Presidio Yamaha di Gerno - Lesmo

Ferrero, Bierbaum e Gaddi incontrano i lavoratori Yamaha

In Brianza sono centinaia le aziende e le realtà produttive, migliaia i lavoratori e le lavoratrici coinvolte in processi di ristrutturazione, licenziamenti e cassa integrazioni.

MERCOLEDI 6 aprile 2011 ore 17.00

Matteo Gaddi, Responsabile Nord-Lavoro PRC

SABATO 9 Aprile 2011 ore 16.30

Paolo Ferrero, Segretario Nazionale PRC
Heinz Bierbaum, Vicepresidente Linke tedesca.

incontrano i lavoratori e le lavoratrici in cassa integrazione della YAMAHA MOTOR ITALIA in presidio permanente a Gerno di Lesmo dal 13 Dicembre 2010

In Brianza sono centinaia le aziende e le realtà produttive, migliaia i lavoratori e le lavoratrici coinvolte in processi di ristrutturazione, licenziamenti e cassa integrazioni.

Tra queste realtà 66 lavoratori e lavoratrici della YAMAHA Motor Italia sono in presidio permanente, giorno e notte, di fronte alla propria azienda dal 13 Dicembre 2010.

Questo a Gerno di Lesmo a pochissime centinaia di metri dalla villa del presidente, a pochissime centinaia di metri dalla villa dei festini e dei bunga-bunga.

Due immagini della Brianza.

È dell’ottobre 2009 la decisione di Yamaha Motor Italia di attivare la procedura di licenziamento senza nessuna forma di confronto preventivo.

Chiudendo il reparto produzione, licenziando 66 lavoratori. Tutto questo, nonostante i trionfi mondiali e i positivi risultati economici.

In barba alla tanto sbandierata “responsabilità sociale di impresa” o alla mission di “Creare un clima aziendale favorevole all'iniziativa personale” così ben descritta nel Book Vision, il comportamento concreto della Direzione Aziendale è stato quello di buttare i lavoratori sulla strada.

Dopo avere costretto la multinazionale giapponese a richiedere la cassa integrazione straordinaria grazie ad una durissima occupazione del tetto dell’azienda nell’inverno del 2009, e’ stato sottoscritto un accordo (7 gennaio 2010) che prevedeva 24 mesi di cassa integrazione guadagni e una buona uscita di 8.000 Euro alla scadenza della cassa integrazione con successiva entrata in mobilità.

Nel medesimo accordo Yamaha si impegnava nel non più produrre o modificare moto in Italia.

Ma i lavoratori e le lavoratrici Yamaha studiano i termini dell’accordo ed analizzano il Bilancio Yamaha Motor Italia e scoprono che la Yamaha ha stanziato, in accantonamento nel bilancio consuntivo 2009, una cifra importante (circa 7.140.000 euro) per “prudenziale quantificazione degli oneri dei rischi legali connessi all’accordo con le rappresentanze dei lavoratori, nonché gli oneri di ripristino del sito”.

Una cifra questa che i lavoratori Yamaha considerano ridicola offensiva ed esageratamente sproporzionata rispetto a quanto messo effettivamente a disposizione per soddisfare l’accordo del 7 gennaio 2010.

Oltre a tutto questo sono emerse ulteriori incredibili considerazioni.

Mentre la Yamaha licenziava e sosteneva di essere nel pieno di una forte crisi: azzerava la propria situazione debitoria verso le banche per più di 12,5 milioni di Euro, distribuiva dividendi ai soci nell’anno 2009 per un valore di più di 2 milioni di Euro, presentava conti correnti bancari attivi per oltre 1,3 milioni di Euro con un flusso di cassa totale nel corso del 2009 di poco superiore agli 8 milioni di Euro.

Inoltre i lavoratori scoprono che, nello stesso periodo, Yamaha, tramite la consociata francese, sta facendo modificare delle moto presso un terzista a pochi chilometri, ad Arcore.

Per queste motivazioni e con la certezza che le basi dell’accordo non si fondavano su dati reali, dal 13 Dicembre 2010, i lavoratori sono coinvolti in un durissimo presidio permanente allestito a ridosso della Yamaha stessa (che li sorveglia in modo pressante utilizzando guardiani esterni).

I lavoratori e le lavoratrici Yamaha stanno aspettando e sollecitano l’azienda a delle precise risposte informazioni e chiarimenti.

Risposte informazioni e chiarimenti che non arrivano, in un triste, drammatico ed arrogante gioco del silenzio e del rifiuto. Il licenziamento di questi lavoratori non e’ riconducibile ad una crisi aziendale e la lettura del bilancio lo dimostra.

I profitti non devono essere esclusivamente delle aziende che devono mantenere e rispettare una dignitosa etica sociale base di ogni società civile. Le aziende non devono scaricare gli oneri delle proprie riorganizzazioni, degli errori del proprio management solo a carico dei lavoratori. Yamaha sta ingannando non solo i lavoratori e le lavoratrici , ma anche il sindacato e, soprattutto le istituzioni, a partire dal Ministero del Lavoro, la Regione Lombardia, fino all’Amministrazione Provinciale di Monza e Brianza.

Chiediamo, unendoci alle giuste e doverose richieste dei lavoratori, che venga costruito, al più presto, un tavolo istituzionale tra Yamaha Motor Italia, le organizzazioni sindacali e la rappresentanza sindacale unitaria al fine di arrivare ad una corretta soluzione economica e sindacale.

Su questi punti e con queste considerazioni, il Partito della Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra ribadiscono e mantengono il proprio impegno. Questo il significato degli incontri programmati con Matteo Gaddi Responsabile lavoro-nord, e con il nostro Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista Paolo Ferrero e Heinz Bierbaum Vicepresidente Linke Tedesca.

COSA, CHI e PERCHE’ stiamo aspettando? Come mai tutto questo tempo per offrire una giusta soluzione alla richiesta di giustizia, dignità e diritto dei lavoratori e delle lavoratrici della YAMAHA Gerno di Lesmo in presidio permanente dal 13 Dicembre 2010?

Dobbiamo forse aspettarci proteste ancora più grandi ed estreme?

Esprimiamo la totale solidarietà e vicinanza - non solo politica - ai lavoratori ed alle lavoratrici in lotta.

Siamo e saremo a loro vicini, in tutti i momenti della loro lotta.

Dalla loro parte.

Come sempre!

Francesco Beretta (Portavoce Federazione della Sinistra Monza e Brianza)
Gerno di Lesmo (Presidio permanente Yamaha), 5 Aprile 2011