Che succede nella sinistra Cgil?

«Ma il pluralismo non è in pericolo»

intervista a Nicola Nicolosi segretaria CGIL - Lombardia

Nicola Nicolosi, membro della segreteria regionale della Cgil lombarda, nonché del direttivo nazionale Cgil, nega l'esistenza di un «caso Danini». L'abbiamo intervistato in una pausa dell'importante riunione in corso: a larghi tratti, l'intervista si è trasformata in amichevole discussione.

Resta il fatto che Ferruccio Danini è stato sfiduciato, come segretario nazionale del sindacato pensionati, appena tre mesi dopo essere stato confermato e subito dopo aver espresso una posizione diversa da quella della maggioranza di "Lavoro e società. cambiare rotta". In questo senso si configura o no un «caso»?

Dico di no. Quel che è concretamente avvenuto, è un avvicendamento all'interno della segreteria nazionale dello Spi-Cgil: se ne discuteva da tempo, dato anche l'avvicinarsi della scadenza del mandato di Danini, prevista per i primi mesi del 2003. Non dico, naturalmente, che si sia trattato solo di una questione burocratica. Dico però che non siamo, affatto, a una defenestrazione.

Che cosa è successo, allora, a tuo parere?

E' successo che al congresso nazionale dello Spi è stata riconfermata in blocco la segreteria, giacché in primavera bisognava nominare un nuovo segretario. Quando si è avvicinato questo appuntamento, l'intera segreteria si è dimessa: e a questo punto si sono create le condizioni per anticipare la sostituzione di Danini. Sono state attivate le procedure regolari: i compagni dell'area che fanno parte del Direttivo dello Spi si sono riuniti e soltanto due di essi, su 17, hanno confermato la loro fiducia a Danini. Così sono andate le cose. La domanda la faccio io a te: perché un dirigente politico di categoria non riesce a essere legittimato nel suo ruolo?

La risposta, per chi frequenta da anni i luoghi (e i "giochi") della politica, è scontata, e rinvia ai vizi verticistici nel funzionamento di "Cambiare rotta". Non mi dirai che è stata la "base" del sindacato pensionati a delegittimare Danini?

La risposta vera, secondo me, rinvia allo statuto e alla pratica della Cgil, che garantisce comunque l'autonomia delle categorie e il diritto della minoranza ad esprimere posizioni e proposte. Ci possono essere funzionamenti imperfetti, ma nell'insieme le regole democratiche sono rispettate.
Vale a tutti i livelli. Giampaolo Patta, per esempio, oggi segretario confederale, scadrà nel 2004: ma la discussione su chi gli subentrerà è già cominciata... Non sarà che il "caso" è stato creato dallo stesso Danini?

A me, onestamente, mi pare proprio che Danini sia stato la vittima di una discriminazione, non l'artefice di un'agitazione. Nel tuo ragionamento che - consentimi - troppo un pochino farisaico, manca un elemento essenziale: cioé che Danini è uno dei fondatori e dei garanti nazionali di "Cambiare rotta". Avergli imposto l'uscita anticipata dalla segreteria Spi, equivale, appunto, a una cacciata.

Danini è certo uno dei costruttori della sinistra sindacale attuale, alla cui nascita ha dato un contributo importante e fattivo: questo è un dato innegabile. Ma continua a non persuadermi l'interpretazione politica che lui ed altri compagni hanno dato di questa vicenda. Si è detto e ripetuto, per esempio, che c'è una specie di persecuzione contro i sindacalisti del Prc: è falso. Sono testimone, all'opposto, di una presenza numerosa e qualificata di compagni del Prc presenti nelel strutture dirigenti o esecutive di tutta la Lombardia, Brescia compresa.

Non esiste alcun problema, allora, all'interno della sinistra? Ed è davvero tutelato il diritto al dissenso?

Sono contrario a trattare le divergenze politiche con misure amministrative. E penso che, anche al nostro interno, non debba valere il maggioritario, la legge secondo cui chi ha la maggioranza di un'area "prende tutto". Detto questo, sbaglia chi pensa che il pluralismo si misura sulla base del criterio della propria presenza...

E qual è, allora, il criterio giusto?

Ma esattamente quello che è stato nell'ultimo congresso, con ruoli diversi in confederazione, nella Fiom nazionale, nello Spi. Era un equilibrio pluralistico corretto, che ora, certo, si è rotto: non per una volontà di discriminazione, ripeto, ma per una sorta di fatalità dei tempi. Posso capire l'amarezza di Danini. Ma sbaglia a lasciare l'area.

Prova tu a convincerlo...

Non ci sono, tra di noi, vere divergenze sui contenuti e sulle priorità della battaglia da portare avanti, dalla lotta al centrodestra alla raccolta delle firme per il referendum estensivo. Oggi più che mai la sinistra sindacale ha un ruolo importante, anche rispetto alla "svolta" della Cgil. Per questo rivolgo a Ferruccio Danini un appello forte a rimanere nell'area: frammentarci, moltiplicare gruppi e sottogruppi, non serve. Serve, invece, riprendere il dialogo e la discussione. Rimettere al centro i contenuti, quelli che ci uniscono. Tornare, insomma, al primato della politica.

Rina Gagliardi
Milano, 13 giugno 2002
da "Liberazione"