Ricostruire unità tra generazioni e
differenti rapporti di lavoro per un'altra idea dello sviluppo

Il 16 aprile, uno sciopero generale contro la precarietà e l'insicurezza

Con il Libro Bianco e la manomissione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori il governo delle destre porta un attacco a fondo al lavoro. La Confindustria rilancia ed incalza. Non solo lo Statuto dei Lavoratori, anche il Contratto nazionale di lavoro è una rigidità che va abolita nella globalizzazione capitalistica. La competitività è ormai sul modello sociale: le imprese, e il loro rappresentante politico, intendono per libertà investire dove si vuole, produrre ciò che si vuole come si vuole, senza sottostare a vincoli di legislazione sociale o derivanti dalla contrattazione, come ricorda il presidente di una grande multinazionale.

E così i padroni hanno decretato la fine della concertazione, anch'essa ritenuta una "rigidità" non sostenibile nelle relazioni sindacali. Ripartono con la lotta di classe dura e diretta al lavoro e alle sue condizioni materiali.

Vogliono tutto e subito i padroni: la possibilità di licenziare esercitando così il dominio assoluto nei rapporti di produzione, la fine del Contratto nazionale di lavoro per ritornare alla definizione individuale di larga parte del salario e di quella normativa. L'unica norma che accettano è rendere l'insicurezza sociale permanente, così che sia impedito l'aggregarsi di soggetti collettivi che dal lavoro, dalle sue condizioni investano la società e i suoi assetti di potere e di sapere.

Il primo sciopero generale da vent'anni

Dopo 20 anni, però, torna lo sciopero generale di otto ore, di tutte le lavoratrici, tutti i lavoratori. Torna dopo un tempo lunghissimo una generazione. Saranno migliaia di ragazze e ragazzi nelle piazze, nelle manifestazioni che, per la prima volta, incontreranno l'esplosione di energia e creatività dello sciopero generale e contribuiranno a renderlo generalizzato con la fantasia propria delle nuove generazioni e delle loro forme di lotta.

Uno sciopero nei fatti, anche al di là delle intenzioni di chi lo ha proclamato, contro la precarietà, l'insicurezza, perché tutti gli uomini e le donne abbiano il diritto di accedere ad un'occupazione tutelata dalle leggi e dai contratti. Una battaglia per riconquistare la certezza di uscire dalla povertà, per estendere a tutti le tutele dell'articolo 18, per tutte e tutti una pensione per una vecchiaia dignitosa.

Il fallimento delle politiche concertative

Lo sciopero rende evidente il fallimento delle politiche concertative, della loro incapacità di ridistribuire ricchezza, di allargare diritti.
Anche di fronte ad un governo amico, il sindacato confederale resta tale se lotta per il miglioramento delle condizioni salariali e normative dei lavoratori coniugandole con una reale lotta alla disoccupazione. Mi auguro che dopo il 16 si avvii nel sindacalismo confederale italiano, e soprattutto nella sua sinistra sindacale, una discussione sulla propria ricollocazione sociale, un ripensamento critico del rapporto tra sindacalismo confederale e governo del centrosinistra, per la riconquista del ruolo del sindacato come soggetto politico autonomo dalle forze politiche cui fanno riferimento i suoi dirigenti. Un tema antico, ma che nella globalizzazione capitalistica, con i 160 milioni di disoccupati (50 dei quali nei paesi industrializzati, e 500 milioni di lavoratori con un salario di un dollaro al giorno), assume forme inedite, indica nuovi spazi sociali e politici, indica l'urgenza della definizione di una nuova piattaforma generale.

Di quando in quando gli operai vincono e questo attacco al lavoro da parte di governo e padroni può essere battuto. Ma è necessario ricostruire le condizioni di unità tra generazioni, tra differenti rapporti di lavoro, rilanciando un'altra idea dello sviluppo perché una delle insidie sta proprio nell'utilizzare il Mezzogiorno come luogo della sperimentazione di politiche economiche e sociali che aggrediscono diritti universali. E su questa universalità delle tutele dell'articolo 18 dobbiamo insistere con l'ostruzionismo in Parlamento contro le leggi delega e costruendo con la lotta, anche con il ricorso al referendum, l'estensione della non licenziabilità senza dipendenti.

Ci saremo tutti!

Saremo tutti nelle manifestazioni, nelle iniziative indette dalle organizzazioni sindacali il 16 aprile, perché questo sciopero generale è figlio anche del movimento di lotta che, come militanti comunisti, abbiamo contribuito ad affermare. Ci saremo con le nostre autonome proposte di riduzione dell'orario di lavoro, di lotta per il salario europeo, il salario sociale; contribuendo così ad un nuovo movimento operaio che il 16 aprile prenda la parola e la piazza.

Stefano Zuccherini
Roma, 13 aprile 2002
da "Liberazione"