O mobilità o riduzione dello stipendio ed eliminazione della quattordicesima mensilità

BREMER, LAVORATORI SUL PIEDE DI GUERRA

L'azienda «Bremer», con sede in via Rivera al civico 30, è una Spa (Società Per Azioni) che produce valvole a pressione, ma a quanto pare i primi ad essere sotto pressione sono i suoi quarantaquattro dipendenti.

Lunedì 23 gennaio 2002, gli operai sono rimasti in sciopero per quattro ore, dinanzi ai cancelli della ditta, rivendicando quelli che ritengono essere diritti indiscutibili.

«Per addivenire ad una riduzione dei costi di gestione - ci ha spiegato Paolo Dudine, della Fim Cisl, che segue la vertenza lavoratori/azienda - i vertici della ditta hanno deciso di tagliare il costo del personale. Per ora vogliono sterilizzare la quattordicesima mensilità, ovvero indicizzarla ogni anno sulla base dell'andamento dei prezzi per chi è già assunto ed eliminarla del tutto per i nuovi assunti, alcuni dei quali ci risulta siano già stati invitati a sottoscrivere una deroga. Tutto ciò è assolutamente non previsto dalla contrattazione collettiva».

Sempre lunedì si è tenuta a Monza, nella sede dell'associazione degli industriali, alla quale fa parte la «Bremer», una riunione tra sindacati e vertici aziendali, per tentare una via d'uscita e una possibilità d'accordo.

«Vi sono poi altri elementi che non ci convincono - ha aggiunto Dudine - E' loro intenzione, infatti, ridurre alcune maggiorazioni, previste come indennità da straordinario, contrarre i permessi per visite specialistiche o esami speciali, insomma richieste che non possono essere accettate».

In realtà la crisi della «Bremer» è iniziata almeno cinque anni fa, quando s'è cominciato a intravedere un calo di quel fatturato che, negli anni Novanta, superava i venti miliardi di lire. Nel 2000, poi, l'incarico ad un consulente specializzato: un percorso che ha portato alla messa in mobilità di sei persone.

Una storia recente, insomma, che non consente ai quarantaquattro dipendenti di dormire sonni tranquilli.

«Io mi auguro che tutto si risolva presto - ci ha detto un operaio, anch'egli in sciopero dinanzi la cancello - Ma il clima è teso e si parla con insistenza di riduzione dello stipendio, di minacce di mobilità, di debito elevato dell'azienda...».

«Siamo anche disposti ad occupare l'azienda - ci hanno detto - La situazione è più scottante di quello che pensano i sindacati».

Infatti dopo l'incontro di lunedì si viene a sapere che l'azienda vorrebbe ridurre lo stipendio del cinque per cento creando una tra vertici aziendali e personale/sindacati che appare insanabile «La riduzione dello stipendio è stata un'assoluta novità - ci ha detto Paolo Dudine, della Fim-Cisl, all'uscita dall'incontro con la proprietà della "Bremer". Il loro è stato un vero e proprio ultimatum: o i lavoratori accettano tali restrizioni o sarà aperta una procedura di mobilità, decentrando il personale». Al momento non paiono esservi schiarite nella dura crisi che si è aperta e che riguarda ben quarantaquattro dipendenti, che si sono ritrovati in assemblea giovedì scorso.

«L'azienda dice che ha bisogno di un rilancio economico per uscire da una momentanea fase di crisi - ha aggiunto Dudine - Da parte nostra abbiamo ricevuto dai lavoratori il mandato per formulare e discutere una proposta: i dipendenti accettano tali restrizioni sotto forma di prestito obbligazionario all'azienda per due anni. Allo scadere di questo periodo si verificherà se sono stati raggiunti dei risultati». Questo appare l'unico spiraglio possibile, anche se pare che i vertici della «Bremer» non ne vogliano sapere.

Nel 2000, poi, la messa in mobilità di sei persone.

Redazione di Netweek
Carate Brianza, 31 gennaio 2002
da "Netweek"