accordo o comportamenti, delle organizzazioni
o di singole Rsu, “idonei a rendere inesigibili le condizioni concordate, liberano l’Azienda
da obblighi contrattuali (versamento contributi sindacali, permessi per gli organismi dirigenti)
nonché da accordi aziendali (monte ore sindacale del Gruppo e figura di esperto)”.
Anche atti individuali o collettivi dei lavoratori possono portare al medesimo effetto liberatorio
per l’Azienda.
Alla Fiat viene data totale discrezionalità per valutare se una qualsiasi iniziativa (dalla
protesta allo sciopero) in contrasto con uno dei qualsiasi punti dell’Accordo (carichi di lavoro,
straordinari, gestione della forza lavoro), costituisca violazione dell’Accordo stesso e perciò agire
nei confronti delle Oo.Ss..
Potendo agire contro i Sindacati anche nel caso di iniziative non promosse da questi affida alla
rappresentanza sindacale un ruolo di “guardiani” verso i lavoratori.
La violazione, da parte del singolo lavoratore, di una delle condizioni contenute nell’Accordo costituisce infrazione disciplinare da sanzionare, secondo gradualità, in base agli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari e ai licenziamenti per mancanze.
E’ la clausola finale e la più spregiudicata di tutto il Documento Fiat. Il diritto individuale di aderire a uno sciopero, sancito dall’Art. 40 della Costituzione, diviene oggetto di provvedimento disciplinare fino al licenziamento. Non c’è alcuna legittimità in questo, ma intanto la Fiat ci prova.