Altro che "governo incoerente" (secondo l'Ulivo)

Una dura lotta per la nostra libertà e i nostri diritti

Il governo Berlusconi sta in pochi mesi realizzando tutti i sogni di tutte le destre del nostro paese

Solo lo sbandamento di una opposizione ulivista che ha perso la bussola può far dire ai suoi principali esponenti che siamo di fronte ad un governo pasticcione e incoerente.
La verità è che il governo di destra Berlusconi, Fini, Bossi, sta andando avanti come un treno.
Per realizzare il più duro attacco dal 1945 ad oggi ai diritti sociali e contrattuali del nostro paese. Alle stesse libertà del mondo del lavoro e di tutti i cittadini. Il governo Berlusconi sta in pochi mesi realizzando tutti i sogni di tutte le destre del nostro paese. Di quella padronale, che ha scritto nel manifesto di Parma della Confindustria i punti programmatici che ora il governo sta attuando. Di quella istituzionale e politica, che trova soddisfazione nella messa in discussione delle regole e delle garanzie democratiche conquistati in questi ultimi 50 anni. Di quella barbara e xenofoba, che vede sempre più realizzate le sue aspirazioni fondamentaliste contro gli immigrati e tutti i diversi.
Il governo Berlusconi sta smontando pezzo a pezzo la Costituzione repubblicana, sul piano sociale, sul piano politico, su quello istituzionale.

Le 4 ore di sciopero decise da Cgil, Cisl e Uil sono sì un passo più forte di quelli sinora attuati, ma sono una decisione di lotta che resta sempre largamente insufficiente rispetto alla portata dell’attacco che si ha di fronte.
Per fermare questo governo non basta certo il vecchio galateo delle lotte sindacali dell’epoca della concertazione.
Occorre invece un movimento duro e duraturo, articolato in tutte le realtà sociali, civili e istituzionali del paese. Un movimento in grado di fermare le nostre normali attività e così di fermare l’offensiva autoritaria e liberista della destra. Questo comunque si dovrà cominciare a fare a partire da gennaio.
Prepariamoci a lottare come non abbiamo mai lottato da tanti anni a questa parte altrimenti rischiamo di non poterlo fare più.

Giorgio Cremaschi
Torino, 21 dicembre 2001
da "Liberazione"